Le parole delle elezioni negli Stati Uniti

di Mirko Aufiero
10 Min.

Le elezioni americane sono spesso raccontate dai media con un lessico specialistico e non sempre immediato. Vediamo quali sono le parole più comuni e cosa significano

Può essere capitato a ognuno di noi di aprire un articolo di giornale incuriositi dai titoli con scritto “Usa” e in copertina la bandiera a stelle e strisce. Iniziamo a leggerlo, e ci accorgiamo che all’interno di una frase scritta in italiano troviamo una serie di parole inglesi il cui significato ci lascia interdetti.

Magari, alcune parole ci ricordano quelle italiane e crediamo di capirne più o meno il significato. Di altre, invece, del significato nemmeno l’ombra (parole come “caucus” e “lame duck” non sono esattamente tra le parole inglesi che più usiamo quotidianamente).

Vediamo, allora, quali sono le parole con cui gli addetti ai lavori descrivono le elezioni negli Stati Uniti, in vista delle votazioni del prossimo 5 novembre.

Grandi elettori

Elezioni presidenziali

Quelle statunitensi sono elezioni di secondo grado, ossia indirette. Ciò significa che i cittadini non votano direttamente per il Presidente, ma per un gruppo di “grandi elettori“. Il gruppo è costituito da 435 membri per la Camera dei Rappresentanti e 100 senatori, più i 3 rappresentanti del District of Columbia.

I grandi elettori vengono scelti dai cittadini in base al loro impegno di voto. Ossia, i grandi elettori promettono di votare per il candidato legato al proprio partito. Da notare, però, che non in tutti gli Stati esiste questo obbligo. Infatti, in linea teorica, un grande elettore potrebbe votare anche il candidato avversario nei casi in cui non è previsto un vincolo di mandato.

L’elezione avviene concretamente tramite il collegio elettorale, organo convocato il primo lunedì successivo al secondo mercoledì del mese di dicembre. In questa occasione, i grandi elettori si recano nelle capitali degli Stati dove sono stati eletti e procedono al voto.

Conclusa questa procedura, il conteggio passa al Senato, presieduto dal vicepresidente in carica.

Caucus e primarie

Oggi, lunedì 15 gennaio, si sono tenuti i “caucus” dell’Iowa, i quali danno il via al lungo percorso verso le elezioni presidenziali. L’origine del termine “caucus” è dibattuta. Secondo alcune fonti, ha origine dalle tribù indiane Algonquin, tra le quali indicava la riunione dei capi tribù. Secondo altre, deriverebbe dal latino medievale e significherebbe “recipiente per bevande”.

Lasciando ai linguisti questo dibattito, cosa sono i caucus? Essi sono dei piccoli dibattiti organizzati dai partiti nei collegi elettorali per convincere gli elettori a votare per il proprio candidato.

Essi svolgono la stessa funzione delle primarie, ma con qualche differenza. Le primarie sono organizzate dallo Stato, e si svolgono per tutto il giorno in modalità simili a quanto avviene in Italia. Gli elettori possono recarsi ai seggi per votare sulla scheda elettorale o per posta per il proprio candidato.

In seguito, in base ai voti ottenuti, a ogni candidato viene assegnato un certo numero di delegati. A questi, alle convention estive, spetterà decidere il vincitore, ossia il candidato ufficiale del partito.

Durante i caucus, invece, si svolgono comizi per convincere gli elettori a votare per il candidato alla quale si è affiliati. I dibattiti iniziano alle ore 19 e durano qualche ora, al termine delle quali gli elettori votano scrivendo su un foglio il nome del candidato prescelto.

Tale modalità di votazione viene svolta quasi esclusivamente in presenza, non essendo previsto il voto per posta né quello in assenza.

Gerrymandering

gerrymandering – Store norske leksikon

Il gerrymandering è una pratica di lunga data utilizzata negli Stati Uniti per ridisegnare i confini dei collegi elettorali in modo da avvantaggiare il proprio partito. Con questo strumento è infatti possibile delineare i confini in modo da frammentare gli elettori del partito opposto in diversi collegi o riunirli in pochi di essi.

Nel primo caso, gli elettori del partito avversario saranno presenti in molti collegi, ma sempre in minoranza. Nel secondo, questi elettori saranno invece in grande maggioranza in pochi collegi, ma in minoranza in tutti gli altri.

L’origine di questo nome viene un governatore del Massachusetts del XIX secolo, Elbridge Gerry. Gerry aveva infatti ridisegnato il confine di un distretto dello Stato, creando una forma particolarmente contorta. Tale figura diventò l’oggetto di una vignetta satirica di un giornale dell’epoca, il quale paragonò la forma del distretto a una salamandra (salamander) e coniò l’espressione “gerrymander“.

Winner-take-all

Il sistema del “winner-take-all“, nelle elezioni presidenziali, prevede che il candidato che ottiene più voti in uno Stato ottenga tutti i grandi elettori dello stesso Stato. Ad esempio, se un candidato alla presidenza riceve il 51% dei voti in uno Stato con 6 grandi elettori, tutti questi spetteranno a lui. Non importa la percentuale ottenuta dal secondo classificato.

Questo sistema presenta vantaggi e svantaggi. Da un lato rende più semplici le operazioni di conteggio dei voti e riduce il numero dei partiti (negli Usa ci sono due partiti dominanti che grazie a questo sistema hanno cannibalizzato la scena politica). Dall’altro, ciò limita la rappresentanza delle minoranze e rende di fatto inutili tutti i voti per i candidati sconfitti.

Midterm elections

Le elezioni di metà mandato (o midterm elections per gli anglofoni) sono quell’evento in cui gli statunitensi sono chiamati a rinnovare la composizione del Congresso. Il mandato dei Rappresentanti alla Camera dura infatti due anni, mentre quello dei Senatori sei (un terzo dei senatori viene rinnovato ogni due anni).

Sono elezioni in cui in genere l’affluenza è più bassa, ma rimangono importanti come termometro politico sul presidente in carica e impattano sul potere che questo può esercitare. Nel caso in cui la nuova composizione del Congresso rifletta una maggioranza del partito avversario, il presidente si troverebbe ad essere una “anatra zoppa“. Far passare leggi al Congresso sarebbe infatti estremamente complicato (si pensi al no del Congresso a Biden sui nuovi fondi all’Ucraina).

Le elezioni di metà mandato hanno ripercussioni anche a livello locale. Durante le midterm si vota anche per i governatori di 36 Stati su 50, oltre a sindaci e amministratori locali.

Lame Duck

“Lame duck”o “anatra zoppa”, è un termine usato per indicare i politici fortemente limitati nell’utilizzo del proprio potere. Negli Stati Uniti questa espressione viene spesso utilizzata facendo riferimento ai presidenti che perdono la maggioranza al Congresso, ma esistono altri casi.

Il motivo è che le situazioni in cui i politici possono trovarsi “zoppi” sono eterogenee. Possono dipendere dalla fine del mandato, dall’elezione del successore o dal raggiungimento del numero massimo di mandati.

Questa espressione è stata utilizzata anche in riferimento a Papa Giovanni Paolo II, e ha un’origine antica. Nata negli ambienti della finanza londinese del XVIII secolo, designava in origine i debitori inadempienti. La prima menzione di tale espressione in ambito politico arrivò nel 1863, quando comparì nel registro ufficiale del Congresso statunitense.

L’insediamento

Insediamento del presidente degli Stati Uniti d'America - Wikipedia

L’insediamento del presidente degli Stati Uniti è una cerimonia che si tiene presso il Congresso all’inizio del nuovo mandato. Questa cerimonia si svolge ogni 20 gennaio a partire dal 1933, e nel corso degli anni è diventata un importante evento mediatico. Vi assistono centinaia di migliaia di persone ed è arricchita da discorsi, sfilate e spettacoli. Tra i presenti, i membri del Congresso, i giudici della Corte Suprema e le Forze armate.

Al centro dell’evento troviamo i giuramenti del presidente e del vicepresidente. Il primo a giurare è il vicepresidente, che per tradizione recitala formula in uso dal 1844 giurando sulla Bibbia:

«Giuro solennemente di sostenere e difendere la Costituzione degli Stati Uniti contro tutti i nemici, esterni e interni; di serbarle fedeltà e vero affidamento, senza alcuna riserva mentale o intenzione elusiva; e di bene e fedelmente adempiere ai doveri della carica che sto per assumere. Che Dio mi aiuti»

In seguito, il presidente presta il suo giuramento recitando una formula codificata all’articolo II, sezione 1 della Costituzione:

«Giuro solennemente di adempiere con fedeltà all’ufficio di presidente degli Stati Uniti e di preservare, proteggere e difendere la Costituzione al meglio delle mie capacità. Che Dio mi aiuti»

Successivamente, si svolge un pranzo al Congresso con il presidente e il vicepresidente come ospiti d’onore. Il tutto è seguito dalla sfilata del presidente lungo Pennsylvania Avenue, che collega il Campidoglio alla Casa Bianca. Infine, la giornata termina con un ballo di gala.


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