Quali sono le tradizioni natalizie più strane al mondo?

di Gaia Vetrano
13 Min.

Se pensate che in tutto il mondo siano diffuse tradizioni natalizie quali il presepe, l’albero o anche il Panettone o il Pandoro, vi sbagliate di grosso.

Per chi fa parte della società occidentale, la storia del paffuto anziano vestito di rosso che la notte del 24 dicembre fluttua nei cieli trainato dalle renne per portare i regali ai bimbi più buoni risulterà sicuramente familiare. In realtà, non è così nel resto del mondo.

Il Natale è alle porte e noi di Nxwss, muniti di mappamondo e tanta curiosità, ci siamo documentati su quali fossero le usanze natalizie più strane provenienti da ogni angolo del pianeta e ne abbiamo selezionate un paio. Almeno così avrete da parlare durante il cenone della Vigilia evitando le domande scomode della prozia sul fidanzato o sull’università.

I Krampus:

A partire proprio da luoghi a noi vicini come la Germania, l’Austria o il Trentino-Alto Adige, dove nel corso del periodo natalizio si aggira il corrispettivo mostruoso di Babbo Natale: il Krampus. Questo, secondo la mitologia cristiana, è un essere demoniaco che il vescovo San Nicola avrebbe sconfitto e perciò costretto a servirlo. Il suo scopo sarebbe quello di punire i bambini “cattivi”.

L’esistenza della leggenda del Krampus è attestata almeno dal VI-VII secolo d.C nei comuni delle zone ex-austro-ungariche. Si racconta che durante i periodi di carestia i giovani dei piccoli paesi di montagna girassero coperti da pellicce formate da piume, pelli e corna d’animale. Essendo così irriconoscibili andavano per i villaggi derubandoli. Solo dopo un po’ di tempo si accorsero che tra loro si nascondesse un vero demone, riconoscibile solo dalle zampe a forma di zoccoli di capra. Il gruppo chiamò così il vescovo per esorcizzare il mostro.

Ogni anno durante la festa di San Nicola, che si festeggia il 5 dicembre, per le vie della città sfilano San Nicola su un carro seguito dai Krampus, che brandiscono campanacci, corni, mazze o addirittura fruste che utilizzano contro i passanti. Questi si presentano come creature mostruose e animalesche. I loro volti sono coperti da terrificanti maschere, i loro abiti sono laceri, sporchi e consunti.

Il Caga Tió:

Rimanendo in Europa, in Spagna una delle tradizioni natalizie più assurde è quella del “Caga Tió”, letteralmente “Lo zio che fa la cacca”, o “Tió de Nadal“. Questo non è altro che un ceppo sorridente che, a partire dall’Immacolata fino alla notte della Vigilia, viene posto attorno al fuoco con una coperta.

Ogni sera i bambini catalani gli portano nocciole e mandorle. Saranno poi ricompensati la notte del 24, quando tutti gli invitati si riuniscono attorno al ceppo mentre i più piccoli lo prendono a bastonate affinché questo possa “defecare” i loro regali. Ovviamente la magia del Caga Tiò è merito dei genitori che, nei momenti di distrazione dei figli, nascondono sotto la coperta soldi, piccoli giocattoli o dolciumi.

Nella Spagna catalana è un’usanza molto diffusa, tanto che i bambini sono soliti intonare una canzone dedicata al tronco:

“Caga tió, avellanes i torró, si no cagues tió, et donaré un cop de bastó!

Caca zio, nocciole e torrone, se non cachi zio, ti darò un colpo di bastone!

Usanze natalizie in Galles: il Mari Lwyd

Chi non conosce i canti di Natale? Molto spesso li avremo canticchiati e una tradizione natalizia occidentale, ripresa anche in film e serie tv, è proprio quella di girare per le case in gruppo per intonare sull’uscio di queste per i proprietari i brani più celebri. Eppure, se doveste trovarvi in Galles per Natale, potreste restare stupiti dal Mari Lwyd, o tradotto “giumenta grigia“.

Questa è un’usanza probabilmente di origine pagana legata ai riti della fertilità e alla rinascita del Sole, diffusasi altamente negli anni Venti e Trenta del XX secolo. Nel periodo invernale, principalmente nelle contee di Glamorgan e Gwent, un uomo, coperto da un lenzuolo bianco, porta in processione il teschio di un cavallo decorato con dei nastrini. Insieme a lui si aggira anche un gruppo di persone.

Tutti quanti bussano alle porte delle case intonando poesie e canti. In seguito il proprietario di casa veniva sfidato dai membri del corteo nel cosiddetto pwnco: una battaglia a suon di versi e insulti. Chi non riusciva a rispondere in rima era ritenuto sconfitto e nel caso in cui il perdente fosse il padrone di casa, egli doveva far entrare il “mari lwyd” nella propria dimora per un rinfreco.

La notte dei ravanelli in Messico:

Se per Halloween decoriamo zucche, in Messico per Natale si intagliano… ravanelli!

Ogni 23 dicembre nella città di Oaxaca ricorre la “Noche de Rabanos”. Questa nasce in epoca coloniale, quando i contadini messicani erano soliti organizzare i mercatini di Natale presso la Plaza de Armas di Vieja Antequera, per vendere ortaggi e altra merce. Durante quel periodo le coltivazioni di ravanelli erano molto abbondanti e rischiavano di rimanere invenduti.

Gli agricoltori iniziarono a intagliare i rimanenti, attirando però la curiosità dei clienti, che cominciarono a comprarli per abbellire le proprie tavole. La richiesta continuò ad aumentare fino a quando il 23 dicembre 1897, secondo quanto riporta il libro “Noche de Rábanos” del Prof. Alejandro Méndez Aquino, al governatore della regione, Don Francisco Vasconcelos Flores, venne l’idea di disporre un concorso per premiare i più belli.

Ancora oggi si tiene questa competizione, ed è una delle tradizioni natalizie che attira turisti da tutto il mondo.

Addirittura i preparativi per questo evento iniziano con la semina del ravanello, che si svolge a settembre, vicino al Parque Tequio, nella periferia della città. Il prodotto deve avere una buccia particolarmente spessa per essere intagliato.

Altre tradizioni natalizie in Sud America:

Rimanendo in America Latina, gli abitanti del Guatemala il 6 dicembre festeggiano bruciando roba.

Si tratta di una giornata chiamata La Quema del Diablo, “il rogo del diavolo”. Una celebrazione magico religiosa diffusa ad Antigua che risale al XVI secolo. I cittadini inaugurano dei falò davanti alle loro case in cui danno fuoco a icone o piñatas del Diavolo per allontanare il Male dalla loro vita.

Anni fa erano soliti incendiare anche la loro spazzatura, alcuni lo fanno ancora. Altri si limitano alle immagini per evitare di inquinare. L’evento è accompagnato da ciambelle e punch di frutta calda che segnano l’inizio delle festività natalizie.

In Venezuela invece i cittadini della capitale, Caracas, vanno a messa con i pattini.

Qui le festività natalizie cominciano il 16 dicembre con le Posadas, delle processioni religiose dove si rievocano alcuni episodi dei Vangeli, come il viaggio di Maria e Giuseppe verso Betlemme. Al termine di queste la folla si disperde per le strade per festeggiare, altre per raggiungere le messe. Per evitare inghorghi, le strade vengono chiuse alle auto, e le persone si spostano con i pattini.

L’Islanda e il pericoloso gatto nero:

Nel nostro viaggio non possiamo non includere l’Islanda.

In questa piccola isola durante ogni Natale si diffonde il mito del gatto di Yule, o Jólakötturinn, dove Yule è la festa pagana corrispondente al Natale,

Il Jólakötturinn è un enorme gatto nero, il cui aspetto potrebbe trarre in inganno: non si tratta di una dolce creatura ma di un mostro che si ciba, durante la notte della Vigilia, di tutte le persone che non sono riuscite a procurarsi, in regalo o producendolo con le proprie mani, un nuovo capo di abbigliamento da indossare a Natale.

La sua figura è legata a quella della capra di Yule, che punisce chi non è in grado di preparare adeguatamente la tavola per i festeggiamenti di Natale. La sua leggenda esiste già dal ‘600 e veniva usata per intimidire gli operai delle industrie tessili affinché finissero i loro lavori in tempo: chi terminava velocemente veniva premiato con una calza in lana, quindi la salvezza.

Il Giappone e la cene natalizie al KFC:

Concludiamo il nostro viaggio in Giappone, dove gli abitanti vanno estremamente pazzi per il KFC.

È una tradizione dal 1974, nata grazie a una campagna pubblicitaria, il cui slogan recitava “Kentucky For Christmas”, “Kentucky per Natale”. Visto il successo è stata ripetuta. Della popolazione giapponese solo l’1% è cristiana: lì il Natale non è festa nazionale. Nonostante questo molti di loro lo festeggiano mangiando al pollo fritto. La richiesta è talmente alta che vi è addirittura la possibilità di prenotare il proprio tavolo dentro il fast food.

Il primo Kentucky Fried Chicken in Giappone aprì nel 1970. Il colosso americano racconta che l’idea per lo slogan venne dopo che un giorno un maestro statunitense di una scuola cristiana, acquistò del pollo fritto da offrire ai suoi colleghi e studenti, non riuscendo a trovare del tacchino, solitamente preparato per Natale in America.

Dopo questo evento a un dipendente venne ideò un menù che solo per Natale offriva all’equivalente di circa 8 euro vino e pollo fritto. Di anno in anno questa offerta è stata mandata avanti arrivando allo special Menù di oggi che prevede anche la torta e lo champagne per circa 35 euro.

I KFC in Giappone sono crica mille. Secondo i dati diffusi dalla catena di fast food, il fatturato dopo il 23, il 24 e il 25 è pari alla metà degli incassi che fa in un qualsiasi altro mese.

Si chiude così il nostro viaggio.

Di certo avrete cosa raccontare ai vostri cari. Buon Natale.

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