Top 3 delle serie tv che avremmo voluto finissero prima

di Michele Ponticelli
11 Min.

Negli ultimi anni il mondo dell’audiovisivo e delle serie tv ha subito un enorme cambiamento, dovuto principalmente all’avvento delle piattaforme streaming. Prima la comunicazione audiovisiva seriale era un prodotto che era destinato soltanto alla televisione e quindi destinato ad un pubblico in particolare. Ad oggi i tempi sono totalmente cambiati ed i prodotti seriali attraverso le piattaforme streaming non hanno limite di pubblico e possono tranquillamente essere viste da un ragazzo come da uno spettatore di età un pò più avanzata.

La mercificazione delle Serie tv

Tuttavia, questa ormai perpetua ed insaziabile richiesta di serie TV da parte di tutto il mondo e da qualsiasi persona di una qualsivoglia età influisce a mio modesto parere in maniera negativa perché si va svalutare l’opera stessa mercificandola completamente, facendola diventare anch’essa vittima dell’estremo capitalismo nel quale ci troviamo ogg. La mentalità del tutto e subito ormai straripa dal cervello di tutti quanti, motivo per cui molti produttori pensando all’estremo guadagno sfruttano a loro favore questa mentalità che nasce e si forma all’interno di questa società consumistica fino all’orlo.

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I produttori quindi come fanno a lucrarci sopra? Ci sono diversi modi. Un esempio? Il rilascio massivo di prodotti quasi mettendo in difficoltà l’utente nella scelta di cosa visionare.

E’ anche il caso di Netflix. Moltissime persone spesso passano più tempo a cercare cosa vedere, che visionare l’opera stessa. Lo stesso fa la tanto amata Marvel, che rilascia film e serie TV come se ci trovassimo ad una bancarella del mercatino rionale di provincia.

Un’ altro metodo di lucro oltre il prima citato rilascio massivo, è quello che potremmo definire gergalmente allungamento di brodo del quale Netflix porta la bandiera.

Questo modus-operandi credo sia il più pericoloso per un’opera. Il rilascio massivo contribuiva alla creazione di prodotti nuovi di scarsa qualità (e quindi destinati solo al lucro dalla parte della produzione) senza andare ad intaccare prodotti di una certa qualità, (anche se si dovrebbe distinguere tra serie prequel, sequel, spin off, reboot, remake ecc… i quali tra di loro queste opere si influenzano sempre). L’allungamento invece viene usato purtroppo anche e principalmente su serie di un’altissima qualità proprio per lucrare su quel merchandising, continuando a scrivere sceneggiature scarsissime soltanto per tenere viva la “vita” del determinato prodotto seriale.

Si dovrebbe capire che agendo in questo modo si va a rovinare l’opera artistica, ma purtroppo l’arte in un mondo capitalista verrà sempre schiacciata dal vil denaro.


Quindi oggi siamo qui per vedere 3 grandi vittime del famoso allungamento di brodo (più o meno):

1. La casa di carta

Trama

Un uomo dalla mente geniale, che si fa chiamare “Il professore”, recluta otto individui che per motivi di estrazione sociale non hanno niente da perdere. Gli otto ladri diventano suoi complici nell’ambizioso piano che consiste nel rapinare la Zecca di Stato spagnola.


Una delle serie più famose della grande N, nata per la tv spagnola, iniziò a riscuotere già abbastanza successo nella sua nazione di origine. Vedendone il potenziale, Netflix decise di comprarne i diritti, per poi come vedremo finanziare a loro spese le stagioni successive.

Ormai punta a diventare un cult della comunicazione audiovisiva seriale e ha raggiunto un vero e proprio successo planetario. Questo anche grazie a molti elementi narrativi come la maschera di Salvador Dalì (usata nella realtà come simbolo di rivoluzione e rivolta) e la canzone Bella Ciao (inno popolare italiano dedicato alla libertà cantato dai partigiani in tempo di guerra contro la Germania Nazista).

Il vero problema della Casa di Carta è che è una serie che si sarebbe dovuta concludere con la fine della seconda stagione (con la quale infatti terminava la storia stessa).

Vedendo l’enorme successo inaspettato, Netflix ha voluto continuare a inseguire l’onda, incaricando quindi di continuare a scrivere un seguito della storia, quando in realtà la storia stessa era già terminata. Come volevasi dimostrare il risultato è un prodotto con scelte narrative forzate ed inopportune, che ci si trova alla costante ricerca di mandare avanti una storia che non ha per niente bisogno di quello che ci sta raccontando.

Un vero peccato, perché le prime due stagioni sono di altissima qualità e soprattutto costruivano una scritta e tecnicamente strutturata bene.


2. Narcos

Trama

La serie racconta la storia vera della dilagante diffusione della cocaina tra Stati Uniti ed Europa negli anni ottanta. Le prime due stagioni sono incentrate sulla lotta delle autorità colombiane e della DEA contro il narcotrafficante Pablo Escobar e il cartello di Medellín, mentre la terza è incentrata sulla lotta al cartello di Cali, guidato dai fratelli Gilberto e Miguel Rodríguez Orejuela.


Narcos è una delle serie più conosciute tra quelle finanziate dal colosso dello streaming, una serie che è entrata nell’immaginario collettivo per aver narrato la storia di uno dei più grandi criminali della storia (Pablo Escobar) in maniera romanzata e cinematografica. E’ una serie magnetica che ti porta a divorare ogni episodio senza pause, però diciamocelo, sarebbe dovuta terminare con la morte di Pablo Escobar.

E’ stata si prodotta la terza stagione, ma risulta totalmente stonata con la storia narrata in quelle precedenti. Questo perché la narrazione delle prime due si era basata sul Criminale colombiano più famoso di sempre e quindi quando si arriva alla sua fine dei giochi si arriva alla perdita del catalizzatore della serie, il perno fondamentale del prodotto.

Possiamo infatti dire che è colui che rende Narcos la serie di qualità che noi tutti conosciamo con un Wagner Moura perfetto per il ruolo affidato. Molti spettatori e fan infatti reputano la fine di Narcos con la morte Di Escobar e non con la lotta al Cartello di Cali, la quale va a rovinare molto la serie.

Nonostante tutto, Narcos deve essere vista almeno per le prime due stagioni, che la rendono una delle migliori mai prodotte da Netflix.


3. Il Trono di Spade

Trama

E’ ambientata in un grande mondo immaginario costituito principalmente dal continente Occidentale (Westeros) e da quello Orientale (Essos). Il centro più grande e civilizzato del continente Occidentale è la città capitale Approdo del Re, dove si trova il Trono di Spade dei Sette Regni. La lotta per la conquista del trono porta le più potenti e nobili famiglie del continente a scontrarsi o allearsi tra loro in un contorto gioco di potere, che coinvolge anche l’ultima discendente della dinastia regnante deposta. Gli intrighi politici, economici e religiosi dei nobili lasciano la popolazione nella povertà e nel degrado, mentre il mondo viene minacciato dall’arrivo di un inverno diverso dai precedenti, che risveglia creature leggendarie dimenticate e fa emergere forze oscure e magiche.


Il Trono di Spade è una di quelle serie che ha segnato la storia della comunicazione seriale e del fantasy trasposto nell’audiovisivo. Ha segnato un prima e dopo della serialità fantasy. Questo per diversi motivi, primo fra tutti la grandissima scrittura, seguita dalla magnifica scenografia e dalla musica spettacolare, con una sigla che conoscono ormai anche le persone che non hanno visto nemmeno un episodio. (Ve la lasciamo qui per ascoltarla, scommettiamo che la conoscete anche voi).

Game of Thrones ha un grande problema: l’ultima stagione. Mentre nelle prime 6/7 stagioni è un capolavoro, nell’ultima è l’esatto contrario: un vero e proprio orrore per gli occhi.

Per questo l’ho messa all’ultimo posto. Non è vittima del famoso allungamento di brodo, anzi qualche altra stagione sarebbe servita proprio per chiudere definitivamente tutti i cerchi aperti da quest’opera. Purtroppo però, Benioff e Weiss (ideatori della serie) hanno deciso di bruciare tutta la magnificenza che avevano creato attraverso l’uscita dell’ottava e ultima stagione, scritta in modo completamente superficiale e apatico.

Traspare una vera e propria noia da parte degli ideatori, come se avessero deciso di affrettare la storia per finirla ed andarsene. Questo è uno dei casi dove succede l’esatto contrario dell’allungamento, che avrebbe fatto solo che bene. Purtroppo, quel che fatto è fatto. Potremo solo continuare a vivere con il ricordo di quello che ci ha fatto vivere Game of Thrones e consolarci con il prequel da poco uscito: House of The Dragon.

Scritto da Michele Ponticelli


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