Lecanemab: il nuovo farmaco contro l’Alzheimer

di Giorgia Lelii
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L’Alzheimer è una malattia mentale senile, che colpisce la memoria e la degenera mano a mano. Esso causa una degenerazione del tessuto cerebrale, con perdita di cellule nervose, accumulo di una proteina anomala ed insolubile chiamata beta-amiloide e sviluppo di intrecci neurofibrillari.

La beta-amiloide, se presente in grandi quantità, forma delle placche che hanno un importante ruolo nella degenerazione del tessuto nervoso. Le cellule non sono in grado di metabolizzare e rimuovere l’amiloide, così essa si accumula nel cervello portando al progredire della demenza e quindi dell’Alzheimer.

Tuttavia, recentemente i progressi in campo medico a riguardo sono grandissimi. Infatti si stanno sperimentando molti principi attivi per “curare” la malattia. Uno di questi è il Lecanemab, sviluppato dalla società farmaceutica giapponese Eisai insieme all’azienda partner statunitense Biogen. Questo farmaco va ad agire proprio sull’accumulo di beta-amiloide, riducendolo e rallentando la progressione della malattia.

Il corso dello studio di fase III Clarity AD ha testato l’efficacia del Lecanemab: esso ha coinvolto circa 1800 partecipanti affetti da Alzheimer allo stadio iniziale. I medici hanno somministrato ai soggetti un placebo o il Lecanemab (10 mg/kg) tramite infusione intravenosa effettuata ogni due settimane per un periodo di 18 mesi. Durante la sperimentazione, gli studiosi hanno preso in considerazione anche la gravità dei deficit cognitivi e funzionali, il livello di beta-amiloide nel cervello, e l’insorgenza di effetti collaterali

Il New England Journal of Medicine ha recentemente pubblicato i risultati degli studi, presentati alla conferenza Clinical Trials on Alzheimer Disease di San Francisco. Secondo una scala a 18 punti che va dalla normalità alla demenza grave, coloro che hanno ricevuto il farmaco sono migliorati di 0,45 punti.

Nonostante le buone vittorie, ci sono anche alcuni risvolti negativi. Il nuovo farmaco contro l’Alzheimer ha provocato un rischio di emorragia cerebrale (17% dei partecipanti) e di gonfiore del cervello (13%). Il 7% delle persone che ha preso il farmaco ha dovuto interromperlo a causa degli effetti collaterali. I ricercatori aggiungono, infine, che sono necessari trial più lunghi per determinare l’efficacia e la sicurezza di Lecanemab nella malattia di Alzheimer precoce.

Trattando con superficialità i dati negativi, Eisai e Biogen hanno richiesto comunque l’approvazione per il farmaco negli Stati Uniti. Essa è avvenuta il 6 gennaio 2023 da parte della Food and Drug Administration (FDA), l’autorità competente in materia. Inoltre, le due aziende hanno richiesto a Swissmedic, l’istituto svizzero per gli agenti terapeutici, una procedura di approvazione accelerata. Tuttavia, l’istituto non ha fatto sapere ancora nulla a riguardo.

Scritto da Giorgia Lelii


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