Söhnlein, nuova missione su Venere dopo il Titan.

Söhnlein non si ferma, punta a Venere nel 2050

La tragedia del Titan non fa rfilettere, l'obiettivo è una nuova missione sul pianeta gemello della Terra.

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Se qualcuno pensava che la tragedia del Titan fosse stata una lezione sufficiente, forse si sbagliava. Guillermo Söhnlein – co fondatore di OceanGate – sceglie ancora una volta una missione che potrebbe risultare folle. Il suo progetto è quello di inviare 1000 persone a vivere in una colonia galleggiante su Venere nel 2050. Lo annuncia sul sito web Humans2Venus.

In cosa consiste il progetto di Söhnlein?

Proprio nella giornata di ieri, il co-fondatore di OceanGate avrebbe comunicato tramite una conferenza stampa la sua idea di colonizzare Venere entro il 2050. Sembrerebbe senza cuore ai molti in ascolto, il suo socio Stockton è morto da poco più di un mese nell’implosione del Titan, il sottomarino che avrebbe dovuto esplorare il relitto del Titanic.

Dimenticate OceanGate. Dimenticate Titan. Dimenticate Stockton. L’umanità potrebbe essere sull’orlo di una grande scoperta e non sfruttarla perché noi, come specie, rischiamo di essere frenati e ricondotti allo status quo.

Guillermo Söhnlein, durante la conferenza stampa

Retorica cinica alla George Orwell che lascia tutti perplessi, specialmente se invita a dimenticare una tragedia avvenuta da poco. Il progetto Humans2Venus, come afferma lo stesso Söhnlein, è un’associazione senza scopo di lucro con sede negli USA e che è improntata sull’esplorazione del pianeta Venere. Una prova che può cambiare la visione del mondo a lungo termine.

Come fare? Creare una colonia galleggiante dove far vivere 1000 persone entro il 2050. Facile no? Sì, a parole.

Dietro al progetto – cui dietro l’organizzazione vi era anche il socio deceduto sul Titan – vi è il sogno di un bambino di 11 anni. Un piccolo Guillermo di 11 anni che sogna ogni notte di essere al comando di un’unità di spedizione su Marte. Marte però è già occupata da Elon Musk con il suo SpaceX, per questo motivo viene scelta Venere.

Perché la colonia è galleggiante?

Söhnlein, Humans2Venus entro il 2050.
Il pianeta Venere e le sue condizioni non abitabili © IlMattino

Venere, di base, non è abitabile. La sua superficie è rovente e le piogge che cadono al suolo sono acide. Nonostante venga chiamato il “pianeta gemello” della Terra, non è affatto così. Il pianeta in questione è il più caldo del sistema solare, la temperatura che viene raggiunta potrebbe addirittura sciogliere il piombo. La sua atmosfera ha grosse quantità di anidride carbonica e la pioggia è composta da acido solforico. Insomma, non proprio il posto ideale per far vivere la specie umana.

Di questo è consapevole anche Söhnlein, che in un’intervista a Insider afferma che lo trova comunque meno ambizioso di portare una colonia di un milione di persone su Marte entro lo stesso anno. Ma ricordiamo che la Nasa ha definito la pressione sul pianeta maggiore a quella della Terra di 90 volte.

Dopo queste informazioni è del tutto normale pensare che la missione sia suicida, ma il fondatore di OceanGate afferma che esiste un’area distante 48km dalla superficie di Venere dove la temperatura e la pressione siano minori e – per questo – gli uomini potrebbero sopravviverci. Ecco che viene spiegato il motivo per cui al colonia sarà sospesa a 48 km di altezza.

L’ostacolo più grande del progetto di Söhnlein

Söhnlein, dietro al progetto di Humans2Venus
Pianeta Venere, superficie rovente © RefresherNews

L’ostacolo maggiore di Humans2Venus potrebbe sembrare, effettivamente, la struttura del pianeta e i problemi sopra evidenziati. In realtà, l’ostacolo maggiore è il costo.

OceanGate avrebbe cercato di costruire sommergibili più economici – nonostante l’elevato costo del biglietto, 250.000 €. Nel tentativo di abbattere i costi, però, si alzano i rischi.

Dietro all’implosione del progetto precedente vi erano i materiali e la forma usata per il sottomarino. La fibra di carbonio, usata nella costruzione, è un materiale molto efficace in ambito di resistenza alle forze di trazione, ma non a quello della forza di compressione.

Secondo uno studio del NewYork Times, l’implosione è dovuta anche al mix di materiali scelti per risparmiare sui costi della costruzione di tale sommergibile.

Nonostante ciò, per il co-fondatore del progetto, la morte di esseri umani non dovrebbe fermare il progresso scientifico. Potrebbe avere ragione come no, di certo ha 27 anni per poter dimostrare che la sua idea non è frutto di un capriccio di un bambino di 11 anni e che non porti ad altre morti certe.

Scritto da Carola Antonucci.

Fonti: IlMessaggero, FanPage, EveryEyeTech e Open.


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