Nuove ipotesi sull’implosione Titan a quasi un anno dalla tragedia

A rivelare le nuove prospettive, uno studio dell'Università di Houston, Texas.

di Dudnic Radu
Pubblicato: Ultimo aggiornamento il 4 Min.

Il 18 giugno 2023, il sommergibile subacqueo Titan, progettato per raggiungere profondità di circa 3.800 metri, è svanito nelle profondità oceaniche durante una spedizione turistica al relitto del Titanic. Il 22 giugno, si apprende che il sommergibile Titan è imploso. Morte immediata per i 5 passeggeri a bordo. Il coronamento di un sogno verso un’escursione al famoso relitto, organizzata dalla società statunitense OceanGate, si è trasformato in un incubo. Oggi insorgono nuove ipotesi sull’implosione Titan.

A poco meno di un’anno di distanza dall’accaduto, un team di ricercatori dell’Università di Houston si propone di fare luce sulle cause dell’incidente. Difetto strutturale? Errore umano? Malfunzionamento tecnico? Le ipotesi si rincorrono, alimentando l’angoscia di chi ha seguito la vicenda da vicino. Sebbene diverse ricostruzioni 3D ci hanno permesso di farci un’idea sulla tragica fine di questo sommergibile, il modo esatto in cui l’implosione si sarebbe verificata, è sempre rimasto elusivo. 

US Navy's nuove scoperte! studio università Houston

© Navy Productions| Youtube

Nuove ipotesi sul sommergibile Titan | Possibili danni accumulati

Houston, Texas (USA). Un’analisi scrupolosa dei dati e dei resti del sommergibile porta alla ricerca di una tesi che possa svelare un frammento di verità in più.

Il team ha iniziato con un’analisi minuziosa della struttura del sommergibile. Ogni curva, ogni angolo, ogni piccolo difetto è stato tracciato e catalogato in un elaborato modello tridimensionale.

«Grazie a questo lavoro, le equazioni hanno dato risultati chiari sulla resistenza media all’instabilità delle strutture. L’integrità del Titan potrebbe essere stata compromessa dai danni al materiale utilizzato per lo scafo, accumulati durante i numerosi viaggi compiuti prima del collasso». – spiega il professor Roberto Ballarini del Dipartimento di ingegneria civile e dell’ambiente all’Università di Houston e co-autore dello studio.

Nuove ipotesi sul sommergibile | Aspetti morfologici

L’indagine prosegue su nuove prospettive. Vengono riconsiderati alcuni aspetti morfologici dei piccoli sommergibili cilindrici “a pareti sottili”. Mai prima d’ora si era ipotizzato che una minima difformità geometrica potesse aver avuto un ruolo tanto determinante nel destino del Titan. Secondo gli studiosi texani, queste imperfezioni, sottoposte all’enorme pressione delle profondità oceaniche, potrebbero aver agito come un punto di innesco. Una serie di cedimenti alla massiva pressione esterna, con effetto immediato, avrebbe trasformato il sommergibile in una bomba a orologeria.

«Se lo scafo del Titan avesse avuto danni del genere alle estreme compressioni sperimentate durante le ultime immersioni la sua rigidità e la sua resistenza sarebbero diminuite in modo significativo, portando all’esito catastrofico della missione».

Ma c’è ancora dell’altro. Il sommergibile Titan, un ibrido di titanio e fibra di carbonio, potrebbe aver pagato il prezzo della sua ambizione. Parliamo in questo caso del collegamento tra la sensibilità della fibra di carbonio in correlazione con le “micro-instabilità“.  Vale a dire microscopiche e impercettibili crepe sulla silhouette della carcassa del Titan in fase di fabbricazione – o forse – andatesi a formare con l’utilizzo dello scaffo. Il rapporto causa-effetto avrebbe portato al cedimento strutturale, dove a cascata le pareti avrebbero ceduto definitivamente.

Ad oggi, OceanGate Expeditions ha sospeso tutte le operazioni esplorative e commerciali.

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