Perché Giorgia Meloni era in Etiopia?

di Mirko Aufiero
Pubblicato: Ultimo aggiornamento il 5 Min.

Un “piano Mattei” per l’Africa: la visita di due giorni in Etiopia della presidente per espandere la presenza italiana nel Corno d’Africa

Si è conclusa oggi la visita di Giorgia Meloni in Etiopia, dopo due giorni di incontri col primo ministro etiope Abiy Ahmed e il presidente somalo Hassan Sheikh Mohamud dalla grande importanza strategiaca.

Numerosi i temi trattati durante il viaggio: dalla questione migranti, agli aiuti economici al paese africano, fino ad arrivare all’annuncio di un “piano Mattei” per l’Africa.

Più Italia in Etiopia (e in tutta l’Africa)

Giorgia Meloni in Etiopia per rilanciare l'azione dell'Italia in Africa orientale

La visita della presidente in Etiopia non è casuale: infatti, il paese africano rappresenta un importante snodo attraverso il quale i migranti raggiungono la Libia, da dove poi provano ad arrivare in Europa.

La stabilità politica ed economica del paese diventano allora fondamentali per gestire i flussi, motivo per cui l’Italia si è impegnata a fornire aiuti all’economia etiope: sul piatto un accordo triennale di 140 milioni di euro in aiuti. 100 in prestiti e 40 a fondo perduto.

Tuttavia, quello dei flussi non è l’unico motivo che ha spinto Meloni in Africa: in Etiopia opera Webuild, importante azienda di costruzioni partecipata dallo stato, coinvolta nella costruzione di diverse infrastrutture. Tra queste è presente la diga GERD, la più grande dell’Africa, costruita a partire dal 2011 sul Nilo Azzurro.

La presenza italiana ed europea risulta fondamentale anche per invertire una tendenza degli ultimi anni: la progressiva penetrazione di Russia e Cina nel continente africano.

I due giganti sono impegnati da anni in una azione di neo-colonialismo in buona parte del continente, dall’ovest, dove opera la Wagner russa, al centro e all’est, dove la Cina ha stretto accordi per sfruttare le materie prime dei paesi locali in cambio della costruzione di infrastrutture.

Il piano Mattei per l’Africa

Giorgia Meloni in Etiopia: "Storiche relazioni tra i nostri Paesi, intendo rafforzarle"

Meloni ha inoltre dichiarato di avere in mente un “piano Mattei” per l’Africa (dal nome del famoso dirigente dell’Eni che negli anni ’60 era uno degli uomini più influenti in Italia).

Sarà presentato ad ottobre, e prevederà una serie di investimenti per sostenere diversi paesi strategici dell’Africa, tra cui la Tunisia, altro snodo fondamentale per le migrazioni. Intervistata dai giornalisti, la presidente ha così descritto la sua visione:

«Penso che il piano Mattei produca molto più dello sforzo che richiede, per l’interesse nazionale italiano, per l’interesse europeo, per la stabilità di un continente, (quello africano, ndr), sul quale forse negli ultimi anni non abbiamo fatto abbastanza e che oggi vede l’ingresso di attori diversi. E io credo che nell’opera di stabilizzazione e di sviluppo dell’Africa un ruolo forte dell’Italia e dell’Europa sia opportuno».

Meloni ha poi aggiunto:

«L’Etiopia è un Paese con il quale l’Italia vanta storiche relazioni importanti, che io intendo rafforzare ulteriormente. Sono molte le materie sulle quali discutere, quella migratoria è una conseguenza. Ma qui sono presenti le nostre aziende con i loro investimenti, con infrastrutture che sono riferibili a quelle che io chiamo il piano Mattei per l’Africa».

Per una durevole stabilità in Europa

Meloni in Etiopia: "A ottobre il piano Mattei per l'Africa"

L’Italia però non è l’unico paese ad aver fatto visita all’Etiopia: a marzo si era recato in visita il segretario di Stato americano Antony Blinken, e sono previste a breve anche le visite del cancelliere tedesco Scholz e del presidente francese Macron.

Tutte queste visite sono volte ad assicurare la stabilità nell’area, interessata negli ultimi due anni da una guerra civile nella regione del Tigrè, nel nord dell’Etiopia.

La guerra ha provocato decine di migliaia morti, e dopo due due anni di conflitto, terminato ufficialmente a novembre 2022 (nonostante siano ancora presenti scontri armati), si contano 823mila rifugiati e oltre 4 milioni di sfollati.

Fonti: Corriere della Sera, Il Post, Ansa, Rai News, Il Sole 24 Ore

Scritto da Mirko Aufiero


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