Bones and All: la recensione sul film metafora della solitudine

di Nina D'Amato
Pubblicato: Ultimo aggiornamento il 5 Min.

Bones and all, un’opera indipendente che si spoglia di ogni elemento di genere, una dolce-amara metafora sull’emarginazione, sull’inadeguatezza dei suoi personaggi e che affonda le radici nel tema del cannibalismo. Una storia cruda, violenta, ma anche passionale e romantica, una ricerca sfrenata nel proprio io e di un posto nel mondo.

Bones and All debutta al cinema il 23 novembre sbaragliando la concorrenza con un incasso di 94 mila euro e con oltre 14 mila spettatori. La regia è di Luca Guadagnino che si trova ad affrontare il suo primo film americano. Affiancato dalla sceneggiatura di David Kajganich e con l’interpretazione singolare di Timothée Chalamet e Taylor Russell nelle vesti di protagonisti, il film trascina per regia, montaggio e ambientazione direttamente nei sobborghi dell’America degli anni 80. La pellicola è stata accolta alla 79 edizione della Mostra d’Arte cinematografica di Venezia e premiata con un Leone d’Argento alla miglior regia e il premio Mastroianni come Migliore Attrice Emergente a Tayllor Russell.

La metafora sulla solitudine e sull’emarginazione del diverso.

Bones And All è un viaggio on the road con uno stile che richiama i registi della Nouvelle Vague che raccontano l’autenticità, priva di moralismi, attraverso scorci nell’animo umano, paesaggi mozzafiato e telecamera alla mano.

Guadagnino sceglie di schierarsi ancora una volta dalla parte di chi vive ai margini della società e lo fa mescolando generi e registri. Torna con un canonico coming of age dalle note romantiche che si fondono con le immagini feroci e sanguinose di un horror. Capace di far vivere ogni emozione con intensità, il film è un’opera visiva straordinaria attraverso una ricostruzione accurata degli anni ottanta. Un’ambientazione e una società che sembrano ferme nel tempo raccontata attraverso le esperienze di due adolescenti, il cui mondo viene stravolto dalla carica esplosiva e dirompente che si prova in una fase di trasformazione e conoscenza di se stessi.

Bones And All è un film in grado di porre al centro il conflitto interiore di chi non viene compreso, di chi si sente rifiutato e non accetta o condanna la propria natura. La pellicola è un alternarsi di momenti dolci e viscerali tra i due adolescenti, alle prese con il primo amore, in grado di abbracciare e comprendere i bisogni dell’altro attraverso un percorso introspettivo di crescita e accettazione, e scene crude, malinconiche aggravate da momenti di grande frustrazione e dolore. Il tema del cannibalismo è uno strumento, una metafora sulla solitudine dei reietti, pertanto, ci viene proposto in modo universale e trattato come una patologia al pari di un qualsiasi altro disturbo.

La trama di Bones and All

Basato sull’omonimo romanzo di Camille DeAngelis ‘Bones and Allla pellicola racconta della storia di Maren una giovane ragazza che, dopo essere stata abbandonata da padre, si ritrova a dover sopravvivere da sola. Il suo passato viene raccontato attraverso un audiocassetta costringendo così la teenager faccia a faccia con se stessa. Durante il suo percorso incontrerà Lee, un giovane reietto vagabondo. I due inizieranno un’odissea lungo tutta l’America ricca di pericoli, insidie e stradine di provincia alla ricerca delle radici di Maren, di una causa scatenate di quel male per lei invalidante, ma che trova conforto in Lee.

Nonostante in Bones and All i protagonisti siano i due giovani, il personaggio che più desta inquietudine è il vecchio Sully (interpretato magistralmente da Mark Rylance) un’altra anima rigettata dalla comunità che spezzerà gli equilibri nella giovane coppia. Qui potrete trovare il trailer ufficiale del film al cinema dal 23 novembre

In conclusione

Bones and All è quindi un coming of age ricco di metafore che attraverso la bellezza dei paesaggi, le eleganti inquadrature, il cuore pesante e tormentato dei suoi protagonisti e un mondo brutale si fa carico di evidenziare la facilità con la quale l’uomo emargina il diverso e che per sentirsi capiti a pieno bisogna affacciarsi ad un’anima uguale. Una denuncia contro il conformismo che mette al centro il tema della diversità e dell’isolamento, un world building pulito e preciso, una colonna sonora immersiva che penetrano lo spettatore lasciando una sensazione agrodolce, riflessiva e nostalgica per quel periodo in cui desiderio, paura e caos ti portano a vivere e prendere a morsi la vita.

scritto da Nina D’Amato



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