Esequibo: la disputa tra Venezuela e Guyana

di Emanuele Lo Giudice
6 Min.

L’Esequibo, regione di disputa da ormai 180 tra Venezuela e Guyana, è tornato in primo piano nel dibattito internazionale dopo il forum indetto da Caracas. Di che parliamo?

Esequibo

Non si risolve la disputa territoriale tra Venezuela e Guyana sull’Esequibo, la quale dura ormai da 180 anni. La questione rischia di aprire una nuova crisi in America Latina, soprattutto dopo il referendum indotto da Caracas il 3 dicembre 2023. I risultati del referendum, conclusisi con la vittoria del sì, sono « una tappa storica », come sostenuto dal Presidente Maduro. Nel referendum, gli elettori hanno risposto a cinque quesiti, tra i quali ne figura uno che cambierebbe le sorti geografiche del nord-est del Sud America. 

Il Presidente Maduro, parlando della vittoria al referendum, ha annunciato la futura creazione dello Stato Guyana Esequina e la sua conseguente annessione come parte integrante dello Stato. L’Esequibo è ad oggi sotto amministrazione guyanese, la quale ha ripetutamente adito alla Corte Internazionale di Giustizia riguardo il contenzioso. Sebbene un parere emesso prima del referendum, il lavoro della CIG richiederà tempo, anni forse. Intanto, la tensione tra i due paesi aumenta, preoccupando gli Stati limitrofi.

La disputa sull’Esequibo

Esequibo

Per capire bene la disputa tra Guyana e Venezuela bisogna retrocede all fine del 1700, quando l’impero spagnolo creò il Capitanato Generale del Venezuela (1777). Tale Capitanato comprendeva territori ad est del fiume Essequibo, ad oggi il fiume più lungo della Guyana e il confine della regione in disputa reclamata dal Venezuela. Il territorio dell’odierna Guyana Esequiba, già parte del Capitanato, rimase interno al Venezuela anche a seguito del 1811, anno dell’indipendenza della Repubblica Venezuelana.

Nel 1814 però la situazione cambiò a svantaggio del Venezuela. La contigua Guyana passò infatti all’impero britannico, che però non ne delineò concretamente i confini con i Paesi Bassi. I confini vennero tracciati solo decenni dopo, nel 1840, molto più ad Ovest che precedentemente. Per tale ragione, il Venezuela denunciò un’invasione britannica della regione, essendo i confini spostati a 80mila km quadrati più ad ovest del fiume Essequibo. Il nuovo confine occidentale, tracciato da Londra, cadde sulla “linea Schomburgk”, il cui nome venne ripreso dall’esploratore incaricato di delineare i confini per conto del governo britannico.

Esequibo

Solo negli ultimi anni del XIX il Venezuela chiese l’aiuto di Washington, la quale propose un lodo arbitrale per risolvere il contenzioso. La proposta degli Stati Uniti era dunque di rimettere la questione ad un tribunale di arbitri, che effettivamente si pronunciarono nel 1899 a favore di Londra.

Cinquant’anni dopo la sentenza del lodo arbitrale venne impugnata per delle irregolarità trovate nei giudici, anche se questo non cambiò la situazione.

L’ONU e l’Esequibo

La diplomazia entrò nel contenzioso solo dopo l’indipendenza della Guyana dall’Impero Britannico (1966). Tramite l’ONU si cerco infatti di spingere le due parti a trovare un accordo pacifico entro quattro anni. Tale piano, però, falli. La disputa si riaccese pesantemente nel 2015, a seguito del ritrovamento si giacimenti petroliferi nella regione contesa, sotto amministrazione guyanese. Ai negoziati della Guyana con la Exxonmobil, compagnia petrolifera statunitense, il Venezuela tornò a rivendicare il territorio con ancora più forza. 

Il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Guterres, riprese la questione nel 2018, proponendo di rimettere il caso alla CIG. La CIG, nell’aprile 2023, si espresse a favore della Guyana, considerando come legittimo territorio guyanese la zona ad ovest del fiume Essequibo. 

Il ruolo della CIG e il Referendum

Esequibo

Il ruolo del massimo organo giurisdizionale delle Nazioni Unite non è riconosciuto dal Venezuela nella disputa con il Guayana. Caracas si rifà infatti all’Accordo di Ginevra del 1966, firmato dal Venezuela e dal Regno Unito a seguito dell’annullamento della sentenza del lodo arbitrale emessa nel 1899. Alla morte di uno dei giudici del lodo fuoriuscirono alcuni documenti che mettevano in discussione la neutralità delle commissioni e, per tale ragione, Caracas dichiarò il suo annullamento. Divenuta indipendente, anche la Guyana ratificò l’Accordo di Ginevra. Secondo questo, Londra riconosce il diritto di Caracas di considerare il lodo nullo, di conseguenza l’esistenza delle rivendicazioni venezuelane sul territorio. Tre anni dopo, una rivolta indigena scoppiata contro l’amministrazione Guyana nell’Esequibo ha ulteriormente incrinato i rapporti tra i due Paesi, portando i seguenti negoziati a concludersi senza un nulla di fatto.

Il referendum indetto dal Venezuela, su cui la CIG aveva richiesto a Caracas di astenersi, è deciso unilateralmente. Non avrebbe, di conseguenza, valore. L’opzione di un conflitto o di un’annessione forzata è probabile, supportata anche dal quesito 4 del referendum. La disuguaglianza militare (sulla quale Caracas è in vantaggio), potrebbe però portare le parti a desistere, tornando sulla via diplomatica, sebbene questa non abbia funzionato negli ultimi decenni. Bisognerà attendere l’evolversi della situazione e vedere in che modo Caracas e Georgetown affronteranno la questione. Il futuro non sembra però così quieto come sembra dimostrare Maduro mentre applaude fiero. 

Articoli Correlati