Orfeo ed Euridice: la storia di un amore fatale

di Giorgia Lelii
Pubblicato: Ultimo aggiornamento il 7 Min.

La storia di Orfeo ed Euridice è solo una parte del ben più articolato mito greco di Orfeo. La storia dei due amanti è raccontata da Ovidio nelle sue Metamorfosi. Orfeo è un poeta e musicista divino, figlio del re di Tracia Eagro e della Musa Calliope. Ha imparato a suonare dalle Muse, con la lira che il dio Apollo stesso gli ha donato. Ogni creatura amava Orfeo per le sue doti artistiche: la poesia e la musica che produceva con il suo strumento affascinava chi lo ascoltava. 

Un amore… velenoso

Grazie a questa sua incredibile dote, il poeta compì opere al di fuori del normale. Ad esempio, partecipò alla spedizione degli Argonauti: quando la nave Argo stava approcciando l’isola delle Sirene, Orfeo suonò la cetra, e la dolcezza del suono impedì ai compagni di cadere nel tranello dei mostri. Al ritorno dal viaggio, il poeta sposò Euridice, ninfa figlia di Nereo e Doride: l’unica donna che lui abbia mai amato.

“La primavera” (Euridice viene morsa da un serpente), Delacroix

Tuttavia, il destino aveva previsto tutt’altro che il lieto fine per il loro amore. Nel mezzo del cammin della loro felicità s’interpose Aristeo, figlio di Apollo: infatti, egli è perdutamente innamorato della ninfa. Un giorno, nei pressi di Tempe, nella vallata del fiume Peneo, Euridice incontrò Aristeo e non ne ricambiò l’amore: a quel punto, il semidio cercò di violentarla. Spaventata, la donna scappò nell’erba alta: un serpente la morse alla caviglia, il veleno si propagò rapidamente nel corpo e fece morire Euridice.

Orfeo si disperò terribilmente per la morte della sua amata: produsse diverse canzoni cariche di dolore, che commossero tutte le ninfe, gli dei e persino le Erinni. Preso dal folle dolore della perdita, scelse di compiere la più incredibile di tutte le sue imprese: discendere nell’Ade e riportare in vita Euridice. Nello specifico, dovette raggiungere i sovrani dell’Oltretomba, Ade e Persefone: egli era consapevole della pericolosità del regno per un mortale come lui. Comunque, l’amore inestinguibile che provava per la moglie era un ottimo carburante a dargli grinta e forza.

La discesa agli Inferi

Ma cos’è una storia d’amore senza intrighi e pericoli? Uno schifo, ve lo dico. Il primo ostacolo che Orfeo affrontò fu il traghettatore infernale per eccellenza, Caronte (il nostro amico Dante ne sa qualcosa): con la propria musica, il poeta convinse il vecchio burbero ad accompagnarlo sull’altra riva dello Stige. Il secondo ostacolo è il cane a tre teste, Cerbero: allo stesso modo, Orfeo riesce a metterlo a cuccia e a passare.

Finalmente, egli raggiunse Persefone e Ade e li pregò di restituirgli l’amata Euridice. La regina, intenerita dall’amore del mortale, acconsentì al suo desiderio. Tuttavia, gli impose una condizione: durante il tragitto verso il mondo dei vivi, Orfeo non si sarebbe dovuto girare a guardare la donna, per nessun motivo. Inoltre, Ermes sarebbe stato presente a controllare che il patto venisse rispettato.

I due innamorati cominciarono il cammino verso il mondo terrestre. Euridice, però, non a conoscenza del patto fra il suo amato e la dea, continuò a chiamarlo in maniera malinconica, pregandolo di voltarsi e guardarla. Pieno di dolore e risentimento, Orfeo non le obbedì e camminò in maniera ritta. Quando raggiunsero la luce, il giovane era convinto che entrambi fossero usciti dagli Inferi, così si voltò.

Euridice, invece, avendo avvertito una fitta di dolore alla caviglia (dove il serpente l’aveva morsa in vita), si fermò e non superò l’uscita come Orfeo (altre versioni riportano che lui non abbia resistito alla tentazione di guardarla). E così fu proprio il giovane a mettersi con le spalle al muro: ruppe la condizione di Persefone e vide Euridice scomparire per sempre nell’Oltretomba.

La fine di Orfeo: Ovidio o Virgilio?

La conclusione del mito può prendere due strade, pur molto simili tra loro.

“Orfeo ed Euridice”, Frederic Leighton

Secondo Ovidio, nelle Metamorfosi, Orfeo pianse dal dolore per sette giorni. Poi morì dilaniato dalle Menadi, infuriate con lui poiché iniziò ad essere attratto dagli uomini

Secondo Virgilio, invece, che lo descrive alla fine delle sue Georgiche, Orfeo pianse per ben sette lunghi mesi, continuando a suonare la sua lira tristemente. Successivamente, le donne dei Ciconi lo uccisero, infuriate per la fedeltà del giovane verso la sposa scomparsa. Dopo la sua morte, i campi Elisi (una specie di Paradiso) lo accolsero benevolmente.

Ad ogni modo, qualsiasi versione scegliate, la fine del nostro Orfeo è comunque la stessa. Si narra che la testa di Orfeo viene staccata dal suo corpo e gettata nel fiume Ebro. Si narra che la sua testa, pur se separata dal corpo, continui a cantare tristemente le canzoni e le poesie scritte per Euridice.

Nelle prossime edizioni vedrò di trovarvi un mito d’amore più tragico e drammatico di questo. Sike, non penso sia possibile.

Scritto da Giorgia Lelii


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