Laila al Habash | Responsabilità Sociale e un Tocco di Magia

di Dudnic Radu
Pubblicato: Ultimo aggiornamento il 7 Min.

Chi non ama la musica? È una domanda che appare banale, quasi scontata. Ma giriamo la clessidra di una fetta del nostro tempo e fermiamoci un momento. Andiamo oltre lo “stream” da consumo. Respiriamo l’atmosfera che una canzone può irradiare a fine giornata e immergiamoci nel battito cardiaco di un album, o di un EP. E con questi, sintonizziamoci sulla frequenza dell‘artista Laila al Habash.

Per noi del team Nxwsscome probabilmente a chiunque piaccia respirare – la musica rappresenta una costante. Un linguaggio universale, capace di unire mondi diversi e creare connessioni nuove.

Questa settimana abbiamo avuto il piacere di conversare con una delle voci ‘emergenti ‘ più affascinanti del panorama musicale contemporaneo: Laila Al Habash. Schietta, emotiva, retrospettiva e molte altre cose. Tra cui, la potenza di spingere alcuni fan a percorrere oltre 400 km solo per cantare un po’, in Brasile, davanti all’artista. Connettersi con la giovane cantautrice e registrare due diapositive sul muro dei ricordi.

LAILA AL HABASH

Laila è molto di ciò che la musica attuale dovrebbe essere. Descritta da Outpump, come “piacevolmente contaminata“, e con “elementi diversi in un sound fluido e vario” da Zero, la giovane cantante porta con sé questa presenza scenica anche fuori dal palco.

Il nome di Laila Al Habash suggerisce un ponte tra due culture, un mix di influenze etniche. Ed è infatti così. Laila è cresciuta in Italia, nel romano, ma non nasconde una forte connessione che porta per la sua eredità palestinese. Ha inoltre aperto i concerti dei Coldplay a Napoli, e Lana Del Rey, a Milano. “Non urla, non sgomita ma fa le sue cose con coerenza”.

Quindi fermiamoci con i punti di vista, e andiamo oltre le descrizioni. Parliamo direttamente con Laila Al Habash di queste influenze, identità e … misticismo? Le varie culture si fondono. Lasciano a spazio a quello che è il confine tra un immaginario piacevolmente ‘occulto’ che accoglie una realtà di influenze targate R&B & Soul.

Cosa pensi degli artisti che scelgono di non schierarsi socialmente?

«Anche prima di fare musica, mi sono sempre esposta per la causa palestinese. Ho sempre detto come la pensavo. Però mi preoccupa un po’ questa tendenza negli ultimi tempi del pretendere, quasi, questo gesto dagli artisti. Trovo che sia opportuno che un’artista si esprima a favore di una certa causa quando questo sostegno è veramente supportato da qualcosa. E che sia un impegno che va oltre alla Instagram Stories, oltre al Post, oltre allo Slogan urlato. É lì, che il mio interesse è coerente. Se tutti quanti dovessimo iniziare a farlo perché ‘bisogna farlo’, senza però prima sentirlo, c’è il rischio che diventi poi una cosa svuotata.

E temere di perderne parte del mio pubblico per via delle mie origini, non è mai stato in questione. La mia musica riflette non solo le mie esperienze personali, ma anche le realtà sociali e culturali che mi circondano.

Nel mio caso, avendo radici sia italiane sia palestinesi, sento anch’io questa responsabilità. Esprimo tuttavia il desiderio che la mia cultura venga rappresentata in modo naturale e spontaneo, senza forzature. La mia eredità culturale va ben oltre. La storia della mia famiglia, segnata in parte da migrazioni e lotte per l’integrazione, mi hanno da sempre ispirato. E pur non avendo vissuto in prima persona le ingiustizie che tuttora vedo, non posso però negare che la mia identità e le mie esperienze influenzano il mio lavoro».

Un tocco di magia

“Ho girato la tazzina ho letto il fondo del caffé
Ho visto mari, tenerezze , cardamomo, e c’eri te”

– Sappiamo che hai una passione per l’astrologia e una sorta di ‘magia’, vuoi dirci qualcosa in più?

«Sì, non è una cosa evidente, né tanto meno una fissazione. Trovo l’argomento intrigante e ho letto molti libri a riguardo. Inoltre mio padre, essendo palestinese, ha portato avanti una pratica ‘tradizionale’ della cultura palestinese: la lettura dei fondi del caffé. Da questo anche la fonte d’ispirazione per il testo di ‘Sottobraccio’, che prima menzionavi.

Non è tanto una questione di predire il futuro, quanto di trovare un riscontro con me stessa, il mio tracciato e le persone che mi circondano. La pratica menziona proprio il comune atto di bere il caffè. Bisogna lasciare sul fondo del bicchiere, come con il caffé turco, il liquido con i piccoli grumi di caffè. E infine, si prende la tazzina e si capovolge sul piattino mantenendo la mano sopra. A seconda del disegno che si compone, si possono evincere determinate cose. Inoltre l’astrologia, andando oltre al mito popolare, è un’argomento che sento in un qualche modo vicino».

Ti ricordi di un momento preciso nel quale hai capito di essere fatta per fare musica?

«Penso che questo episodio coincida con il momento stesso in cui ho visto mia sorella correggermi alla chitarra dei giri che stavo suonando. Forse neanche sapendolo è stata proprio lei la mia prima ‘fan’. Io avevo poco più di 12/13 anni e lei aveva pressappoco la mia età di ora (26). Mia sorella, correggendomi, ha notato l’impegno che ci stavo mettendo nell’esecuzione. Era semplice, solo una melodia suonata sulla chitarra di famiglia, ma in quel momento ho capito che la musica, con grandi probabilità, sia il mio linguaggio naturale. La sensazione di poter esprimere emozioni profonde attraverso le note e le parole è stata una sorta di rivelazione. 

La sua correzione nascondeva molto di quello che sembrava un complimento velato. Un po’ come si fa tra due sorelle, no? E, sebbene non lo abbia dato subito a vedere, quel gesto mi ha commossa profondamente. E ora, pensandoci un po’, è stato quello uno degli episodi portanti per le mie convinzioni interiori».

Un’altra vaga allusione sul fatto che la musica farà parte della mia vita l’ho ricevuta quando mi è capitato di farmi leggere il tema natale da un’astrologa professionista. E’ stato poco prima che iniziassi a pubblicare i miei lavori. In quel caso pensandoci è stato un altro tipo di sinergia.

Lei mi aveva detto che nella vita mi sarei trovata spesso ad avere a che fare direttamente con il pubblico, con una moltitudine di persone, che avrei cambiato città e che sarei stata molto portata per una ricerca del bello, della creatività, del lontano e del misticismo. All’inizio l’ho presa molto alla leggera. Trovo però incredibile, pensando alle scelte che mi sono lasciata addietro, come questo si è rivelato veritiero e in linea con il mio percorso.

Un’artista che convince: Laila al Habash

Laila Al Habash non è solo un’artista musicale, ma anche una persona “piacevolmente contaminata”. Questo lato della sua personalità aggiunge una dimensione intrigante alla sua musica, rendendola non solo acustica ma anche spirituale. Che Laila forse non abbia trovato il segreto per guardare dallo spioncino di queste porte “magiche” che le permettono di esplorare e comprendere meglio se stessa e l’universo che la circonda? Questo equilibrio tra realtà e spiritualità si riflette nella sua musica, dove le influenze aggiungono una dimensione tanto mistica quanto affascinante.

In questo viaggio alla scoperta di Laila Al Habash, abbiamo esplorato la sua carriera, le sue passioni, e le sue radici culturali. Abbiamo scoperto una giovane donna di grande talento e carisma, capace di emozionare e coinvolgere con la sua musica e la sua personalità.


Le foto presenti in questo articolo provengono da internet e si ritengono di libero utilizzo. Se un’immagine pubblicata risulta essere protetta da copyright, il legittimo proprietario può contattare lo staff scrivendo all’indirizzo email riportato nella sezione “Contatti” del sito: l’immagine sarà rimossa o accompagnata dalla firma dell’autore.

Articoli Correlati