Ucraina: quel 24 febbraio di 12 mesi fa

di Emanuele Lo Giudice
10 Min.

Oggi sono 365 giorni di combattimento. L’Ucraina che doveva cadere in 72 ore è ancora in vita, lottando per la propria sovranità. Cos’è successo in questo anno di guerra?

 “[…] un ulteriore allargamento della Nato ad est è inaccettabile, ho preso la decisione di condurre un’operazione militare speciale” ha esordito Putin all’alba del 24 febbraio 2022. Da quel momento i missili russi hanno iniziato a cadere sul territorio dell’Ucraina, colpendo Charkiv, Kyiv, Odessa e il Donbass.

L’Operazione Militare Speciale, ossia la guerra (sebbene non formalmente dichiarata come tale), avrebbe dovuto avere una durata breve. I pochi giorni che la Russia di Putin aveva dato a Kyiv si sono rivelati invece mesi, prolungatisi brutalmente fino ad oggi. A far fallire i piani di Putin è stata la risposta ucraina, ma anche la compattezza dell’Occidente nel supporto a Kyiv, che ha deluso le aspettative russe. Vediamo gli avvenimenti principali e le prospettive future, potrebbe cambiare la situazione?

Gli eventi chiave in Ucraina

Demilitarizzare” e “denazificare” sono stati i due termini utilizzati per legittimare (unilateralmente) l’invasione dei territori ucraini. La chiusura dello spazio aereo ucraino ha seguito l’entrata delle truppe russe dalla Bielorussia, il quale Lukashenko ne ha permesso il transito, e dalla Crimea, nonché dall’Oblast’ di Charkiv. La legge marziale annunciata dal Presidente Zelensky ha mobilitato tutti gli uomini dai 18 ai 60 anni, mentre migliaia di persone iniziarono ad abbandonare il paese entrando negli Stati limitrofi. Nella prima settimana, secondo le stime delle Nazioni Unite, più di 350mila ucraini avevano abbandonato il paese, riversandosi soprattutto in Polonia.

Mariupol e Zaporizhzia, la più grande centrale nucleare ucraina, sono stati tra i primi obiettivi della Russia. Sebbene fosse Odessa una delle prime città che i russi volevano far cadere, questi non l’hanno mai presa, eliminando l’ipotesi di una liaison territoriale con la Transnistria in Moldavia.

La caduta di Mariupol, ad oggi completamente distrutta, ha rappresentato una delle svolte più importanti dei primi mesi del conflitto. Conquistata a maggio, Mariupol ha vissuto sotto pesanti bombardamenti sin dall’inizio del conflitto, che ha portato alla morte (ufficialmente) di 600 civili. I numeri precisi ovviamente è difficile poterli dare, le stime comunque superano di gran lunga i numeri ufficiali, sfondando non di poco le 10mila morti. Supportata dalla Bielorussia, che ha modificato tramite referendum la propria Costituzione per permettere lo stoccaggio del nucleare sul proprio territorio, la Russia è caduta sotto pesante sanzionamento. L’Occidente ha sanzionato, oltre agli oligarchi (tra i quali si sono contati diversi suicidi), sia il commercio che il petrolio, nonché il gas.

La difficile avanzata russa e la perdita in campo hanno lasciato dietro di se numerose morti, parte delle quali avvenute per esecuzione. Bucha e Irpin sono i primi siti ad essere scoperti dalle truppe ucraine, luoghi in cui le foto delle fosse comuni hanno lasciato inorridito il mondo intero. Il “deliberato massacro” di cui Kyiv incolpa Mosca è stato rigettato dal Cremlino, che rifiuta di ritenersi responsabile degli eccidi. La Corte Penale Internazionale ha, in questi mesi, portato avanti un’inchiesta sui “crimini contro l’umanità” e “crimini di guerra” perpetrati dalla Russia, auspicando che, con la fine del conflitto, ne risponderanno i colpevoli.

Caduta Mariupol e terminato l’assedio dell’acciaieria di Azovstal, a favore dei russi, le richieste dell’Ucraina di entrare a far parte dell’Unione Europea si traducono in “ufficiale candidatura”, con affianco la Moldavia. Sulle città ucraine non hanno mai smesso di piovere missili, tra cui non poche volte sono stati usate bombe a grappolo, illegali internazionalmente. Tra combattimenti e avanzate, Mosca e Kyiv si sono ripetutamente accusate di varie violazioni, soprattutto riguardo i bombardamenti della centrale di Zaporizhzhia e della cattura della centrale di Chernobyl; il rischio di un disastro nucleare è, ad oggi, ancora elevato.

La paura del nucleare e la deterrenza russa, quali situazioni?

Non poche volte la situazione si è trovata sull’orlo di un’implosione ancora più grande di quella del 24 febbraio 2022. Sono state numerose le occasioni in cui il mondo intero si è trovato con il fiato sospeso per diverse ore.

Vari discorsi attesi di Putin hanno fatto presagire grandi annuncia, la gran parte dei quali si sono rivelati poi essere meramente propagandistici (utili a placare il fronte interno). A settembre 2022 è però arrivato l’annuncio dell’annessione unilaterale delle 4 province ucraine (Zaporizhzhia, Kherson, Luhansk e Donetsk), condannato a gran voce dalla comunità internazionale. Applicata successivamente la legge marziale anche in questi territori, si è pensato che l’applicazione della dottrina di deterrenza russa vi fosse ugualmente estesa.

“Qualsiasi atto o fatto che metta a rischio l’integrità della Russia avrà come risposta l’utilizzo di ogni strumento possibile, anche del nucleare” hanno più volte spiegato Putin e Medvedev (suo pupillo e possibile, qualora necessario, successore), nonché Lavrov, Ministro degli Esteri. D’altra parte anche gli Stati Uniti si sono resi chiari sulla protezione di “ogni centimetro di territorio NATO“, che in realtà a Novembre da due missili hanno violato, cadendo in territorio polacco. Se per qualche ora si pensava che l’applicazione dell’Art. 5 dell’Alleanza atlantica potesse essere richiesta, i missili vennero dichiarati come “parte della contraerea ucraina”, facendo rientrare l’allarme. Il mese successivo, per la prima volta, Putin ha usato il termine “guerra” in un discorson; fino ad allora la questione russo-ucraina rientrava nell’ambito di un’ “operazione militare speciale”.

La paura del nucleare ha, in ogni caso, connotato ogni singola settimana del conflitto, già a partire dai primi giorni. Sin dal 27 febbraio 2022, infatti, la Russia ha posto in stato di allerta le proprie forze di deterrenza nucleare.

Quali paure e quale futuro?

Con 280mila morti tra i due eserciti e intere città distrutte, il conflitto russo-ucraino ha accompagnato la storia dell’Europa per l’intero anno passato, alimentando paure e tensioni. La paura di una possibile escalation del conflitto si è avvertita ad ogni evento evolutivo, fosse la conquista di un territorio o la perdita di un altro. L’appoggio esterno della NATO ha, inoltre, alzato le possibilità che la situazione potesse generare e diventare conflitto aperto, cosa che, almeno fino ad oggi, non si è avverata. Il conflitto rimane circoscritto, ma la presenza della mano occidentale nel respingimento delle forze russe è palese e aumenta costantemente.

Carri armati ed armi, nonché visite ufficiali di istituzioni europee e americane hanno ampliato il divario tra Occidente e Russia, dietro la quale una cauta Cina rimane in disparte, astenendosi dai commenti ma invitando alla risoluzione della crisi. Droni provenienti dall’Iran, il quale arricchimento dell’uranio ha allertato le cancellerie NATO, e carri armati occidentali hanno generato ancora più attrito tra le parti in gioco. Ultimo avvenimento, la visita del Presidente degli Stati Uniti Biden, avvenuta il 21 febbraio 2023.

La paura è la degenerazione della situazione, nella quale il coinvolgimento della Moldavia potrebbe essere l’ulteriore escalation prima del disastro finale. Le prospettive future sperano nel dietrofront russo, ma Putin ha caldamente invitato il mondo a fare i conti con il fatto che “la Russia è imbattibile”.

Grandi cose ci si aspettano in questa giornata, a detta del Cremlino. Il cui ricordo di oggi è in onore di chi ha perso la vita a causa di volontà scellerate, ma anche un obbligo morale per capire come portare ad una fine concreta la guerra.

Le foto utilizzate sono state prese dalla banca dati “Ukraine war pictures” del sito “Russia invaded Ukraine”, disponibile qui. Una cronistoria mensile dettagliata della guerra in Ucraina è invece disponibile sul sito della CNN, in lingua inglese.

Scritto da Emanuele Lo Giudice


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