Non essere cattivo (2015): sguardo pasoliniano sulle periferie romane

di Emanuele Fornito
Pubblicato: Ultimo aggiornamento il 6 Min.

A Cé non lo guarda’ er mare che te vengono i pensieri

Claudio Caligari, Non essere cattivo

Trama di Non essere cattivo

Non essere cattivo è un’ampia visione sulla tragica situazione delle periferie romane nella Ostia degli anni ’90, tra povertà, droga e criminalità.

Una periferia post-pasoliniana

Quello di Caligari è sicuramente uno dei film più interessanti del panorama italiano degli ultimi anni, che permette, attraverso le esperienze dei due protagonisti Cesare e Vittorio, di addentrarsi in un mondo fatto di sofferenze, disagi, alienazione e smarrimento. I due sono naturalmente archetipi di quella che è una realtà ben più ampia e diffusa, che si intreccia al principale modello a cui il regista piemontese si rifa.

Parliamo di Pier Paolo Pasolini, il quale durante la sua carriera e la sua vita ha dedicato molte attenzioni a quella fascia di popolazione rilegata nelle “borgate” romane, ora divenute periferie, fatta di “ragazzi di vita“, puri nel loro disagio e nelle loro diversità. L’intento di Caligari era infatti quello di raccontare l’evoluzione (o si potrebbe dire involuzione) di ciò che Pasolini aveva mostrato negli anni ’60 (e non a caso il protagonista, Vittorio, ha lo stesso nome del protagonista di Accattone).

frame film Non essere cattivo, in foto Alessandro Borghi

Vite schiacciate

Se negli anni ’60 questi ragazzi erano caratterizzati da una crisi sociale, con conseguenze esistenziali, negli anni ’90 la droga svolta completamente le loro vite, andando a disumanizzarli e a distruggere ancor di più ogni possibile tentativo di rivalsa. Ed è proprio il sentimento di rivalsa a smuovere le vite di Cesare e Vittorio, i quali nel corso della storia divengono opposti ma ancora legatissimi.

I due sono amici storici, entrambi con problemi di droga. Cesare si ritrova a prendersi cura di sua nipote, in quanto sua sorella è morta di AIDS, contagiando la stessa bambina. Vittorio invece è il tipico ragazzo di vita che, un giorno, incontra Viviana e dopo una brutta esperienza con delle pasticche decide di trovarsi un lavoro. Cesare invece cercherà di seguire il modello dell’amico senza successo: sarà proprio lui a far cadere talvolta Vittorio, per finire poi ucciso in una rapina finita male.

non essere cattivo

Il disagio esistenziale in Non essere cattivo

Quelle che superficialmente possono sembrare le vite di tossici criminali, nascondo in realtà una profondissima riflessione sul disagio esistenziale che essi soffrono. Questi uomini sono infatti oppressi ed esautorati completamente dalla società, rappresentano la faccia “negativa” della società capitalista, e per questo discriminati e giudicati dalle classi superiori. Ma loro, come aveva raccontato già Pasolini, riescono, nella propria tragicità, a dimostrare profonda umanità, un profondo contatto con il reale. E’ un mondo messo però in crisi dalle sostanze stupefacenti, unico modo utilizzato per anestetizzarsi da un mondo che continua a sputare loro in faccia con sdegno. Un mondo in cui neanche più il lavoro riesce a redimere le esistenze di quei ventenni, i quali, alla fine, sono costretti ad essere cattivi“.

frame film

In conclusione

Non essere cattivo, come scritto in apertura, riesce con grande lucidità e tragicità ad inserirsi tra le opere più importanti del cinema italiano degli ultimi decenni, attraverso un procedimento “neorealista” e pasoliniano che viene retto da un’ottima sceneggiatura e da due grandi interpretazioni di Luca Marinelli ed Alessandro Borghi.

Scritto da Emanuele Fornito


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