Ad oggi l’espressione “il dado è tratto” viene usata per dichiarare una decisione irreversibile, dalla quale, quindi, è impossibile retrocedere.
Vi siete mai chiesti da dove deriva? Ho una buona notizia per voi, siamo qui per spiegarvelo.
“Il dado è tratto”: quella volta in cui lo disse Giulio Cesare
“Alea iacta est”
Giulio Cesare pronunciò queste tre parole, il quale significato letterale è: il dado è tratto, nell’accezione di “il dado è stato tirato”.
E’ la notte del 10 gennaio del 49 a.C. e Giulio Cesare ha già preso la sua irrevocabile decisione: egli attraverserà il fiume Rubicone alla volta di Roma con le sue truppe, violando l’editto che impediva di attraversare il fiume armati, fiume che rappresentava anticamente il confine settentrionale dei territori italici, appartenenti dunque a Roma. Alle prime luci dell’alba ebbe inizio la seconda guerra civile tra i cesariani e gli ottimati fedeli al Senato e a Pompeo.
Il Rubicone e il divieto di oltrepassarlo
Il Rubicone è un antico e piccolo fiume che scorre nell’Italia settentrionale, tra Rimini e Cesena. Ad oggi non abbiamo informazioni sufficienti per stabilire se si tratti dello stesso fiume attraversato da Cesare, dal quale prende il nome e che ebbe un ruolo essenziale nell’antica Roma. Nella Roma tardo repubblicana il Rubicone rappresentò, tra il 59 ed il 42 a.C., il confine tra i territori italici e la Gallia Cisalpina. Era per questo vietato ai Generali attraversarlo con un esercito armato.
Il Senato romano diede l’ordine a Cesare di lasciare il proconsolato della Gallia, di abbandonare il suo esercito e di tornare a Roma. Il Senato, a detta di Cesare, si era avvicinato al suo rivale Pompeo e temeva. quindi, la personalità repubblicana dal Generale. Per tale motivo Cesare non diede ascolto a questo ordine, lanciando il suo dado e cambiando per sempre la Storia.
Scritto da Costanza Maugeri
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