SaturDie Ep.24 – Caso Kercher, il delitto di Perugia

di Gaia Vetrano
27 Min.

Se provassimo a immaginare il luogo perfetto dove ambientare un romanzo giallo, forse Perugia non sarebbe il luogo perfetto. E Meredith Kercher non ne sarebbe la protagonista.

Nella placida cittadina umbra sembra non succedere mai nulla di strano. Calma e tranquilla. Una città ricca di arte, architettura e storia, famosa per una delle università più antiche in Italia, strade medievali strette, palazzi storici e chiese. Una gioia per gli occhi e soprattutto per il palato di coloro a cui piace il cioccolato.

In questo insolito scenario, al centro delle fiction di Don Matteo, un giorno di inizio autunno, due donne diventano le protagoniste di una storia che difficilmente il nostro paese dimenticherà. Un caso mediatico senza precedenti.

In via della Pergola, in una casa immersa nel verde, si trovano due donne, legate dalla complicità e dalla consapevolezza di trovarsi in un paese diverso da quello di origine. Un legame di solidarietà e aiuto reciproco. Sono Meredith Kercher, di Leeds, e Amanda Knox, di Seattle.

Le due prendono parte all’Erasmus, coronando il sogno di tanti di vedere l’Italia, e ora convivono a Perugia insieme ad altre due studentesse.

Meredith Kercher ha solo ventidue anni nel 2007.

Gli anni dell’università sono considerati da tutti come i più spensierati. Nonostante la mole di studio sia pesante, questa è ben sostenuta dalla gioia di vivere di quegli anni. Per molti sono considerati i più avvincenti ed emozionanti, in particolare se vissuti in un Paese straniero.

Quando uno studente cammina per le strade della propria città, è tanta la gioia, e poca la voglia di studiare. Con le proprie coinquiline si parla di uscite, di ex, di pettegolezzi e di ragazzi. Ma anche dei nuovi argomenti delle materie che state studiando. Di come alternate, pur sempre con difficoltà, la vita universitaria e quella sociale, destreggiandovi tra impegni sportivi e scadenze istituzionali.

Eppure, non tutto va per il verso giusto per le coinquiline di via della Pergola.

Università di Perugia, frequentata da Meredith Kercher

La notte del 1° novembre del 2007, una donna chiama le Forze dell’Ordine dal suo appartamento di via Sperandio. Poco prima aveva ricevuto una telefonata anonima in cui le avevano detto di stare attenta al suo bagno, perché al suo interno qualcuno aveva inserito una bomba.

Ovviamente la Polizia si recherà subito sul luogo, non trovando però nessun ordigno. Ritorneranno a casa della donna anche la mattina successiva. I molteplici controlli che eseguiranno porteranno al ritrovamento di due telefoni, che appartengono a Meredith Kercher.

La signora abita infatti in una via limitrofa a quella dove abita quest’ultima. Quindi, intorno alle 13, la Polizia Postale vengono in via della Pergola per restituire alla legittima proprietaria i cellulari. Nel momento in cui arrivano, davanti alla portano trovano Amanda Knox ed Emanuele Sollecito. Nel caso in cui vi steste chiedendo chi siano: la prima è la seconda coinquilina di Meredith, l’altro è il suo fidanzato.

Casa di via Pergola, scena del delitto di Meredith Kercher
Fotografia della villa di Via Pergola

I due discutevano di aver rinvenuto una finestra della casa rotta, così raccontano di aver chiamato poco prima i Carabinieri per risolvere il problema. Nell’attesa, invitano la Polizia Postale ad entrare, dopo essere rimasti almeno trenta minuti abbracciati fuori dalla villetta. Un comportamento insolito che porterà gli inquirenti a chiedersi come mai abbiano deciso di introdursi nella casa proprio in quel momento.

Gli agenti della Postale entrano nell’abitazione e trovano la camera da letto di Meredith chiusa dall’interno. Per restituirle i telefoni sfondano la porta e trovano qualcosa che difficilmente dimenticheranno.

Purtroppo, basta poco per distruggere ogni aspettativa, per rendere gli anni più belli della propria vita un inferno. Una bocciatura inaspettata, sentirsi soli, la nostalgia per la propria casa. Oppure una tra le quarantasette coltellate che Meredith Kercher riceve la notte del 1° novembre del 2007 nel suo appartamento.

Il mistero del vetro rotto

Fotografia di Meredith Kercher vestita da vampiro per la festa di Halloween del 2007

Il corpo di Meredith Kercher è quello di una giovane giunta ad agosto in Erasmus per concludere il suo percorso di laurea in Studi Europei e incominciare quello in Storia Moderna, Teorie Politiche e Storia del cinema. La Postale la ritrova nuda, avvolta in un piumone con un profondo taglio alla gola. Secondo i primi accertamenti, le altre tre coinquiline quella notte non avevano dormito in casa. La stessa vittima sarebbe tornata a casa dopo aver partecipato a una festa.

In fondo era una adolescente come le altre, che come tutti amava divertirsi e andare alle feste, come quella di Halloweem, dove la immortalano con mantello ad vampiro e rossetto rosso. Una foto che diventerà simbolo.

Una giovane metodica e talvolta riservata, dai lunghi capelli marroni e gli occhi scuri. La più piccola di quattro fratelli. È figlia di John Kercher, giornalista freelance britannico, e di Arline, donna anglo-indiana.

Il procuratore Giuliano Mignini si trova a coordinare l’indagine. Non sa che si trasformerà in uno dei casi più seguiti degli ultimi anni.

Da protocollo interviene immediatamente il medico legale, Luca Lalli. Secondo i primi risultati dell’autopsia, la morte sarebbe avvenuta a distanza di non più di 2-3 ore dall’ultimo pasto, a causa dell’emorragia carotidea o del successivo soffocamento causato dal sangue, il tutto in seguito a circa quarantasette coltellate. L’autopsia stabilisce l’ora della morte tra le 21:00 e mezzanotte circa. Per le coinquiline, Meredith avrebbe infatti cominciato a cenare presumibilmente per le 17.30/18 e avrebbe terminato entro le 19.

Inoltre, gli inquirenti ritrovano brandelli di tovagliolini di carta, usati probabilmente dal killer per pulirsi dal sangue. Conducono anche degli accertamenti sulla finestra della stanza della giovane, che si affaccia su un’ampia area verde.

Nel frattempo, la foto del corpo di Meredith Kercher coperto dal piumone, che lascia fuori solamente uno dei suoi piedi, gira su tutti i giornali del paese, diventando simbolo della vicenda.

Foto simbolo della scena del crimine del delitto di Meredith Kercher

Uno dei misteri principali riguarda, appunto, le finestre. Non solo quella della stanza di Meredith, chiusa a chiave, ma anche quella della camera di Filomena Romanelli, altra coinquilina della casa, con il vetro spaccato dall’interno della camera. Mancano anche le carte di credito della Kercher e 300 euro.

Sulla base delle ferite di arma da taglio e dei dettagli che vi abbiamo fornito, ipotizzarono si trattasse di un omicidio compiuto da un ladro colto dalla ragazza mentre compieva un furto dentro quell’abitazione. Magari un possibile predatore sessuale. Eppure, gli inquirenti non sono del tutto convinti e sin da subito ci si chiede anche se si tratti di depistaggio.

Questo perché il vetro era rotto dall’interno. L’aggressore non è quindi entrato dall’esterno. Quindi la finestra era o una via di fuga oppure rappresentava un tentativo di dissuadere le indagini.

La coppia degli indiziati

Le indagini ripercorrono anche i tabulati telefonici, fino alla famosa telefonata compiuta da Raffaele Sollecito. Tramite questa dichiaravano alla polizia ci fosse una camera chiusa dall’interno. I due dubitavano fosse successo qualcosa, ma volevano comunque che qualcuno venisse a vedere.

Amanda Knox, coinquilina di Meredith Kercher
Amanda Knox

Nel momento in cui Amanda Knox viene interrogata, non è inizialmente in grado di fornire una dichiarazione che sia in grado di dimostrare la sua innocenza. In particolare, afferma di essere stata presente quella sera e di aver visto qualcosa che potesse risultare sospetto, e fa riferimento e un uomo di colore. Il primo interrogatorio si verifica in assenza di un legale e sottopone la giovane a una forte pressione emotiva.

Su di lei si crea una morbosa attenzione. La chiamano Faccia d’Angelo o Foxy Noxy e viene definita come una giovanissima femme fatale in cerca di emozioni e da tanti definita come ossessionata dal sesso.

Difatti è una giovane estroversa, amante dei viaggi e appassionata di calcio e lingue. A Perugia studia per perfezionare il suo italiano mentre studia letteratura. Curt Knox, suo padre, è impiegato di Macy’s, la mamma Edda è insegnante di matematica.

Raffaele è un giovane studente pugliese di informatica. Il mondo lo conosce come il fidanzato della Knox, ma in realtà i due stanno insieme da solo sei giorni. Un ragazzo onesto, pacifico e dolce. La madre, separata dal marito, muore nel 2005. Suo padre Francesco è un medico ospedaliero specializzato in urologia e medicina legale, la sorella Vanessa è tenente dei Carabinieri. Fa uso sporadico di droghe e chi lo conosce racconta spesso del suo inquietante interesse per i coltelli.

Raffaele Sollecito

Grazie anche a quanto risulta dalle prime autopsie, e di queste vi parleremo più avanti, il primo quadro indiziario comportò il fermo di tre persone: Amanda Knox, Raffaele Sollecito e Patrick Dija Lumumba, proprietario del pub dove lavorava la prima. Quest’ultimo è un musicista di origini congolesi.

La chiamata in causa di Patrick costerà ad Amanda Knox anche una condanna per calunnia. Durante gli interrogatori la ragazza racconta di averlo visto sulla scena del crimine. Eppure, ricordiamo che inizialmente né lei né Sollecito vennero seguiti da alcun legale. In particolare, i due dichiareranno di aver subito dei soprusi da parte della polizia, e ciò ebbe grande rilevanza sul piano processuale.

Raffaele in particolare riferì di aver subito minacce di violenze. Emotivamente non è una situazione facile da sostenere per i due. Forse a posteriori il primo interrogatorio non venne condotto in maniera del tutto ortodossa.

Nonostante l’unione dei due, la prima versione dei fatti di Sollecito non combacia con quella della Knox. Questo, infatti, racconta di aver incominciato a guardare Naruto sul suo computer tra le 21:00 e le 21:30-22:00. Amanda l’avrebbe raggiunto per l’1. Andando avanti nelle indagini, Raffaele cambierà versione.

In particolare, Amanda si sarebbe vista con Patrick perché lui era interessato a conoscere Meredith. Così i due si sarebbero recati in via Pergola. La Knox sarebbe andata da Sollecito, non prima di rendersi effettivamente conto che Lumumba stesse provando ad avvicinare sessualmente la Kercher.

Infatti, a coinvolgere il congolese è stata l’errata traduzione di un messaggio inviatogli dalla Knox il giorno del delitto, «see you later», che nell’inglese degli Stati Uniti sta per «ci vediamo», interpretato erroneamente come «ci vediamo dopo», dunque come un appuntamento per la sera.

Patrick Lumumba, accusatoda Amanda Knox di aver ucciso Meredith Kercher
Patrick Lumumba

Eppure, il rapporto tra Amanda e Lumumba non era rosa e fiori. Lei era infatti stata licenziata perché ritenuta del tutto incompetente e incapace di gestire la clientela. Patrick possiede comunque un alibi che lo scagiona da ogni accusa: era in compagnia di un amico e cliente, un professore svizzero, che lo vide al bancone del suo pub.

Ciò che è certo è che vi fu molta fretta nell’arrestare i tre indiziati, perché probabilmente le indagini avrebbero avuto maggiore certezza nell’accertamento della loro colpevolezza se li avessero tenuti sotto controllo da lontano, magari con l’uso di microspie. 

Le dichiarazioni della Knox rimangono infatti delle ricostruzioni confuse, probabilmente dovute anche al consumo di marijuana fatto la sera prima.

Guede è realmente colpevole? Ricostruzione dei fatti e della scena del crimine

Le analisi tecniche individuano un quarto indiziato: è Rudy Guede. Giovane ivoriano, arriva in Italia a 5 anni con la madre, venditrice di libri, e il padre Roger, muratore. Con questo si trasferirà a Cantalupo di Bevagna e successivamente a Ponte San Giovanni, frazione di Perugia.

Dopo essere scappato definitivamente dalla famiglia, venne affidato nel 2004 a Paolo Caporali, imprenditore perugino, proprietario della Liomatic s.p.a. e patron di una squadra locale di basket. Gli verrà diagnosticata una forma di dissociazione (fuga psicogena, con tendenza alla rimozione e alla costruzione di personalità) e di sonnambulismo.

Rudy Guede

Rudy non porta orologio, dall’Halloween del 2007 il tempo ha imparato a misurarlo in carcere. Ladro esperto e scaltro, con precedenti di furto. Un ragazzo che non riesce a camminare da solo, questo dicono di lui. Timido e introverso.

Tv e giornali, nel frattempo, si preoccupano di scandagliare la vita privata dei tre principali indiziati. Anche la stampa americana comincia a interessarsi al caso, dato il coinvolgimento di Amanda, originaria di Seattle.

Knox e Sollecito sconteranno quattro anni di carcere preventivo, addirittura in isolamento contro la loro volontà. Gabriele resiste anche al cambio di cella, dal carcere di Perugia a quello di Terni. Fino alla fine del processo continuerà a sostenere di essere innocente e di non essersi trovato in quella casa. Questo nonostante le versioni riportate da lui e Amanda non coincidessero.

Ma cosa è successo realmente quella notte?

Tra incongruenze e punti interrogativi ci è possibile ricostruire i fatti.

La notte di Halloween del 2007 Meredith Kercher e Rudy Guede si incontrano al Domus e si danno appuntamento per vedersi il giorno dopo. I due si erano conosciuti per la prima volta dentro un pub della città per guardare una finale di rugby.

Naturalmente, chi dopo aver fatto baldoria la notte delle streghe, torna a casa e va a dormire. Guede fa lo stesso, ma la mattina del 1° novembre si sveglia con un solo pensiero, quello di rivedere la Kercher. Va direttamente a cercarla a casa, ma il primo tentativo va a vuoto, perchè non trova nessuno.

Intorno alle 21 di sera, Rudy ritorna in via della Pergola. Lui vuole vedere Meredith, così incomincia a bussare. Mentre sta per andare via, sente dei passi: è proprio la Kercher, che sta tornando a casa dopo essere stata la sera fuori. Lei lo invita a entrare dentro, così i due si accomodano.

Si entra ora nella parte più complessa del nostro racconto.

I due parlano un po’, e Meredith racconta a Guede – così come questo dichiarerà – di avere dei sospetti riguardo l’onestà della sua coinquilina Amanda. La giovane è infatti convinta sia stata lei a rubarle trecento euro, ma non ne ha le prove. Ciò che traspare è un astio tra le due, che viene subito ipotizzato poi come possibile movente, soprattutto da parte del PM Mignimi.

Quando viene chiesto a Guede se abbia avuto o meno un rapporto sessuale con Meredith, nega che si sia verificato. Nonostante questo, vi è l’autopsia a dimostrare che la giovane abbia subito delle violenze prima della morte. Ed è proprio sul corpo di lei che vengo ritrovate le tracce del DNA di Rudy, soprattutto nella saliva.

A quel punto, stando sempre a quanto dichiarato da Guede, questo avrebbe chiesto di andare in bagno, dove sarebbe rimasto con le cuffie. Dopo aver all’incirca ascoltato tre brani, sente un urlo. A quel punto si alza e corre a vedere cosa è successo.

Uscito dal bagno avrebbe trovato la giovane a terra, con un giovane biondo, con indosso una cuffia bianca e una felpa Napapijri, chino sulla vittima. Disse che non lo riconobbe a causa della luce soffusa. In poco tempo questo sarebbe riuscito a scappare, non prima aver cercato di colpirlo. Guede non riuscì mai a identificare con sicurezza la presenza di Amanda e Raffaele nella scena del crimine.

Meredith Kercher

Ma ci sono due cose strane da tenere a mente. La prima è la famosa chiamata che la vicina in via Sperandio riceve in cui le viene detto di avere una bomba nel bagno. Grazie a questa le Forse dell’Ordine ritrovano i telefoni di Meredith. Sembra quasi trattarsi di un tentativo di dare l’allarme, di portare l’attenzione verso quel delitto.

Inoltre, nella ricostruzione passata agli atti vi sono delle tempistiche che non combaciano. Stando alle dichiarazioni di Guede, la ferocia assassina che si sarebbe abbattuta su Meredith, sarebbe riuscita a infliggerle quarantasette coltellate in sei o sette minuti.

In particolare, la più profonda le viene impartita perché, probabilmente, trattenuta da un braccio. Proprio per questo motivo sulla scena del crimine vengono collocate più persone. Ed è per questo che nella sentenza si parla di concorso in omicidio.

Secondo quindi la ricostruzione, Meredith avrebbe provato a divincolarsi dalla stretta scontrandosi contro la lama che le stavano puntando addosso, ferendosi.

Questo ci porta a pensare si sia trattata di un’azione omicidiaria molto lunga, perché vi sono anche dei tentativi da parte della vittima di scappare. A dimostrare ciò le ecchimosi riportate sul braccio, sulle gambe e anche a livello vaginale.

Quindi, pensare che la giovane sia stata svestita, probabilmente violentata, si sia scontrata con i due o più aggressori e alla fine sia stata accoltellata in soli otto minuti è un po’ difficile.

Amanda Knox e Raffaele Sollecito

Tutto ciò che si evince dall’autopsia porta a pensare che vi fossero più di due mani presenti in quella villa. Come vi saranno stati più di due coltelli, non essendovi alcuna prova che le ferite siano state riportate tutte dalla stessa arma.

Sull’aspetto sessuale della storia vi sono anche altri elementi da tenere in considerazione. Tra questi le foto che ritraggono Amanda mentre fa shopping di biancheria intima con Raffaele nelle giornate successive al delitto.

Senza dimenticare le immagini del bacio tra Sollecito e Knox, davanti la casa in via Pergola, quindi a pochi metri dalla scena del crimine, che vennero considerate come segno di disinteresse, freddezza e ossessioni erotiche “morbose”. Oppure la lista di ragazzi con cui Amanda era stata nel mese precedente a cui avrebbe potuto aver passato l’HIV da lei compilata in carcere, a causa di un falso positivo al test.

Proprio per questo motivo durante una delle prime fasi del processo, l’accusa avanzerà più volte la possibilità si fosse trattato di un gioco erotico finito male. Ricordiamo anche la passione di Sollecito per le armi da taglio e i coltelli.

Alla fine, Corte di Cassazione condannerà Knox e Sollecito 26 e 25 anni di reclusione con la sentenza di primo appello. Rudy Guede invece a 30 anni per concorso in omicidio e violenza sessuale il 16 dicembre 2010 (poi scontati a 16). Per gli altri due concorrenti, si è richiesto il processo d’appello.

L’immagine del bacio tra Amanda e Raffaele

Secondo gli atti, Knox, Sollecito e Guede si sarebbero visti in piazza Grimana e si sarebbero recati assieme a casa di Meredith, dove questa era appena rientrata dopo essere stata fuori. I quattro avrebbero passato la serata assieme. Lì Rudy avrebbe chiesto di andare al bagno e, uscito da questo, trovando una situazione carica di tensione sessuale, avrebbe cercato di soddisfare le proprie pulsioni con Meredith che era sola nella propria camera con la porta quantomeno socchiusa.

Meredith avrebbe rifiutato le avances di Rudy, il quale venne al contrario spalleggiato da Amanda e Raffaele. Secondo l’accusa per i due poteva trattarsi di un eccitante particolare che, pur non previsto, andava sperimentato.

A quel punto avrebbero infatti provato a soggiogarla con un coltello: probabilmente la Knox avrebbe usato uno da cucina mentre Sollecito una lama più piccola. Proprio sull’arma si creò in fase processuale una disputa importante. Delle due venne ritrovata solo la prima, su cui individuano tracce genetiche di Amanda e di Meredith. Eppure le perizie usate per il secondo appello negano la possibilità che questa fosse l’arma effettivamente usata.

In ogni caso, la situazione sarebbe degenerata a causa del dimenarsi della Kercher. La giovane sarebbe morta in una lunga agonia mentre i tre avrebbero provato a depistare la scena del crimine, rubandole innanzitutto i telefoni. Poi Guede sarebbe andato in una discoteca, mentre Knox e Sollecito a casa di quest’ultimo. La mattina seguente il tentativo di eliminare le tracce del delitto, rompendo anche la finestra dell’abitazione.

Nel corso degli anni, Guede cambierà versione riguardo la misteriosa figura china sul corpo di Meredith, affermando prima di essere sicuro fosse Sollecito, poi di essersi ricordato che in realtà fosse Amanda. Secondo il criminologo Carmelo Lavorino, la storia raccontata da Rudy sarebbe altamente contraddittoria e inattendibile, preparata come autogiustificazione dopo parecchio tempo.

Meredith Kercher

Per quanto riguarda Sollecito, alcune sue tracce si trovavano sul gancetto del reggiseno della vittima, ma venne ipotissato si trattasse di una contaminasione accidentale.

Il 3 ottobre del 2011, Amanda Knox e Raffaele Sollecito saranno entrambi assolti dalle accuse di omicidio e violenza sessuale. Tutto questo portò all’esclusione della prova come falsa, facendo cadere le accuse a Sollecito.

Ciò che risulta probabile è che gli inquirenti abbiano cercato di fretta di trovare tre papabili colpevoli, ignorando alcuni elementi a loro difesa e concentrandosi principalmente su alcune incongruenze e sull’aspetto morboso e sessuale della vicenda. Una tale miscela di personaggi in un luogo così tranquillo lasciava poco spazio ai temporeggiamenti.

Il coinvolgimento degli USA

Il nostro paese avrebbe potuto scagionare Amanda e Raffaele proprio a causa delle pressioni a cui era sottoposto da parte degli Stati Uniti, che erano più che certi dell’innocenza della Knox, al punto da paragonare il processo per il delitto di Perugia alla caccia alle streghe di Salem.

Addirittura vi fu un tentativo da parte di qualche criminologo straniero di imporsi sulle indagini, rifiutando ad esempio la possibilità che il coltello da cucina fosse addirittura compatibile alle ferite riportate da Meredith.

Inoltre, in America l’elettroferesi risulta dare segnali positivi se riporta picchi sopra 150, mentre quelli sotto 50 sono ritenuti da scartare, e quelli presi in esame per l’accusa erano tutti sotto questo livello. Proprio per questo motivo rinnegano la possibilità che su quell’arma vi fosse il DNA di Amanda.

Oggi Raffaele Sollecito lavora come ingegnere informatico e ed elettronico in una propria impresa che si occupa della commemorazione dei defunti sul web e anche nell’ambito della progettazione di siti internet, videogames e droni. Vive in Italia e dal 2016 è opinionista fisso della nuova trasmissione Il giallo della settimana, spin-off di Quarto grado. Amanda Knox è giornalista freelance per un giornale di Seattle.

Ciò che a noi restano sono solamente dubbi e tanto rammarico riguardo la morte ingiustificata di una povera innocente.

Scritto da Gaia Vetrano


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