The Fabelmans (2022): la lettera d’amore di Spielberg al cinema

di Emanuele Fornito
Pubblicato: Ultimo aggiornamento il 8 Min.

Trama

La storia di Sammy Fabelmans, dalla sua infanzia alla sua adolescenza, alle prese con problemi familiari, episodi di razzismo e una nuova grande passione: il cinema.

Recensione

Lettera d’amore alla sua famiglia e al cinema, The Fabelmans si distingue, nella filmografia di Steven Spielberg, come il film più personale del regista. La storia, infatti, non è altro che una trasposizione (non si sa quanto romanzata) della sua vita, sino alla fine dell’adolescenza. Il film viene volutamente diviso in due “capitoli“: quello dell’infanzia e quello dell’adolescenza. Durante il primo, il cinema è protagonista della vita del piccolo Sammy Fabelmans, il quale, dopo aver superato la paura della buia sala cinematografica, resta ammaliato dalla potenza emotiva che le sequenze di immagini possono creare ed inizia, con tutto ciò che trova in casa e con l’ausilio delle sue due sorelle, a girare dei “film” per pura passione infantile. Durante queste sequenze, ad emergere sono tutte quelle emozioni che rinascono dall’infanzia, emozioni intense e pure, caratterizzate dalla meraviglia delle nuove scoperte: è proprio questo ciò che si prova quando, per esempio, Sammy proietta per la prima volta, sulle sue mani, un filmato girato con sua madre. E proprio il rapporto con i genitori sarà la connessione all’adolescenza.

Frame tratto da una scena del film

Quella di Sammy è una famiglia sì felice, ma minata da scontri e segreti. Anzitutto, il padre, Burt, e la madre, Mitzi, vengono espressamente definiti come due fazioni opposte: il primo è un ingegnere elettronico, dunque profondamente legato alla visione razionale e scientifica della vita; Mitzi, invece, è una pianista, che induce Sammy alla visione artistica delle cose. In realtà, questa dicotomia viene espressa sin dalla prima scena del film, in cui Sammy, spaventato ad entrare in sala, viene rassicurato proprio dai due genitori, i quali cercano di fargli coraggio proprio seguendo le proprie formae mentium. A prevalere nell’animo di Sammy è però lo spirito artistico della mamma, con la quale il ragazzo riuscirà ad instaurare un rapporto molto più stretto ma costellato da alti e bassi. Sarà poi un dialogo con lo zio Boris a metterlo in guardia rispetto al ruolo lacerante dell’arte sui rapporti familiari.

Michelle Williams e Mateo Zoryon in una scena del film

Si passa così all’adolescenza di Sammy, tutt’altro che facile: prima una crisi psicologica colpisce la madre, della quale Sammy scopre un rapporto adulterino con il migliore amico di Burt, nonché amico di famiglia, proprio attraverso lo strumento cinematografico (infatti Sammy scopre il tradimento durante il montaggio di uno dei filmati girati durante un campeggio in famiglia). Il trasferimento della famiglia in California a causa del nuovo lavoro di Burt finisce per lacerare completamente la psicologia di Sammy e di Mitzi, con conseguenze sull’intera famiglia. Dal suo canto Sammy si ritrova costretto ad avere a che fare con episodi di razzismo (a causa delle sue origini ebree) da parte di prepotenti bulli e solo una relazione con una studentessa, Monica, riesce a risollevare il suo animo. Anche il rapporto con il cinema va a deteriorarsi: Sammy, infatti, a Phoenix era riuscito a creare una sorta di compagnia cinematografica con i suoi amici, condividendo la passione della realizzazione di film (bellissime le sequenze in cui Sammy realizza da regista, con i suoi amici, degli amatoriali film western o di guerra), ma in California egli decide di mettere completamente da parte questa passione, ritrovandola solo successivamente. Mitzi, invece, finisce per distanziarsi sempre più dalla famiglia, in preda ad una crisi ormai definitiva, a cui segue dunque il divorzio.

Gabriel LaBelle in una scena del film

La fine dell’adolescenza di Sammy è dipinta in maniera varia: da una parte vi è una risoluzione nei rapporti con i bulli, dall’altra vi è una rottura con Monica e un’incertezza riguardo il suo futuro. Un po’ come tutti i giovani, anche Sammy è incerto sulla strada da intraprendere e decide dunque di dedicarsi all’università, una scelta che, però, lo allontana dalla sua passione per il cinema. Fatale è un incontro con John Ford, interpretato in maniera notevole da un inaspettato David Lynch, il quale gli apre le porte del mondo cinematografico.

Frame tratto da una scena del film

The Fabelmans è sicuramente un film che appartiene più al regista che al pubblico. Tuttavia, risulta difficile nascondere una leggera delusione riguardo ad esso. Difatti, il ruolo del cinema all’interno della narrazione (fatta eccezione della prima parte dell’infanzia) viene rilegato quasi marginalmente, in un certo senso dando ragione al personaggio di Burt quando definiva il rapporto di Sammy con il cinema come un mero hobby: tirando le somme, infatti, non vi è nessuna espressa emozione riguardo alla componente artistica cinematografica, ma soltanto la passione di un ragazzo a riprendere scene di vita quotidiana o scene ricreate per diletto intrattenitivo.

Un frame di The Fabelmans (2022)

Come espresso in apertura, infatti, soltanto durante l’infanzia e la prima adolescenza vi è un rapporto sentimentale con il cinema, sentimenti che finiscono, in un certo senso, per decrescere. Il film diviene così, nella parte dell’adolescenza, una sorta di coming-of-age, a tratti convenzionale, che spoglia il film stesso di quella magia creata all’inizio. Una certa profondità emotiva e psicologica nei confronti dell’arte è infatti ritrovata soltanto nei due dialoghi fondamentali del film: quello con lo zio Boris e quello con John Ford che, tuttavia, restano quasi isolati. Con questo non si vuole certamente bocciare The Fabelmans: esso resta sicuramente un film da vedere, proprio grazie alla capacità di rispecchiare e di far immedesimare nella storia, in un modo o nell’altro, tutti gli spettatori, facendo leva sulla nostalgia e sulle memorie di ognuno, una componente senz’altro rara da trovare. Degni di nota sono anche il rapporto tra Sammy e Mitzi, intimo, puro ed emozionante, così come una ricercatezza estetica che, seppur non particolarmente distintiva, regala delle scene indubbiamente memorabili. E’ per questi motivi che The Fabelmans, seppur non riuscendo a rientrare nell’olimpo dei film del suo genere (al quale appartengono per esempio film come Nuovo Cinema Paradiso), resta decisamente una valida opera da non perdere.

Scritto da Emanuele Fornito



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