Le parole dell’estrema destra

di Mirko Aufiero
6 Min.

Neofascisti, nativisti, populisti e autoritari: i termini per definire l’estrema destra sono molteplici, e ognuno di essi veicola un’ideologia diversa che anima le forze di questo spettro politico.

Spesso queste definizioni tendono a confondersi e a implicarsi reciprocamente, cosicché una forza politica “neofascista” non può non comprendere una matrice autoritaria. Al contrario, una forza di ispirazione “autoritaria” non è necessariamente neofascista, nonostante i diversi punti in comune.

A dire il vero, non è nemmeno chiara la definizione di estrema destra. Secondo alcuni politologi questa definizione sarebbe da assegnare esclusivamente alle forze che, pur condividendo l’ideologia dei partiti di destra “mainstream“, operano al di fuori del contesto democratico per sovvertirne l’ordine. A questi si opporrebbero i partiti di destra moderata, che invece partecipano al processo democratico e sono integrati al suo interno.

Questa divisione viene però meno quando è presente un’incertezza nella categorizzazione, ossia quando un partito non è chiaramente catalogabile tra le forze estreme o moderate. Ciò può avvenire nel caso in cui all’interno dello stesso movimento coesistano più correnti, il che rende difficile associargli un pensiero coerente.

I partiti inoltre sono soggetti al divenire, motivo per cui se al momento della fondazione e durante l’opposizione possono essere più evidenti determinati valori estremi, dopo la salita al potere questi possono attenuarsi. Ciò sia per presentarsi come forze di governo responsabili e in grado di tenere insieme il Paese, sia per la presenza di alleati moderati all’interno della coalizione di governo che ne diluiscono la carica estremista.

L’autoritarismo

L’accusa di “autoritarismo” è una delle più diffuse da parte di politici dell’opposizione, giornalisti e persone comuni nei confronti di questo o quel leader politico che starebbe mettendo in atto politiche “autoritarie”.

Secondo il politologo Gianfranco Pasquino, l’autoritarismo di definisce come «quel complesso di fenomeni che si manifestano nell’imposizione dall’alto, in forma gerarchica e con il ricorso alla coercizione, di comandi, ordini, obbedienza».

Si tratta di un fenomeno sfaccettato, che prevede la fiducia in una società dotata di un ordine rigido e in un sistema di valori consolidato. Ad esso si associa l’esaltazione di valori come la religiosità, la sottomissione al “più forte” e l’accettazione delle differenze sociali come naturali.

A questo fenomeno è stata spesso associata l’immagine della «personalità autoritaria», ossia quella di un individuo incapace di assumere responsabilità su di sé. Queste responsabilità vengono allora dirottate sull’autorità, che offre conforto nei periodi di insicurezza richiamandosi ad un passato mitico e ai valori tradizionali.

Populismo

https://www.flickr.com/photos/jamescridland/613445810 https://www.flickr.com/photos/jamescridland/ estrema destra

Un altro termine veicolo di accusa – forse l’accusa per eccellenza – è “populismo”. È un’accusa che può colpire tanto a destra quanto a sinistra, la cui definizione ci viene offerta dagli scienziati politici di The PopuList.

Secondo gli studiosi del progetto multinazionale, l’idea centrale del populismo è la divisione della società in due gruppi antagonisti, “il popolo puro” e “l’elite corrotta”. Queste due classi sarebbero in continua competizione tra loro, e la politica avrebbe il ruolo di rappresentare la volontà generale, il vero “spirito” del popolo.

Tale volontà dovrebbe essere espressa nel modo più immediato possibile, se possibile con strumenti di democrazia diretta. Il presupposto è infatti che ogni elemento che si frappone tra il popolo e l’esercizio del potere eroda l’autentico volere del primo.

A ciò si associa spesso la presenza di un leader carismatico, vicino al comune sentire e ai bisogni dei più deboli. Come una persona comune venuta dal basso per opporsi alle elite di burocrati e ai “giochi di Palazzo”.

Nativismo ed estrema destra

Il nativismo – per riprendere nuovamente The PopuList – può essere definito come «un’ideologia secondo cui gli Stati dovrebbero essere abitati esclusivamente da membri del gruppo nativo» di quella porzione di territorio.

Tutti coloro che provengono dall’esterno sono considerati dannosi per la preservazione dello Stato e del suo sistema di valori tradizionali perché portatori di un elemento di diversità. Sia questo il colore della pelle, la religione o la cultura.

Si tratta di un elemento caratterizzante della maggior parte delle forze di estrema destra, al di qua e al di là dell’Atlantico. Esse considerano “l’italianità”, la “germanicità” o “l’americanità” come una proprietà naturale e immutabile degli individui di una certa porzione di territorio.

Da qui le comuni richieste dalle forze politiche di estrema destra di misure restrittive in termini di immigrazione o di leggi a protezione del patrimonio culturale dello Stato-nazione.

Neofascismo

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Giorgio Almirante, tra i fondatori del Movimento Sociale Italiano

Il termine “neofascismo” è un termine ombrello con cui si indica la gamma di movimenti politici sorti dopo il secondo conflitto mondiale facendo propria l’ideologia del fascismo. La tradizione italiana del neofascismo ha avuto particolari punte con il Movimento Sociale Italiano che, con al suo interno reduci della RSI, arrivò in Parlamento.

La tradizione del neofascismo è proseguita in seguito allo scioglimento del MSI con Alleanza Nazionale, di cui ha poi raccolto l’eredità Fratelli d’Italia come testimonia la Fiamma tricolore nel simbolo del partito.

Tra i gruppi extra-parlamentari troviamo Casa-Pound, mentre al di fuori della legalità da segnalare sono i movimenti eversivi degli anni ’70 protagonisti del terrorismo nero. Tra questi Ordine Nuovo e i Nuclei armati rivoluzionari.


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