Il Whitewashing, Politically Correct o razzismo?

di Alessio Pio Pierro
5 Min.

Dal 1830, prima negli Stati Uniti e poi in Europa, nelle opere teatrali esplose uno stile di trucco controverso, la blackface.
L’uso della blackface, in Italiano alla lettera “faccia nera”, nel corso del tempo ha alimentato lo stereotipo dell’afroamericano, per via dell’esagerazione in cui venivano truccati gli attori bianchi che ne facevano uso.
Dall’uso del sughero bruciato e del lucido per le scarpe per annerire il viso, alle parrucche afro, le esagerate dimensioni delle labbra e gli abiti da straccioni.

Tutti questi ritocchi marcati rendevano possibile la trasformazione degli attori bianchi in afroamericani.
Questo fenomeno giocò un ruolo importante ai tempi per radicare lo stereotipo e per alimentare il razzismo e le conseguenti derivanti da esso le subiamo ancora adesso.

Infatti successivamente, in conseguenza del passaggio di fama tra teatro e cinema, dall’annerire si è passati allo sbiancamento.

Il Whitewashing

Cos’è il Whitewashing?
Il Whitewashing secondo il Cambridge Dictionary è:
“la pratica di utilizzare solo attori, modelli o interpreti bianchi per interpretare un personaggio che non è bianco”.
L’uso di questa pratica ha origine sin dagli albori di Hollywood e contestualmente il predominio dell’etnia caucasica era dato per scontato e la questione razziale non era per nulla risolta.
Il motivo dell’elevato utilizzo di questa pratica nell’industria cinematografica è dovuto dal rendere più appettibile un personaggio per il grande pubblico.

Una scena del film di Netflix Death Note (2017) con l’attore Lakeith Stanfield che interpreta L.

È ovvio che se viene utilizzata una star mondiale del cinema per un film qualsiasi, questo verrà visto da più persone, qualunque sia la sua trama.
Negli anni questa pratica -pur cadendo spesso nel ridicolo- è passata inosservata per i motivi citati in precedenza, ma grazie soprattutto all’avvento di internet e alla maggiore consapevolezza del problema del razzismo, la gente ha aperto gli occhi e molte case di produzione americane sono stato accusate di Whitewashing.
Da citare assolutamente il remake americano di Death Note, ambientato a Seattle con L che è nero.
Abbiamo già detto tutto.

Le critiche maggiori rivolte al Whitewashing sono state quelle di distorcere la realtà storica e di elevare l’etnia caucausica alle altre – poiché in film di questo genere- attori di altre etnie a cui poteva spettare il ruolo principale, ricoprivano ruoli ridicoli, stereotipati e marginali.
Inoltre viene criticata l’alterazione dell’opera originaria del film e la rappresentazione di un mondo irreale in cui non tutti possono rappresentarsi.

Una pratica controversa ma economicamente efficace

Un’esempio di blackface (1931)

L’uso di attori bianchi famosi per interpretare personaggi di altre etnie per numerosi film ha fruttato molti soldi nonostante le controversie.
Per esempio nel film Into Darkness-Star Trek, il noto attore Benedict Cumberbatch interpreta Khan, un personaggio mediorientale.
Il film ha riscosso un ottimo successo, ha ottenuto una candidatura agli oscar, una ai BAFTA ed è stato per settimane primo nel botteghino statunitense, in tutto ha incassato 467.381.584 di dollari nei primi 5 mesi di proiezione ed è risultato lo star trek con il maggiore incasso.
Ma anche Prince of Persia, film ambientato in Asia con intero cast caucasico, può vantare 336.365.676 dollari di incassi in tutto il mondo.

Come è stato percepito il Whitewashing da chi ne è stato vittima?

Il film del 2017 Ghost in the shell, è stato la causa scatenante che ha risaltato le problematiche alle spalle di questa pratica.
L’uso di Scarlett Johansson come protagonista è stato aspramente criticato, poiché il suo personaggio ispirato dal manga omonimo Mira Killian è giapponese.
Nonostante questo però, il direttore dell’azienda che detiene i diritti del manga ha affermato:

“Guardando la sua carriera, ritengo che il casting di Scarlett Johansson sia una buona scelta. Ha un’aria cyberpunk. E noi non abbiamo mai pensato che sarebbe stata un’attrice giapponese… questa è un’opportunità per far conoscere al mondo una proprietà giapponese”.

Anche il regista dell’anime Mamoru Oshii ha sostenuto la scelta della Johansson come protagonista.

Allora la domanda che ci facciamo noi è semplice:
Sono loro troppo stupidi o è colpa del solito politically correct che ha da ridire su tutto?

Scritto da Alessio Pio Pierro



Le foto presenti in questo articolo provengono da internet e si ritengono di libero utilizzo. Se un’immagine pubblicata risulta essere protetta da copyright, il legittimo proprietario può contattare lo staff scrivendo all’indirizzo email riportato nella sezione “Contatti” del sito: l’immagine sarà rimossa o accompagnata dalla firma dell’autore.

Articoli Correlati