Si può bere l’acqua di mare?

di Giorgia Lelii
4 Min.

22 marzo, Giornata mondiale dell’acqua, fonte indispensabile di vita per tutti noi esseri umani. Proprio perché indispensabile (e gli 8 miliardi di persone), entro il 2025, metà della popolazione mondiale vivrà in aree sottoposte a stress idrico. A dirlo è l’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Una delle soluzioni proposte è stata quella di iniziare a bere l’acqua di mare: ma perché non è salutare per il nostro organismo?

Se bevuta al posto di quella normale o dolce, l’acqua marina può portare ad una grave disidratazione per la grande quantità di sale in essa disciolti (circa 35 grammi per litro). L’organismo è fatto di equilibri piuttosto delicati: così lo sono anche sali e la fonte di vita. Se all’interno delle cellule c’è più sale che nel plasma, l’acqua del plasma penetrerà nelle cellule fino a che l’equilibrio non sia ristabilito. Se la concentrazione è più elevata nel plasma le cellule si svuoteranno cedendo acqua al plasma.

acqua

In altre parole, se assumiamo acqua priva di sali, le cellule si gonfiano. Se è troppo salata, le cellule si svuotano dell’acqua che contengono per cederla al plasma e si “seccano“. I reni, pur lavorando un sacco, non riuscirebbero a smaltire completamente il sale. Dunque, tramite la nostra urina butteremo via molti liquidi per liberarci del sale in eccesso. Ma questo ci farebbe perdere ancora più acqua, disidratandoci. Il corpo entra in uno stato di tossicosi in reazione all’eccessiva disidratazione: se si introduce ulteriore parte di mare, il rischio più grande è la morte.

Una soluzione(?)

E dunque, esiste un modo per bere il mare senza rimanerci secchi? Sì, e ciò sarebbe la dissalazione. Si tratta di un processo che permette di eliminare i sali presenti all’interno dell’acqua di mare o salmastra. Gli scopi del processo sono principalmente agricoli o industriali. Ovviamente, non è una soluzione applicabile per l’uomo. Anche se, piuttosto recentemente, degli scienziati americani hanno fatto una svolta.

Il meccanismo più utilizzato per la dissalazione è l’osmosi inversa, detta anche iperfiltrazione. Utilizzando questa tecnica, si forza il passaggio delle molecole di acqua salmastra attraverso una membrana, intercettando tutti gli elementi in soluzione, per poi avere acqua depurata.

Il problema inizialmente era che l’acqua aveva comportamenti anomali in diversi punti del processo, rendendo difficile la depurazione per gli esseri umani.

Tuttavia, gli studi hanno dimostrato che la densità e la distribuzione della massa del materiale utilizzato per realizzare la membrana che funge da filtro sono nettamente collegate. Se questo filtro è perfettamente regolare in scala nanometrica, purifica una quantità di acqua molto più alta con un consistente vantaggio in termini di costo per litro d’acqua potabile. Si parla del 40% circa, percentuale di risparmio sull’energia necessaria alla potabilizzazione.

Scritto da Giorgia Lelii


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