Terremoto dell’Aquila nel 2009: le vittime sono corresponsabili

di Giorgia Lelii
Pubblicato: Ultimo aggiornamento il 5 Min.

L’Aquila, notte tra il 5 e il 6 aprile 2009: la terra ha iniziato a tremare violentemente e incessantemente, spegnendo la vita di 29 persone in un solo edificio a sei piani, in via Campo di Fossa. Particolare attenzione è stata presa dalle famiglie degli studenti che avevano scelto L’Aquila come sede per iniziare a studiare la via per incominciare il loro futuro, che in realtà non avrebbe mai potuto compiersi davvero.

È una sentenza che ci ha meravigliato, mi viene solo da dire vomitevole. Come si può oggi dire che i ragazzi dovessero stare stare fuori quando tutti ricordano certe rassicurazioni?Maria Grazia Piccinini, madre della vittima venticinquenne Ilaria Lambardi, morta nel crollo dell’edificio.

Vomitevole, perché? Perché il Tribunale civile della città ha acconsentito a riprendere il ricorso del caso, ma a dare alle famiglie un debito parziale per il danno: infatti, hanno riconosciuto la colpa degli eredi e del costruttore del palazzo, per quanto avvenuto, del 40%; i ministeri, per le omissioni di Genio Civile e Prefettura, debbono rispondere per un 15% ciascuno. Il restante 30%, invece, è delle vittime, considerate colpevoli perché non hanno evacuato le abitazioni dopo la prima scossa di terremoto. Le famiglie chiedono un risarcimento monetario solo per colmare il vuoto immenso provocato dal crollo, provocato da qualcosa che noi esseri umani non possiamo nemmeno controllare

La storia è proprio l’opposto, e cioè che questi ragazzi andarono a dormire alle due di notte perché si erano sentiti dire che più ‘scossette‘ c’erano, più energia si scaricava. La verità è che furono rassicurati. Mia figlia come tutti gli altri che erano lì. Tant’è vero che dopo la seconda scossa, quella dell’una di notte, quando è rientrata Valeria (un’altra delle vittime), che stava in casa con Ilaria, le due ragazze si sono guardate in faccia e hanno detto ‘vabbè anche per oggi abbiamo dato‘, convinte che non sarebbe accaduto più nulla“.

La madre di una delle vittime.

“Da dove è venuto questo concorso di colpa? Persino la Cassazione ha confermato la condanna per uno dei componenti della Commissione Grandi Rischi. E sconcerta che questo giudice che ha già fatto sentenze di risarcimento per il sisma si ricordi di questa cosa solo ora”.

Maria Grazia Piccini, madre e avvocato.

Sarà proprio la famiglia Ilaria a prendere in mano la sentenza in Appello, insieme all’avvocato Wania Della Vigna, che segue da anni i vari processi intercorsi per i crolli alla Casa dello Studente, via Campo di Fossa e dell’hotel Rigopiano, sostiene:

In nessuna sentenza è stato mai evocato il concorso di colpa. Dal punto di vista giuridico trovo le motivazioni illogiche e contraddittorie. Contraddittorie perché nella stessa sentenza il giudice sostiene che enti ed eredi della ditta di costruzione hanno l’obbligo di proteggere l’incolumità e questo obbligo assorbe qualsiasi eventuale negligenza delle vittime. Inoltre va sottolineato che non c’è alcun collegamento causale tra le scosse precedenti e quella delle 3.32 che provoca il crollo e dunque la morte dei ragazzi. Nessuno poteva prevedere che sarebbe arrivato quel terremoto distruttivo. Anzi, come sottolineato dall’avvocata Piccinini, le persone furono rassicurate e tranquillizzate. Si può rimproverare alle vittime di dormire alle 3.32? Sono sconcertata“.

Inoltre, un altro punto di vista da considerare è il fatto che il giudice, che ha già assistito e sentenziato processi riguardanti il crollo, si sia ricordata di questa trentina di persone, morte schiacciate sotto il peso di tonnellate di macerie.

Complimenti alla legge, complimenti ai suoi rappresentanti: stanno a guardare i loro interessi personali e a non rimetterci la faccia, piuttosto che mettersi nei panni di coloro che hanno perso qualcuno di inestimabile rispetto ai soldi, o a qualsiasi altra cosa di materiale e terreno.

Scritto da Giorgia Lelii


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