Perché c’è una risalita dei prezzi del carburante?

di Giorgia Lelii
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Oramai, dal 1o gennaio, ogni automobilista italiano avrà notato la vertiginosa risalita dei pressi del carburante. Quotazioni, speculazione, inflazione. I motivi sono vari e nessuno ancora completamente affermato. Qual è la vera ragione del rincaro?

Considerando il fatto che il Governo Meloni abbia reciso del tutto lo sconto sulle accise (ossia di imposte fisse al litro che gravano sul prezzo finale) che il Governo di Mario Draghi aveva introdotto per calmierare i forti rincari all’inizio della guerra in Ucraina, il motivo principale potrebbe essere questo.

Per “affossare” l’ipotesi, vari membri del governo, come il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini e il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin, hanno accusato gli operatori di speculare sul prezzo della benzina. Infatti, le quotazioni starebbero salendo più del normale aggiustamento a causa dell’aumento delle accise

In realtà, emerge che in questi giorni sono aumentati esattamente di quanto ci si attendeva, ossia di un valore pari all’aumento delle accise sul carburante. Quindi incolpare gli operatori sarebbe stata una mossa strategica. Parte di una strategia per cercare di riacquistare il perduto consenso, dopo un’azione così impopolare.

Tutte le principali istituzioni internazionali (Banca Centrale Europea, Fondo Monetario Internazionale, Commissione Europea), hanno sollecitato i governi ad andare incontro alle fasce di popolazione più povere. E un modo era proprio lo sconto sulle accise, rimosso. Tuttavia, mantenere questi provvedimenti rivolti al pubblico generale era visto da molti come una sorta di incentivo al consumo. In quanto, di fatto ciò avvantaggiava anche le fasce più ricche.

Secondo le elaborazioni di “Quotidiano energia” il prezzo medio della benzina servito sale a 1,965 euro. Mentre quello del diesel sale a 2,023 euro al litro. Il prezzo medio nazionale della benzina in modalità self è 1,821 euro al litro, del diesel self è a 1,879 euro al litro.

Prima del 31 dicembre un litro di benzina costava 1,62 euro, di cui 87 centesimi erano accise e IVA (il 54% del prezzo finale), mentre il resto era composto dal costo industriale della benzina. Nella rilevazione sulla prima settimana di gennaio, il prezzo finale è di 1,81 centesimi, di cui 1,05 euro solo di accise e IVA (il 58% del prezzo finale). Dunque, il prezzo al netto delle accise, ossia quello industriale su cui effettivamente gli operatori possono “speculare”, è stato addirittura leggermente più basso.

Leggermente diverso è il ragionamento per le pompe in autostrada. In quel caso, gli operatori pagano un canone al gestore dell’autostrada e hanno costi del personale mediamente più alti. Secondo Staffetta Quotidiana il prezzo medio in autostrada della benzina in modalità servito è stato di 2,171 euro mentre al self service costa 1,912 euro al litro. Per il gasolio in autostrada si spendono 1,963 euro al litro per il self e 2,223 per il servito.

Non solo non c’è speculazione. Addirittura le compagnie hanno aumentato meno di quello che avrebbero dovuto dal primo gennaio e adesso stanno semplicemente recuperando. Esiste da sempre il luogo comune circa il fatto che i prezzi del carburante aumentino velocemente quando aumentano tasse o petrolio, mentre vanno piano al ribasso per gonfiare il margine. Certo, ci sono a volte ritardi, ma alla lunga si compensano quelli al rialzo e al ribasso.

Davide Tabarelli, economista ed esperto di energia.

Scritto da Giorgia Lelii

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