La conoscenza è nella nostalgia. Chi non si è perso, non ne possiede.
Pier Paolo Pasolini (citazione introduttiva al film)
Trama
Felice Lasco torna nella sua Napoli dopo quarant’anni vissuti in Medio Oriente, riscoprendo i suoi luoghi del passato, ritrovando i suoi cari e venendo inseguito da oscuri ricordi, più vicini di quanto egli ricordasse.
Recensione

Il regista Mario Martone torna al cinema per il secondo anno consecutivo (dopo Qui rido io, 2021) e, più in particolare, torna nella sua Napoli con un ritratto nostalgico unito al realismo sociale, che ha ricevuto ben 5 candidature ai David di Donatello 2023.
Tratto dall’omonimo romanzo di Ermanno Rea, Nostalgia unisce il tema della riscoperta di sé a quello che è uno spaccato sociale del quartiere Sanità di Napoli.
Il protagonista, interpretato da Pierfrancesco Favino, ritorna infatti dopo ben quarant’anni nella sua città natale, che aveva abbandonato da ragazzo a seguito di una rapina finita male. Egli è l’emblema del riscatto, un ragazzo che era quasi ormai perso nella strada del crimine organizzato ma che, grazie anche alla severità di uno zio, riesce ad evaderne e a rifarsi una vita. In antitesi vi è invece Oreste, con il quale ha condiviso la sua gioventù, che, dopo aver materialmente ucciso l’uomo che i due avevano rapinato, diviene un temutissimo e misterioso boss del quartiere.

La scelta stilistica di Martone è orientata verso colori prettamente freddi e scuri, che si uniscono a colori accesi e vivi che caratterizzano le memorie del protagonista.
Nostalgia è infatti costellato da flashback proposti dal regista alla maniera di visione di una vecchia pellicola, che interrompono momentaneamente la linearità della narrazione presente. Esse, unite alle affascinanti passeggiate che Felice compie per le strade di Napoli per ritrovare il sé di quaranta anni prima, trasmettono molto bene le sensazioni che già il titolo Nostalgia farebbe immaginare.
D’altronde, il ritorno a Napoli di Felice getta l’uomo in uno stato di smarrimento, in quanto, con forte sensibilità, egli non riesce a trattenersi dinanzi l’impulso istintivo di ricercare il proprio passato: è per questo motivo, per esempio, che il protagonista cerca di rifare quelle attività che fino ad allora vivevano nella sua memoria e che hanno caratterizzato la sua adolescenza, come l’andare in moto in quella precisa strada o fare il bagno al tramonto in quella precisa spiaggia.

La ricerca del passato non è tuttavia così romantica come sembra: Felice deve infatti fare i conti anche con la parte più nefasta di esso, e non riesce a fare a meno di andare a cercare il suo compagno di una vita Oreste, ormai divenuto un potente boss di camorra.
Nonostante tutti cerchino di dissuaderlo, compreso lo stesso Oreste con diversi avvertimenti minatori, si avverte quasi la necessità (che si confonde al desiderio morboso) di guardare in faccia, in realtà, le sue meschinità, quel passato che inevitabilmente gli ha cambiato la vita.

Nostalgia è, tuttavia, un incrocio tra riflessione “esistenzialista” e impegno sociale: ad accompagnare Felice è infatti un prete di quartiere, don Luigi, coinvolto nella lotta al crimine organizzato e nell’aiuto dei giovani disagiati. In questo senso, soprattutto se contestualizziamo il film nel periodo in cui è uscito, l’opera di Martone può essere sì vista come una diversa e più ricca interpretazione dei fatti sociali di Napoli, ma dall’altra essa finisce inevitabilmente, proprio per questo, ad essere inserita come l’ennesima opera su questo tema ormai da anni ricorrente, e che a stento sembra di voler tramontare.
La violenza del posto e la cinicità di Oreste compongono un tipico finale tragico: quando per Felice tutto sembra aver trovato un proprio posto, Oreste stesso accoltella l’uomo, timoroso che egli potesse denunciarlo per quella rapina di tanti anni prima, lasciandolo in un cumulo di rifiuti abbandonati per strada. Un finale che ci suggerisce che, in qualche modo, il passato troverà sempre una strada per ritornare, e scaricare su di noi le nostre responsabilità.
Scritto da Emanuele Fornito
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