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Ustica 1980, cosa accadde?

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Il 27 giugno 1980 è ricordato per un’evento tragico della storia italiana, un “presunto incidente aereo” su cui tuttora ci si pongono diverse domande. Di cosa parliamo?

È il 27 giugno 1980 il giorno in cui un DC9 I-TIGI di Itavia (compagnia aerea italiana operativa dal 1958 al 1981) decolla da Bologna con direzione Palermo. A bordo ci sono 81 passeggeri, tra cui 4 membri dell’equipaggio. Il volo IH870, partito con due ore di ritardo, ha un ultimo contatto con Roma Controllo poco dopo le 20, dopodiché non risponde più.

Alle 21.04, infatti, all’avvio delle procedure di atterraggio nell’aeroporto di destinazione, il velivolo non risponde alle comunicazioni. 

L’indomani mattina “Il Messaggero” riporta la notizia, indicando l’inabissamento in mare del DC9. Il disastro è avvenuto tra le isole italiane di Ponza e Ustica, nel Mar Tirreno.

Sebbene fossero diverse le ipotesi avanzate, tra cui risaltava quella di cedimento strutturale (poi in seguito confutata), l’inabissamento sembrava quella più plausibile. Tutti i passeggeri a bordo rimasero uccisi, portando il disastro a diventare il quarto per numero di vittime nella storia italiana.

Relitto e indagini

Alle 22 italiane il primo volo di ricognizione inizia a perlustrare la zona in cui il velivolo era stato segnalato l’ultima volta, ma solo nella notte vengono rinvenuti i primi detriti. Alcune parti dell’aereo iniziano infatti ad affiorare, permettendo il recupero di buona parte della struttura. Oltre ai rottami, nelle prime ore di sabato 28 giugno, dalle acque vengono recuperati anche i primi corpi.

Dalla scatola nera, ritrovata diversi anni dopo, il volo sembra essere apparso tranquillo fino alle 20:59, momento in cui vennero registrate le ultime parole del copilota: “guarda, cos’è?”.

L’area di recupero si trovava a 110km a nord dell’isola di Ustica, segnata da una grande chiazza di carburante avvistata da un’aereo dell’Aeronautica militare impegnato nelle ricerche.

Ustica: indagini, domande e dubbi

Come riportato precedentemente, sono state (e sono tuttora) diverse le ipotesi formulate dopo l’incidente. La più famosa è quella di un coinvolgimento internazionale, avvallorata nel 2008 anche dall’ex Presidente della Repubblica italiana Cossiga (allora Presidente del Consiglio). Altre ipotesi sono il cedimento strutturale, poi ritenuto impossibile, o un attentato terroristico, confutato poi dall’analisi delle parti di fusoliera rinvenute.

L’ipotesi del cedimento strutturale è stata supportata ampiamente dall’Aeronautica militare che, sebbene prontamente smentita, ha portato Itavia al fallimento definitivo nel 1981. Itavia, già indebitata prima dell’incidente, venne tacciata dall’opinione pubblica di “cattiva manutenzione”.

L’opinione pubblica giocò un ruolo decisivo nelle indagini della vicenda, che spinse la magistratura ad ampliare le operazioni di recupero. Le indagini portarono Commissione parlamentare Stragi e la magistratura a vagliare l’ipotesi del depistaggio, essendovi una mancanza di ricostruzione delle cause del disastro. 12 anni dopo l’incidente, i vertici dell’Aeronautica vennero incriminati per tradimento, salvo poi essere prosciolti per prescrizione nel 2004. 

Ad oggi, una spiegazione di ciò che è avvenuto, è impossibile averla.

Scritto da Emanuele Lo Giudice


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