Malessere in carcere: A Regina Coeli c’è un uomo che dorme da mesi

di Elisa Quadrelli
4 Min.

Nel carcere di Regina Coeli c’è un uomo che dorme da mesi. È un 28enne di origine pakistana il quale risulta per i medici, anche esterni al carcere, non affetto da condizioni problematiche visibili ed oggettive. All’interno del carcere viene chiamato “il simulatore”: il ragazzo dorme, non risponde a nessuno, è collegato ad un catetere e viene nutrito attraverso cibo liquido con il quale viene imboccato. Gli si cambia il pannolone e lo si porta a presenziare alle sue udienze, immobile e su di una barella.

La denuncia

È Susanna Marietti di Antigone (Onlus per la difesa dei diritti umani, nelle carceri e al di fuori di esse) a denunciare il caso. Sembra che il soprannome “Simulatore” gli sia stato affibiato dalla sezione psichiatrica del carcere, ma è difficile credere che un uomo riesca a mettere in atto una farsa che dura mesi, tale per cui non reagisce a stimolo alcuno. È anzi preoccupante che nel vedere un uomo in una situazione del genere, esclusa la presenza di condizioni cliniche manifeste, non si proceda ad un ospedalizzazione per accertamenti ulteriori sulla sua salute psichica e non.

La mancata diagnosi

Tra i sintomi caratteristici della depressione troviamo inappetenza, una diminuzione di interesse per tutte o quasi tutte le attivitá, anche una mancanza di energia e ipersonnia (ovvero eccessiva sonnolenza). 

I sintomi caratteristici elencati e quelli indicati nei manuali appositi, se esacerbati possono portare pazienti alla necessità di presa in carico da parte di uno psicologo e di uno psichiatra, che molto probabilmente suggerirà un’assistenza psicofarmacologica, per alleviare i sintomi altrimenti debilitanti.

È possibile che il caso del 28enne addormentato ricordi vagamente quelli che sono i sintomi della depressione, anche se rimane azzardato ipotizzare questo tipo di problematica, considerato anche il livello di gravità della condizione del detenuto.

Si potrebbe, o meglio, si dovrebbe chiedere a chi è competente in materia se i sintomi osservati in questo paziente potrebbero essere considerati in un quadro clinico non della medicina generale ma psicopatologico o psichiatrico, se non inerenti ad una disfunzione neurologica non immediatamente evidente. Se lo stato fisico dell’uomo risulta buono e la condizione persiste è infatti il caso di ricercarne la causa in un’altra sede rispetto a quella immediatamente raggiungibile. 

Le condizioni del carcere

Regina Coeli

La permanenza forzata in una struttura penitenziaria inoltre non allevia la condizione del ragazzo, ne dal punto di vista umano, ne dal punto di vista clinico. Per questo sarebbe opportuno fare un appello ai responsabili del benessere all’interno della struttura carceraria perché possano prendere sul serio il problema di quest’uomo invece di sminuirlo richiamando un’improbabile simulazione.

Non è la prima volta, purtroppo, che l’interesse per la salute ed il benessere dei carcerati viene a mancare. Così come un individuo libero nella sua condizione verrebbe portato in ospedale, questo dovrebbe accadere anche per l’uomo addormentato e carcerato.

Già quest’estate si era denunciato un aumento vertiginoso dei suicidi in carcere, abbastanza consistente da porre un campanello d’allarme sulla mancata prevenzione al suicidio nelle strutture penitenziarie. Forse bisogna ribadire che le strutture penitenziarie non ospitano necessariamente mostri da punire, ma più frequentemente uomini che stanno già pagando per i loro errori e che meritano cure tanto quanto chiunque altro.

Scritto da Elisa Quadrelli

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