Secchiate d’acqua alla Statale di Milano: ne abbiamo parlato con gli studenti

di Francesco Alessandro Balducci
5 Min.

L’Università degli Studi di Milano Statale si è resa, negli ultimi giorni, luogo di un fatto che si potrebbe reputare una vera e propria violenza. All’interno del Dipartimento di Scienze Politiche, alcuni studenti sono stati colpiti con una secchiata d’acqua mentre erano intenti a consumare pietanze portate da casa. Aldilà del fatto in sè, che già appare come un episodio da condannare, si intravede un substrato con un altro evidente problema: la mancanza di spazi comuni atti a tali finalità. Questo però, a differenza della secchiata d’acqua, non è un fatto isolato e occasionale.

Il problema legato alla mancanza di spazi è un dilemma che la stragrande maggioranza delle Università italiane si trascinano da anni. Quasi tutte le sedi sono previste di una mensa o di negozi, nelle immediatete vicinanze, in cui è possibile acquistare cibo. Ma, dall’altro lato, scarseggiano i posti in cui poter sostare in tranquillità. Tanto che molti ragazzi si trovano costretti a posizionarsi su scale, corridoi, addirittura bagni o persino aule studio, seppur sia ovviamente vietato.

Abbiamo provato a chiedere ad alcuni degli studenti della Statale cosa ne pensano della vicenda. Dalle loro parole sono scaturite opinioni contrastanti sotto alcuni aspetti, ma univoche sotto un unico concetto: quella di gettare l’acqua su gente che mangiava è stata una vera e propria violenza.

Il problema alla base, per molti. è quello della mancanza di zone comuni in cui mangiare.

Il cortile interno (luogo in cui gli studenti sono soliti sostare per mangiare) è sempre pieno di gente, quindi le persone non trovano effettivamente spazio in quelle zone, ma non credo che mangiando si dia fastidio a qualcuno. Posso capire se si stava facendo qualcosa di vietato nell’ambiente scolastico, tipo che ne so…fumare. Ma non penso che mangiare dia fastidio, a meno che non lasci sporco, ma quello è un altro paio di maniche“.

Si poteva anche solo dire ai ragazzi di spostarsi dalle scale, ma resta il fatto che di inverno non è comodo stare fuori. Noi ora siamo qui sulle panchine, la nostra pausa pranzo è mezz’ora tra una lezione e l’altra“.

In mensa non si può portare cibo da fuori, in aula studio non è che puoi andare a mangiare, nè, tantomeno, nelle aule se c’è lezione. Quindi se non puoi entrare in mensa, che è la zona dedicata a mangiare, o digiuni, o trovi queste alternative“.

Penso sia barbaro gettare acqua su una persona, specie in un università, in un ambiente civile. Ma poi fin quando non si mettono a disposizione spazi in cui mangiare, anche magari un po’ di tavoli dedicati solo per chi porta da mangiare da casa, è una situazione che credo si ripeterà spesso. Vedremo ancora per tempo gente che mangia sulle scale“.

Io la trovo sinceramente una bambinata, da persone molto immature“.

Per molti il fatto che la mensa non faccia entrare gente da fuori è un problema. Ma c’è anche chi si condivide questa scelta.

Io credo che sia giusto che in mensa non si possa andare con cibo da fuori, perchè è come se lo facessi in un ristorante: in una pizzeria non ti porti mica la pizza da casa. Il fatto di buttare l’acqua non è una grandissima cosa, ma bisogna anche capire cosa hanno fatto quetsi ragazzi. Se è per mandarli via, credo che i responsabili debbano essere puniti con provvedimenti presi da chi di dovere. Noi studenti, oltre a questa indignazione, possiamo fare poco di più“.

Nella nostra università non ci sono posti per mangiare nè al caldo, nè in tranquillità!“.

A me è già successo in passato e non c’è molto da dire. Gettare l’acqua è sbagliato e bisogna trovare degli spazi alternativi alla mensa“.

E c’è anche chi proverebbe a farsi giustizia da solo.

L’Università è un luogo pubblico e se io voglio mangiare lo faccio. Se mi buttano l’acqua, poi vediamo cosa succede“.

Scritto da Francesco Alessandro Balducci


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