L’Atlante dei femminicidi in Italia, un’arma per sensibilizzare il fenomeno

di Alessio Pio Pierro
5 Min.

Solo l’anno scorso, in Italia, le donne vittime di femminicidio sono state almeno 106. L’87% dei femminicidi riscontrati nel 2021 sono stati commessi da un familiare e nel 50% è stato il proprio partner.

Tutte queste informazioni sono state ricavate dall’Atlante dei femminicidi in Italia, il progetto finanziato dal comune di Bologna e dall’Emilia Romagna in collaborazione con l’Associazione Casa dalle donne e studio atlantis. Il progetto che ci pone davanti a statistiche e dati attendibili per sensibilizzare il fenomeno del femminicidio e per prevenirlo.

L’Atlante dei Femminicidi in Italia, a cosa serve e qualche statistica per capire meglio il fenomeno

Come viene spiegato dallo studio atlantis, che si è occupato della realizzazione del progetto in forma digitale, l’obiettivo di questo atlante è quello di rendere più semplici le analisi di casi del genere e di facilitare le campagne di prevenzione.

Quello che ci viene mostrato dalle statistiche è che la violenza contro le donne colpisce senza distinzioni di etnia o di appartenenza sociale.
Tra le informazioni la relazione tra l’assassino e la vittima e la causa scatenante l’uccisione, le violenze pregresse, l’età e la provenienza di vittime e aggressori. A seguire, descrizioni del contesto e delle circostanze in cui le donne sono state uccise e fattori che hanno portato all’identificazione di tale caso come femminicidio.

«All’interno dell’Atlante dei femminicidi è possibile eseguire ricerche in base a più parametri, tra cui la relazione con l’assassino, le violenze pregresse, le denunce presentate, l’età e la provenienza di vittima e aggressore, la “causa scatenante” (anche se, per tutti i casi analizzati, il vero e più profondo movente è la condizione stessa di essere donna)»

ha spiegato Nieves Lopez dello studio Atlantis.

Poi ha aggiunto:

«C’è la volontà di raccontare e contestualizzare le storie di violenza in un modo il più possibile rispettoso, per restituire dignità alla memoria della donna assassinata: per questo è stata dedicata grande attenzione al linguaggio».

Dal 2020, causa la costrizione di alcune donne a rimanere a casa col proprio partner violento senza la possibilità di uscire per via della pandemia covid, la crescita di questo fenomeno è incrementata dando sempre più importanza alla sensibilizzazione. Grazie ai grafici dell’Atlante, notiamo che la maggior parte dei femminicidi sono avvenuti nel Nord Italia, che la metà della vittime aveva 60 anni e che il 44% degli assassini aveva già recato violenza fisica nei confronti della vittima.

I nomi e i volti delle donne vittime di questo fenomeno

Parliamo di Sharon Sapia Barni di Cabiate, la bimba di 18 mesi morta per mano del compagno della madre Gabriel Robert Marincat che l’ha violentata e maltrattata causandone la morte.
Parliamo di Tiziana Gentile, 48enne di Ortanova uccisa a suon di coltellate da parte del conoscente Gerardo Tarantino. Lui la lasciò esanime con numerose ferite da taglio e con i pantaloni abbassati, l’uomo pareva ossessionato da lei.
Parliamo di Ilenia Fabbri, la 46enne di Faenza uccisa con una coltellata al collo da Pierluigi Barbieri. Egli era stato incaricato dall’ex partner della donna Claudio Nanni, solo perché lei lo aveva lasciato.
Parliamo di Giulia Rigon, 31 anni di Bassano del Grappo uccisa dal compagno Henrique Capellari. Colpita con un corpo contundente, ma anche percossa a calci e pugni fuori dal camper, poi trascinata all’interno dell’abitacolo.


Parliamo di donne che sono state uccise da uomini deboli che per puro egoismo ed ossessione hanno spento le loro vite.

Le loro storie vanno raccontate e l’Atlante dei femminicidi può essere un modo per non leggere più racconti del genere.

Scritto da Alessio Pio Pierro


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