Voto per i fuori sede: A che punto siamo?

di Francesco Intraguglielmo
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L’assenza di una legge che permetta ai fuori sede di votare è uno dei temi ricorrenti dell’attualità Italiana. Dal 2018 sono state 5 le proposte di legge finite in un nulla di fatto. E così alle elezioni politiche di settembre per l’ennesima volta 5 milioni di fuori sede non hanno visto garantito il loro diritto di voto.

La battaglia è portata avanti dal comitato “Voto dove vivo” che questa volta con il supporto di vari parlamentari ha presentato una proposta di legge già adesso alla camera e al senato. L’obiettivo sarebbe arrivare ad una approvazione prima delle europee. Sembra che ci siano buone possibilità dati i buoni segnali provenienti anche dalla maggioranza.

La nuova proposta

Il testo della proposta prevederebbe per chi si trova in un comune diverso da quello di residenza per motivi di studio, lavoro o cura durante la votazione di un referendum, avrebbe la possibilità di recarsi in un seggio all’interno del comune di domicilio, dato che si considera l’intero territorio nazionale come un unico seggio.

Invece per le politiche e le europee sarebbe necessario richiedere, anche tramite il sistema Spid, di votare all’interno del comune di domicilio circa 10-15 giorni prima della data stabilita per il voto a livello nazionale. La scheda verrebbe poi mandata nella sezione dove l’elettore risiede e arriverebbe in tempo per essere unita alle altre. Questo per non creare squilibri visti i diversi candidati nei diversi collegi.

Alla conferenza stampa tenuta alla camera dei deputati il senatore Andrea Giorgis (PD) ha dichiarato:

«Sono idee nate da un’istanza dal basso, che il Pd ha raccolto e tradotto in una proposta di legge»

Chiara Gribaudo ha invece sottolineato che gli elettori interessati da questa legge sarebbero circa il 12% dell’elettorato e che questo sia un “Tema generazionale”.

Infatti nonostante la platea non sia composta solo da giovani è evidente come la mancanza di una legge che garantisca il voto ai fuori sede colpisca soprattutto le nuove generazioni, già poco predisposte al voto.

Scritto da Francesco Intraguglielmo


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