Esattamente 30 anni fa, il 15 gennaio 1993, Totò Riina venne arrestato a Palermo: terminò così la latitanza durata 23 anni di uno dei criminali più sanguinari della storia italiana.
Chi era Salvatore (Totò) Riina? Dalla seconda guerra di mafia, ai rapporti con la politica, fino alle stragi di Capaci e di Via D’Amelio: ripercorriamo insieme la sua vita criminale.
La genesi di “U curtu”

Soprannominato “U curtu”, a causa della sua statura (158 cm), Salvatore Riina nacque a a Corleone, nel palermitano, il 16 novembre 1930.
All’età di 13 anni perse il padre e il fratello mentre cercavano di estrarre la polvere da sparo da una bomba inesplosa. Poco dopo, iniziò a frequentare gli ambienti mafiosi, avvicinandosi a Luciano Liggio, uno dei boss più potenti di Cosa Nostra.
Fin da giovanissimo iniziò a commettere reati, tra i quali furto di covoni di grano e di bestiame, ma soprattutto l’omicidio di un coetaneo commesso durante una rissa a 19 anni, che gli valse numerosi anni di carcere.
Tornato in libertà nel 1956, riuscì a diventare il capo della cosca mafiosa di Corleone negli anni ‘60. Durante questi anni egli venne arrestato più volte, e trascorse periodi alterni in carcere. Nel 1969 partecipò alla strage di viale Lazio a Palermo, in cui venne ucciso il boss rivale della cosca di Corleone, Michele Cavataio, più altre quattro persone.
Da allora, ebbe inizio la sua lunga latitanza. Dopo l’arresto di Liggio nel 1974, egli entrò a far parte della “Commissione”, la dirigenza della mafia palermitana che controllava tutte le cosche.
La seconda guerra di mafia
Desiderando maggior potere, Riina iniziò a sbarazzarsi degli altri membri della dirigenza a partire dall’aprile 1981. Con l’omicidio di due importanti boss rivali, Bontade e Inzerilli si aprì la seconda guerra di mafia.
Dal 1981 al 1983, infatti, le cosche palermitane si scontrarono fra loro, e, al termine del conflitto vinto dai corleonesi di Riina, si contarono un migliaio di morti.
Da capo indiscusso della mafia palermitana, Riina iniziò ad eliminare anche tutti i rivali di Cosa Nostra e a stringere legami con la politica. In particolare, ciò venne reso possibile da Vito Ciancimino, mafioso ed esponente della Democrazia Cristiana. Egli, infatti, instaurò un rapporto di collaborazione con Salvo Lima, parlamentare della Dc vicino a Giulio Andreotti.
Proprio per proteggere gli interessi della “Balena bianca” (soprannome della Dc), Riina commissionò gli omicidi di vari avversari politici, su tutti, Piersanti Mattarella (all’epoca presidente della Sicilia e ostile a Ciancimino).
Stragi di Capaci e di via D’Amelio

A seguito del Maxiprocesso del 1986-1987 (1992 per la sentenza definitiva), che vide 460 imputati per reati di associazione mafiosa, omicidio, estorsione e altri, con 19 ergastoli, Riina decise di mandare un avvertimento alla politica.
Ordinò allora l’assassinio di Lima, colpevole di non essere riuscito a mitigare le sentenze, nel marzo 1992. Poco dopo avvennero anche gli omicidi di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, rispettivamente nel 1992 e nel 1993.
L’arresto di Riina
Nei 23 anni di latitanza, Riina aveva gestito tutte le proprie attività criminali da Palermo, dove viveva in una villa nel centro della città (via Bernini 54 nel quartiere dell’Uditore).
A rivelare il nascondiglio fu Baldassare Di Maggio, “Balduccio” (anche se secondo altri sarebbe stato Bernardo Provenzano). L’arresto avvenne la mattina del 15 gennaio, grazie ad un’operazione dei carabinieri coordinata dal capitano Ultimo.
Quest’ultimi circondarono l’auto di Riina e lo portarono in caserma senza che egli opponesse alcuna resistenza.
La condanna

Nell’ottobre del 1993 Riina venne condannato all’ergastolo come mandante dell’omicidio del boss Vincenzo Puccio, mentre l’anno dopo otterrà un altro ergastolo per l’omicidio di tre pentiti e del cognato di Tommaso Buscetta.
In seguito ci saranno ancora più ergastoli: per le stragi di Capaci e di via D’Amelio, per gli omicidi di Carlo Alberto Dalla Chiesa, di Piersanti Mattarella, di Boris Juliano e del professor Paolo Giaccone.
Nel 2000 invece otterrà un ulteriore ergastolo per gli attentati di Firenze, Milano e Roma.
(Per l’elenco completo delle condanne vedi: Condanne)
La morte di Riina
Dopo aver trascorso il resto della sua vita in carcere, sotto il regime di 41-bis, Riina è deceduto il 17 novembre del 2017, all’età di 87 anni, a causa di problemi cardiaci.
Scritto da Mirko Aufiero
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