Per l’OMS il Covid non è più un’emergenza internazionale

di Sofia Ciatti
6 Min.

L’OMS annuncia la fine dell’emergenza

Il Comitato di emergenza sul Covid dell’OMS, l’agenzia dell’ONU che si occupa di salute pubblica, ha stabilito che la pandemia non sarà più un’emergenza sanitaria internazionale.

A partire da questo momento, dunque, il Covid sarà una malattia endemica: si parla di endemia quando un virus raggiunge un livello di diffusione tale da considerarsi come stabilmente presente tra la popolazione mondiale, proprio alla stregua di un raffreddore o dei ceppi influenzali.

L’emergenza era in vigore dal 30 gennaio 2020: da quella data, ci sono stati 7 milioni di morti ufficiali riconducibili alla pandemia, che però ormai da mesi è sotto controllo in numerose zone del mondo.

L’OMS stima che almeno 20 milioni di persone nel mondo siano morte a causa del Covid, mentre i numeri ufficiali (malattia diagnosticata con tampone positivo) parlano, appunto, di 7 milioni di vittime.

La stessa decisione dell’OMS, ufficializzata dal suo direttore generale Tedros Ghebreyesus, era attesa da settimane: diversi funzionari dell’agenzia avevano anticipato che il 5 maggio sarebbe arrivato questo annuncio.

La dichiarazione dell’OMS arriva pochi giorni prima della scadenza dell’emergenza sanitaria pubblica americana, fissata per l’11 maggio.

Emergenza

L’emergenza è finita, non il Covid

La decisione è stata presa su consiglio di un comitato di esperti indipendenti, il cosiddetto comitato per l’emergenza Covid, che si è riunito giovedì per la quindicesima volta dall’inizio dell’emergenza.
«È con grande speranza che dichiaro che Covid-19 è finita come un’emergenza sanitaria globale» ha detto Ghebreyesus durante una conferenza stampa tenuta a Ginevra, di fatto avallando le conclusioni del comitato per l’emergenza.
Tuttavia, se l’emergenza di sanità pubblica di interesse internazionale può considerarsi conclusa, la minaccia del virus rimane ancora viva: «La fase di emergenza è finita, ma Covid è qui per restare», ha detto Maria Van Kerkhove, responsabile tecnico Covid dell’OMS.
«Non esiterò a proclamare una nuova emergenza, se la situazione dovesse cambiare. Resta il rischio di nuove varianti emergenti che possono causare nuove ondate di casi e morti. La cosa peggiore che i Paesi possano fare ora è usare questa notizia per abbassare la guardia, per smantellare il sistema che hanno costruito e per lanciare alla gente il messaggio che il Covid non è più qualcosa di cui preoccuparsi» ha ammonito il direttore generale dell’OMS.

La decisione era già prevista per ottobre, ma…

Già a partire dallo scorso ottobre, tra i vertici dell’OMS, era serpeggiata la possibilità di dichiarare la fine dell’emergenza.

Tuttavia, anche se il virus era già endemico in quasi tutto il mondo, a rimandare la decisione sono stati i dati allarmanti provenienti dalla Cina che, con le riaperture generalizzate, aveva inaugurato la politica zero Covid, registrando un incremento esponenziale di contagi e decessi.

Ciononostante, non sono nati nuovi ceppi diversi da Omicron in Cina e non si è visto un aumento dei contagi nel resto del mondo, già coperto da un’immunità ibrida. L’OMS ha comunque imboccato la strada della prudenza, posticipando la decisione.

Quali sono i criteri per dichiarare l’emergenza?

L’OMS dichiara un’emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale quando ci si trova di fronte a «un evento straordinario che può comportare rischi per la salute pubblica in altri Stati».

L’OMS ha dichiarato questo tipo di emergenza altre sei volte: nel 2009 con l’epidemia di influenza H1N1, nel maggio del 2014 per la poliomielite, nel 2014 e nel 2019 per Ebola e nel 2016 per il virus Zika.

Nell’estate del 2022 lo ha fatto anche per il vaiolo delle scimmie.

Secondo il Regolamento sanitario internazionale, un’emergenza sanitaria di interesse internazionale può essere dichiarata a fronte di un evento sanitario rispondente a tre criteri: l’evento è grave, improvviso, inaspettato; ha il potenziale di diffondersi oltre i confini; richiede una risposta internazionale coordinata.

Oggi il Covid può provocare ancora una malattia grave, soprattutto nei soggetti più fragili e vulnerabili, ma non è più qualcosa di improvviso o inaspettato. I confini sono stati ormai valicati, poiché tutto il mondo conosce e ha sperimentato la malattia, e le risposte internazionali coordinate sono ormai assenti.

Inoltre, è necessario sottolineare che, dopo oltre tre anni, il Covid è sotto controllo in quasi tutte le aree del mondo, grazie a strategie condivise a livello globale.

Fonti: Corriere della Sera, Il Post, Ministero della Salute, WHO (OMS), Repubblica.

Scritto da Sofia Ciatti


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