I test nucleari hanno danneggiato e compromesso diversi territori del pianeta, dal Pacifico all’entroterra eurasiatico. Non sarebbe ora di proibirli definitivamente?

6 agosto 1945, 8:15 del mattino, Little Boy cade su Hiroshima. Tre giorni dopo, Fat Man, cade su Nagasaki. Il totale delle vittime è di quasi 300 mila morti.
Quando parliamo di armi nucleari è sempre un brivido ad accompagnarci, essendo ampiamente consci di ciò a cui stiamo facendo riferimento. Da quando la bomba atomica è stata sganciata sul Giappone, quasi 80 anni fa, qualcosa nel mondo è cambiato. Progredita la società, migliorata la vita, anche le industrie e le tecnologie si sono sviluppate, soprattutto quella militare.
La paura nucleare è ciò che negli anni successivi alla Seconda guerra mondiale ha precluso alle potenze mondiali di iniziarne altre (almeno limitatamente). Come forma di deterrenza ha fatto sì che la Guerra fredda non si trasformasse mai in vera e propria “hot war” (se ci limitiamo a guardare il binomio USA–URSS escludendo le proxy war dal discorso). Ad oggi la paura nucleare è tornata nuovamente nei discorsi quotidiani, sia a causa della ripresa delle ostilità tra le potenze mondiali, sia perché è ormai considerata l’arma di difesa d’ “integrità territoriale”, come il russo Medvedev ci ricorda un giorno sì e l’altro pure.
Nucleare 2009, l’ONU istituisce una giornata contro

Il 2 dicembre 2009 le Nazioni Unite istituiscono la giornata mondiale contro i test nucleari. La Risoluzione 64/35 venne adottata dall’Assemblea Generale, la quale scelse il 29 agosto come data in ricordo della chiusura dei siti nucleari in Kazakistan nel 1991.
Tale decisione è la dimostrazione dell’impegno dell’intera Organizzazione delle Nazioni Unite, nonché del Segretario generale, il quale ogni anno la ricorda con fermezza.
La prima giornata mondiale si è ricordata nel 2010, sia con conferenze che convegni scientifici, oltre che commemorazioni per i fatti accaduti decenni prima. Di Guterres riportiamo le parole del 2022, quando si soffermò sui test nucleari denunciandone la brutalità.
“Dalle steppe del Kazakistan, alle acque cristalline dell’Oceano Pacifico e ai deserti dell’Australia, i test nucleari hanno avvelenato a lungo l’ambiente naturale del nostro pianeta e le specie e le persone che lo chiamano casa.”
Quale impatto hanno i test nucleari?

Dal 1945 più di 2 mila test nucleari hanno impattato sulla terra, danneggiandola e compromettendone i territori. Il primo test nucleare risale a prima di Hiroshima e Nagasaki, precisamente a luglio dello stesso anno, quando gli USA fecero detonare il primo ordigno (Trinity) nel deserto del New Mexico. Ad oggi, nove potenze mondiali detengono più di 12 mila testate, tra cui primeggiano la Russia e gli Stati Uniti. Nonostante numerosi accordi per il disarmo e lo smantellamento di alcuni ordigni, la questione “nucleare” è ancora esistente, soprattutto con i venti di guerra che soffiano sul confine ucraino.
La giornata contro i test nucleari mira all’eliminazione completa di questi, oltre che dell’elemento nucleare dalla lingua militare. L’impatto che i test (sperando che nel breve e lungo periodo di fronte a noi rimangano tali) hanno è a dir poco immane, oltre che devastante. Le conseguenze comprendono radiazioni e inquinamento, oltre che danni irreversibili agli ecosistemi colpiti e alla salute umana. Sul sito di Al-Jazeera è possibile studiare la mappa dei siti, oltre che le percentuali di testate per paese.
Fonti: Al Jazeera, United Nations, Euronews, Eurodesk
Scritto da Emanuele Lo Giudice
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