Piombino, iniziati i lavori per il rigassificatore: è pericoloso?

di Chiara Caruso
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Negli ultimi giorni a Piombino sono iniziati i lavori per accogliere il primo rigassificatore, una nave che permetterà all’Italia di limitare l’acquisto del conteso gas russo. Ma cosa significa? Scopriamolo insieme.

Cos’è un rigassificatore

Un rigassificatore, come si può facilmente intuire dal nome, è un impianto che riporta un fluido, normalmente il gas naturale liquefatto o GNL, al suo stato gassoso. Dopo questo processo il gas può essere immesso nella rete di distribuzione nazionale ed essere finalmente utilizzato.

In particolare, il processo di rigassificazione prevede uno scambio di calore tra il GNL, trasportato a una temperatura di circa -162°C, e l’acqua di mare a temperatura ambiente. La grande differenza di temperatura tra i due liquidi permette uno shock sufficiente affinché il gas ritorni al suo stato originale.

Nel caso di Piombino si tratterebbe di una Rigassificatore galleggiante o Fsru, ovvero una nave di proprietà dell’azienda SNAM che gestisce e distribuisce il gas in tutta la penisola. La sua capacità di stoccaggio sarà pari a circa 170 mila metri cubi, con una media annua di 5 miliardi di metri cubi di gas naturale rigassificato.

I rischi

Il funzionamento del rigassificatore prevede il raffreddamento di una porzione di acqua di mare a causa della vicinanza con le serpentine in cui viene fatto fluire il gas naturale liquefatto. Questo cambiamento di temperatura preoccupa pescatori e ambientalisti: secondo loro comporterebbe un danneggiamento dell’ecosistema marino, unito anche al rilascio in acqua di cloro necessario ai fini del processo.

L’ingegnere Leonardo Brunori, esperto di gas naturale liquido, ha cercato di mettere a tacere le polemiche dando chiarimenti a riguardo:

Nessuno si preoccupa mentre gli stabilimenti balneari o gli hotel sulla costa svuotano le piscine per cambiare l’acqua. Stiamo parlando della stessa quantità di ipoclorito di sodio. Sono quantitativi minimi, analizzati e regolamentati. […] la differenza di temperatura si disperde subito, ed è un fenomeno solo locale. E non è tutto: il rigassificatore non funzionerebbe se l’acqua si raffreddasse in modo significativo.

Il rigassificatore di Piombino

Il porto di Piombino

Ma perché si è scelto proprio Piombino? La risposta è semplice: nell’Italia centro-settentrionale la richiesta di gas è maggiore rispetto al resto della penisola.

Gli enti locali sono molto preoccupati a causa delle dimensioni e dell’uso, soprattutto in periodo estivo, del porto di Piombino. Nella stagione turistica la città è un importante snodo per traghetti da e per l’Isola d’Elba, la Corsica e la Sardegna. Se il progetto del rigassificatore dovesse andare in porto, migliaia di turisti ogni anno si troverebbero ad avere un incontro molto ravvicinato con l’impianto in uso.

Le proteste

Nonostante il parere contrario degli abitanti e del sindaco della città, Francesco Ferrari, il commissario straordinario chiamato ad occuparsi del caso ha autorizzato l’inizio dei lavori.

Ferrari ha quindi annunciato che farà ricorso al TAR nonostante il tempo non sia in suo favore: la scadenza per la sua presentazione è fissata alla fine di novembre.

Inoltre bisogna ricordare che quello del rigassificatore di Piombino è un tema caldo a livello locale quanto nazionale: la necessità di non dipendere dal gas russo ha visto un duro confronto tra i vari partiti politici in tempo di elezioni.

Scritto da Chiara Caruso


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