Perchè non riusciamo a prevedere i terremoti?

di Alessio Pio Pierro
Pubblicato: Ultimo aggiornamento il 7 Min.

Il 6 Febbraio scorso nella provincia di Kahramanmaras, al confine tra Turchia e Siria, un primo terremoto di magnitudo 7.8 ed un secondo di 7.5 hanno fatto tremare il mondo intero. La situazione è risultata fin da subito catastrofica, tantochè è già stato definito come uno dei terremoti più violenti degli ultimi 100 anni.

Le attuali stime indicano più di 24.000 i morti, la maggior parte causate dal crollo degli edifici. Ma non ci sono stati solo danni a persone, pare che il terremoto abbia causato una spaccatura della faglia anatolica di ben 300 centimetri, deformando strade e binari dei treni. Alessandro Amato, dirigente di ricerca all’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) al corriere della sera ha affermato:

 «La situazione sismica in Turchia e in Siria continua ad essere critica. La scossa di lunedì con magnitudo 7.5 sulla placca anatolica (che ha provocato, secondo l’ultimo bilancio oltre 11mila morti in Turchia e Siria) si è distribuita per circa cento chilometri nella direzione est-ovest e nella zona centrale ha mostrato, sia pure in un’area limitata, uno spostamento di dieci metri».

Le 3 faglie sottostanti alla Turchia e lo spostamento della penisola

Ogni volta che accade un evento simile, le domande che ci sorgono sono sempre le stesse:

Perché non riusciamo mai a prevedere i terremoti? Perchè non riusciamo a far evacuare la gente in tempo per far si che si salvi?

Siamo troppo superficiali o è veramente difficile prevedere i terremoti?

Secondo l’US Geological Survey, molte delle persone che sono state colpite dal terremoto in Turchia vivono in strutture costruite in muratura, prive di strutture portanti in cemento armato.

Il sito di divulgazione scientifica Scienza in rete spiega:

«In uno studio pubblicato lo scorso marzo su Soil Dynamics and Earthquake Engineering, Arzu Arslan Kelam della Middle East Technical University, Ankara, suggeriva che il centro della città di Gaziantep avrebbe subito danni da medi a gravi se fosse stato colpito da un terremoto di magnitudo 6,5. Questo perché la maggior parte degli edifici esistenti sono strutture in mattoni di pochi piani costruite molto vicine l’una all’altra».

Nel 1999, ci fu un altro terremoto della stessa potenza di quello accaduto giorni fa, sempre in Turchia, precisamente nel Sud-est di Izmit. Uccise più di 17.000 persone e ne lasciò più di 250.000 senzatetto. A seguito di quella tragedia, il governo turco introdusse nuovi regolamenti edilizi e un sistema obbligatorio di assicurazione contro i terremoti. Tuttavia, molti degli edifici colpiti dal terremoto di questa settimana sono stati costruiti prima del 2000.

Molti geologi inoltre ritengono sia arduo prevedere eventi del genere per via della complessità attorno all’analisi che la crosta terrestre richiede. Si pensa però che grazie allo sviluppo di tecnologie di intelligenza artificiale si possa arrivare a predire il fenomeno in maniera rapida e veloce.  

Si spera che quest’ultimi potranno indicare data, luogo ed ora esatta dell’evento, ma a quanto pare la scienza si trova ancora a grande distanza da un risultato preciso.

«I terremoti si verificano in maniera molto rapida. E’ corretto dire che, allo stato attuale, non abbiamo alcuna capacità di prevedere un evento sismico».

Christine Goulet, direttrice dell’U.S. Geological Survey Earthquake Science Center (USGS).

La prevenzione è importante…

Non esiste un metodo per prevenire completamente un terremoto poiché è un evento naturale e inevitabile. Tuttavia,si possono fare alcune considerazioni per ridurre il rischio e le conseguenze di un terremoto:

  1. Identificare le zone a rischio sismico: informarsi sulle zone a rischio sismico e sulle probabilità di terremoti in quelle zone.
  2. Costruire edifici resistenti ai terremoti: costruire edifici seguendo i codici di costruzione antisismica e utilizzando materiali resistenti ai terremoti.
  3. Ispezionare gli edifici esistenti: ispezionare gli edifici esistenti per individuare eventuali parti deboli e rinforzarle.
  4. Creare una rete di allarme sismico: utilizzare una rete di allarme sismico per avvertire le persone prima dell’arrivo di un terremoto.
  5. Promuovere la cultura della prevenzione: promuovere la cultura della prevenzione attraverso l’educazione, la sensibilizzazione e la diffusione di informazioni sulla prevenzione dei terremoti.

…E anche il monitoraggio dell’attività sismica

Gli studiosi utilizzano diversi strumenti e tecniche per monitorare l’attività sismica e identificare le zone a rischio sismico. Tra le più utilizzate ci sono:

  • Monitoraggio della deformazione del suolo: viene misurata la deformazione del suolo utilizzando strumenti come GPS e inclinometri, in modo da identificare i movimenti delle faglie sismogeniche.
  • Monitoraggio della sismicità: vengono utilizzati sismografi per rilevare le onde sismiche generate dai terremoti. Questi dati vengono utilizzati per studiare la sismicità passata e identificare le zone a rischio.
  • Analisi della geologia locale: gli scienziati studiano la geologia locale e la storia sismica della zona in modo da identificare le faglie sismogeniche e prevedere il potenziale per terremoti.
  • Studi sullo stress delle rocce: viene studiato lo stress delle rocce in una determinata zona per prevedere se e quando potrebbero verificarsi scosse sismiche.

Non è per niente facile prevedere dei possibili terremoti

A causa della della profonda lentezza del movimento delle placche tettoniche che causano terremoti senza preavviso, gli studiosi, per evitare previsioni errate, hanno iniziato a dare maggior rilievo al calcolo delle probabilità che un evento sismico si verifichi, piuttosto che cercare di prevedere le singole scosse.  

Tramite modelli statistici, si è quindi in grado di stimare la possibilità che un terremoto si verifichi in futuro. Ma sfortunatamente, a differenza del sistema di predizione degli eventi metereologici, non c’è ancora stato un ingente sviluppo delle tecnologie per prevedere precisamente l’arrivo di un terremoto. Rispetto a 50 anni fa però riusciamo ad avere certezze di quando possa verificarsi tale evento e di sicuro grazie ad esso, abbiamo salvato molte più vite umane e questo sembra essere già tanto per gli strumenti che abbiamo in mano.

Scritto da Alessio Pio Pierro e Francesco Cocco


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