L’industria della moda non è mai stata esente da scandali a livello globale.
Partendo dalle vite discutibili di molti stilisti, segnate da genio e sregolatezza, quando lo scopo di una tua collezione o campagna pubblicitaria è quello di provocare per lanciare un messaggio, il rischio di superare il limite del buon gusto e dar vita a un vortice mediatico è sempre nell’aria.
La moda provocatoria

È successo nel 2019, quando Gucci con l’idea di “rappresentare la versione più estrema delle costrizioni che la società ci impone” – queste le parole usate dalla maison e dall’ormai non più direttore creativo Alessandro Michele nel comunicato di scuse – ha fatto sfilare modelli con uniformi e camice di forza.
La felpa con il cappio di Burberry riscosse il medesimo risultato: il capo, presentato come parte della collezione “Tempest”, valse le accuse di aver reso il suicidio qualcosa di glamour e “alla moda”. L’errore – o orrore – è anche qui evidente e Marco Gobbetti, amministratore delegato, ha subito dato le sue formali scuse.
Per non parlare delle innumerevoli tragiche campagne promozionali a sfondo razzista di Dolce e Gabbana. Ultima ma non per importanza quella del 2018: per sponsorizzare la sfilata che si sarebbe tenuta quell’anno a Shanghai, il duo aveva ben deciso di pubblicare un video dove una modella provava a mangiare con delle bacchette cinesi specialità siciliane, apparendo in evidenti difficoltà. Il tutto accompagnato da innumerevoli stereotipi sui cinesi. Inutile dire che la Cina non dimentica.
Il passaggio di testimone: da Cristóbal Balenciaga a Demna Gvasalia
Quest’anno nel vortice si è ritrovato Balenciaga. Cristóbal Balenciaga fondò il brand nel 1917 rendendolo negli anni successivi il simbolo dei volumi inediti, delle simmetrie azzardate e dei contrasti cromatici, riuscendo a uscire fuori dagli schemi di femminilità che negli anni 40 veniva espressa tramite i bustini e le gonne a ruota di Christian Dior. Così il marchio è diventato il simbolo dell’anti convenzionalità: Balenciaga si oppone ai trend, perché è meglio andare controcorrente che “prostituire il proprio talento”, come diceva quel genio di Cristóbal.

Oggi al suo posto si trova Demna Gvasalia, direttore creativo della maison dal 2015. Quest’ultimo si è sempre visto più interessato al prêt-à-porter, dando al brand un’impronta streetstyle inedita eppure, come sottolinea la stessa Cassie Davies-Strodder, curatrice del dipartimento Fashion and Textile del Victoria and Albert Museum di Londra, Gvasalia e Balenciaga “sono accumunati da un atteggiamento simile nei confronti del sistema moda e della stampa e non temono di sfidare le norme. Condividono anche un simile approccio al corpo. Demna Gvasalia lo tratta a 360° e dispone di quella sicurezzatecnica nel tagliare e montare che si ritrova nell’opera di Balenciaga”.
Gvasalia è sempre risultato provocatorio con le sue collezioni. Le cose o si fanno in grande o non si fanno: così in passerella sfilano sneakers simili alle Converse imbrattate e piene di fango e graffi, borse a forma di sacchi della spazzatura, ancora meglio se in mezzo alla tempesta di neve – come nella FW 22/23 – o al fango – SS 22/23.
L’immorale campagna Balenciaga Objects
Arriviamo così all’ultima campagna promozionale intitolata “Balenciaga Objects” del brand. Doveva essere la campagna del cuore di Demna ma si è rivelata un enorme disastro. Gli scatti, realizzati dalla mano del fotografo italiano Gabriele Galimberti, erano volti a sponsorizzare borse e accessori del brand in vista di Natale.

L’errore di valutazione è evidente: cosa ci fanno negli stessi scatti assieme delle bambine e dei peluche a forma di orsacchiotto vestiti con completini bondage? Come la Treccani stessa definisce la pratica del sadomaso, questa consiste nel “legare o immobilizzare il partner, consenziente”. C’era mai bisogno di immortalare assieme il mondo dell’infanzia, innocente e puro, con attività che non hanno nulla di tutto questo?
Queste rientrano nella serie fotografica di Galimberti nominata “Toy Stories” che riguarda “un’esplorazione di ciò che le persone collezionano e ricevono come regali” come detto dall’artista stesso. Un viaggio che però ha portato solo ad accuse di pedopornografia nei confronti di Balenciaga, soprattutto se accostato alla precedente campagna promozionale, sempre di quest’anno, della collezione Primavera Estate 2023 in collaborazione con Adidas, a cui anche Bella Hadid e l’attrice Isabelle Huppert hanno partecipato.
Un secondo scandalo legato alla pedopornografia
Questa volta il fotografo è Chris Maggio e il set la Borsa di New York. Le modelle posano come se fossero delle autorevoli donne d’affari, mettendo in risalto le celebri borse del brand. Eppure, zoom alla mano, l’intervento di Dietprada è stato fondamentale per ritrovare nuovi dettagli decisamente macabri. Uno degli scatti più controversi riguarda proprio una Hourglass, una delle borse più iconiche del marchio, adagiata sopra una pila di documenti sparsi. Tra questi compare lo stralcio di una sentenza del 2008 che, come riporta la fonte, ribadisce “la promozione o la pubblicità della pornografia infantile come crimine federale non protetto dalla libertà di parola”.
Nel set della foto della Huppert invece appaiono sullo sfondo dei libri. Il primo tra tutti è quello del fotografo Michael Borremans, il cui lavoro ha sempre incluso bambini e adulti nudi coinvolti in eventi violenti, tra cui anche il cannibalismo. Per concludere, in una targa compare il nome di John Fisher, che nel 2018 è stato processato per aver molestato sua nipote.
Alla luce di quanto successo, per le festività tra le retrovie del brand sembra chiaro come non fioccheranno auguri e abbracci, ma campagne legali e accuse. Risulta normale chiedersi: dov’erano i responsabili del set? Com’è possibile siano stati approvati questi documenti? Perché nessuno ha pensato al caos che questi scatti avrebbero causato? Ma soprattutto, Demna, che è sempre stato attento alla lotta per i diritti umani, dov’era?
Perché di tempesta mediatica si sta parlando. Su social come TikTok e Twitter fioccano le accuse di pedopornografia nei confronti di Balenciaga. Per molti, è stata deliberata la scelta di porre materiali del genere all’interno degli scatti e non dettata di errori da parte dello staff. Così aumentano i video di condanna, seguiti da clip di gente che tagliano le felpe da loro acquistate o danno fuoco alle borse. Atti estremi che danno voce al malcontento del popolo del web.
Le scuse
Alle nostre domande nessuno ancora risponde, ma da Demna stesso arrivano le scuse a nome di tutto il marchio. “Ci scusiamo sinceramente per qualsiasi offesa abbia potuto arrecare la nostra campagna di Natale – ha scritto Demna su Instagram. – I nostri peluche a forma di orsetto non avrebbero dovuto essere presentati accanto a dei bambini in questa campagna. Abbiamo immediatamente rimosso la campagna da tutte le nostre piattaforme”. Mentre per quanto riguarda la campagna in collaborazione di Adidas “Ci scusiamo per aver messo in mostra documenti inquietanti nella nostra campagna. Abbiamo a cuore questo tema e ci muoveremo legalmente contro le parti responsabili della creazione del set includendo oggetti non approvati nella nostra campagna Primavera-Estate 2023. Condanniamo fortemente l’abuso sui bambini in ogni forma. Ci schieriamo a sostegno del benessere e la sicurezza dei bambini”.
Chris Maggio non ha ancora proferito parola, mentre Galimberti ha dichiarato a Newsweek “Non sono nella posizione di commentare le scelte di Balenciaga, ma devo evidenziare che non sono stato assolutamente coinvolto nella scelta dei prodotti, dei modelli (le bambine, ndr) né della loro stessa associazione”.
E Kim Kardashian? Perché si parla di una sua forte reazione?
In merito alla vicenda ha preso parola Kim Kardashian, che da anni intrattiene rapporti di lavoro con il brand. “Sono stata zitta negli ultimi giorni, non perché non fossi disgustata e indignata” – ha sottolineato sui social – “Volevo un’opportunità per parlare con il loro team per capire come è potuto accadere”.
Poi ha aggiunto: “Come madre di quattro figli, sono stata scossa dalle immagini inquietanti”.

Kim Kardashian si è detta contraria a “qualsiasi tentativo di normalizzare gli abusi sui minori di qualsiasi tipo”. “La sicurezza dei bambini deve essere tenuta con la massima considerazione e qualsiasi tentativo di normalizzare gli abusi sui minori di qualsiasi tipo non dovrebbe avere posto nella nostra società, punto”, ha così concluso. Per quanto riguarda il suo futuro con il brand, questo sarà rivalutato.
L’ultima mossa di Balenciaga risale a venerdì 25 novembre: la maison avrebbe intentato una causa da 25 milioni di dollari contro la società di produzione North Six Inc. e lo scenografo Nicholas Des Jardins insieme a tutto lo staff da loro assunti per la campagna in collaborazione con Adidas. Secondo Susan Scafidi del Fashion Law Institute, la mossa sarebbe deliberata a mostrare come al marchio non interessi solo l’ingente perdita economica, ma piuttosto a condannare apertamente quanto accaduto.
Che dire, aspettano delle vacanze di Natale frizzanti a Demna Gvasalia. Ci auguriamo che la campagna per San Valentino sia un po’ meno controversa, magari basata su qualche semplice rom-com. Sempre se la farà.
Tranquillo Demna, magari il prossimo Natale avrai più fortuna.
Scritto da Gaia Vetrano
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