Patto Briand-Kellogg: la guerra messa al bando

di Emanuele Lo Giudice
5 Min.

Era il 27 agosto 1928 quando, nel Salon de l’horloge a Parigi, venne firmata la “rinuncia alla guerra”. Di che si tratta? E quali risvolti ha avuto tale evento?

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Trattato di rinuncia alla guerra.

[…] they condemn recourse to war for the solution of international controversies, and renounce it, as an instrument of national policy in their relations with one another

Recita così il primo articolo del Patto Briand – Kellogg, firmato nell’agosto del 1928, dieci anni dopo il termine del primo conflitto mondiale. Nato da una proposta dal Ministro degli Estero francese Briand all’allora Segretario di Stato statunitense Kellogg, quest’ultimo lo trasformò in un accordo multilaterale.

Quindici i firmatari originari, tra i quali figura anche il Regno d’Italia, ai tempi già sotto il regime fascista. Quel 27 agosto anche la Germania firmò il patto, rigettando assieme agli altri Paesi firmatari l’idea della guerra come strumento per risolvere le controversie internazionali. Sarà proprio la Germania, undici anni dopo, a far cadere rovinosamente l’Europa e il mondo in uno dei conflitti più drammatici della storia umana.

Per quanto importante, il patto non debellò definitivamente la guerra, quel che sia il significato che ad essa si attribuisce. Lacune, mancanze e poca chiarezza hanno reso il Patto del 1928 più simbolico che pragmatico. Ma perché?

Quali problemi?

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La mancanza delle sanzioni rendeva il patto poco attualizzabile, non essendovi presenti alcune ritorsioni nel caso di violazione. Solo nel Preambolo si accenna qualcosa, ma si fa riferimento alla perdita dei benefici nei confronti delle altre potenze firmatarie.

A tale questione si ricollega una seconda problematica, ossia la valenza dei principi solo per i Paesi firmatari. Di conseguenza, la rinuncia alla guerra non si applicava nei confronti di Paesi terzi, rimasti volontariamente al di fuori del trattato.

Nonostante la rinuncia alla guerra come strumento di risoluzione delle controversie tra i Paesi, questi ultimi erano consapevoli che non si potesse completamente eliminare. Nel trattato non si fa riferimento alcuno né alle rappresaglie armate, né tantomeno alla legittima difesa. Tali mancanze, nonché la brevità del trattato (3 articoli) e il mantenimento dell’integrità del concetto di autodifesa, hanno reso poco possibile arrivare ad un completo rigetto della guerra.

Attuazione e prospettive future sulla guerra?

Sulla questione “guerra” l’opinione pubblica si divide, c’è chi alla considera intrinseca alla natura umana, chi la considera evitabile. Alcuni l’hanno considerata e la considerano tutt’oggi come “necessaria”. Ad oggi la guerra esiste ancora, sebbene nel tempo abbia preso connotazioni diverse da quella che era la convenzionale guerra del ‘900 o da quelle che erano le battaglie dei secoli precedenti. Lo viviamo oggi e lo viviamo da sempre, ogni giorno, in qualche parte del mondo, una guerra è in corso. Forse è inevitabile. Nonostante con il Trattato Briand – Kellogg nel 1928 si sia tentato di metterla al bando, e a parole scritte così è stato, ad oggi ancora si fa fatica ad immaginare una completa illegalità di tale evento. Rimane impossibile da dimenticare, però, che nel corso dei decenni la quantità (numerica) delle guerre è andata affievolendosi. La domanda che rimane è: sarà mai possibile mettere al bando la guerra? O meglio, sarà mai possibile disciplinarla ed eliminarla definitivamente? Ad oggi, purtroppo, la risposta rimane vaga, così come vaga è rimasta dopo il 1928. E la storia, infatti, ce lo ha più volte insegnato.

Fonti: Yale.edu, Treccani, JSTOR, “Gli internazionalisti. Come il progetto di bandire la guerra ha cambiato il mondo” (Hathaway – Shapiro)

Scritto da Emanuele Lo Giudice


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