L’abbandono Di Fabio Fazio In Rai è un caso politico?

di Alessio Pio Pierro
11 Min.

L’abbandono Rai dello storico conduttore di “Che Tempo che fa” Fabio Fazio e il suo conseguente approdo su Nove (gestito da Discovery) sono ormai notizia.

Così ha annunciato l’addio durante l’ultima puntata del suo talk show:

Io sono in Rai da 40 anni, però non si può essere adatti a tutte le stagioni. Non ci sono uomini adatti a tutte le stagioni, io non credo di esserlo.

Con grande entusiasmo intraprendo un nuovo cammino, però io qui ho trascorso quarant’anni, con l’occasione voglio ringraziare le migliaia di persone che ho incontrato, da cui ho imparato. Questo lo dico perché non posso che avere gratitudine nei confronti della Rai anche perché se dicessi qualcosa di scortese lo direi contro di me. La Rai ha passato con me 40 dei suoi 70 anni, siamo in parte la stessa cosa. Ci ritroveremo altrove, ma ci ritroveremo.

Fabio Fazio

Nel frattempo Alessandro Araimo, GM di Italy & Iberia di Warner Bros ha espresso il proprio entusiasmo di accogliere un fuoriclasse come Fazio. «Siamo orgogliosi che uno dei volti più rilevanti e influenti della televisione italiana abbia scelto Warner Bros Discovery e il canale Nove per proseguire la sua straordinaria carriera. Il nostro impegno è da sempre quello di attrarre i migliori talenti e l’arrivo di Fabio e Luciana [anche Litizzetto si sposterà a Discovery ndr] nel nostro gruppo è la miglior conferma possibile».

Qualche numero per contestualizzare

Prima di arrivare a questo dobbiamo sottolineare un paio di dati.

L’elaborazione dello studio Frasi basato sui dati Auditel citato dal Sole 24 Ore, “Che tempo che fa” solo nel 2023 ha prodotto un ascolto medio di 2,4 milioni di telespettatori, per uno share dell’11,8%, rendendolo così il programma più visto e registrando il doppio dello share complessivo della terza rete. Ciò che sorprende maggiormente è che gli ascolti di Fazio siano così alti nel giorno (la domenica) dove di media si registra lo share più basso (7%). La domanda quindi sorge spontaneamente ed è la seguente:

Ma com’è possibile che la Rai lasci andare un conduttore di uno dei talk più visti nel suo palinsesto?

La motivazione dietro l’abbandono di Fabio Fazio

Il contratto di Fazio è in scadenza a fine giugno. A occuparsi del rinnovo sarebbe dovuto essere l’ad Carlo Fuortes, che però si è dimesso. Fuortes, quando ha capito che la situazione in Rai sarebbe presto cambiata con il nuovo governo, ha però lasciato tutto in sospeso e non ha più dato notizie a Fazio sul rinnovo negli ultimi tre mesi.

Money.it

Nonostante questo però sembra che Carlo Fuortes, prima di dimettersi, pur potendo presentare una proposta sui contratti per i programmi di rilevanza strategica, come quello di Fazio, non avrebbe fatto niente.

«Secondo alcuni Fuortes avrebbe cercato di rinviare la discussione per poter rivendicare con il governo il risultato dell’addio di Fazio alla Rai, magari ottenendo qualcosa in cambio – ha aggiunto il blog economico – secondo i suoi avversari puntava alla conferma in Rai o alla direzione della Scala. Obiettivi non raggiunti, però».

La ragione principale però pare siano state le pressioni del nuovo governo di centrodestra che non gradiva la linea editoriale del conduttore ligure. Difatti già nel 2019, l’allora Ministro dell’Interno Matteo Salvini attaccò Fabio Fazio per essere troppo a sinistra.

Ci è necessario sottolineare che la Radiotelevisione italiana è un’azienda pubblica che all’interno del proprio consiglio d’amministrazione ha vari esponenti politici poiché controllata dallo Stato tramite il Mef (ministero dell’economia e delle finanze) per il 99,56%.

Come funziona il consiglio di amministrazione?

I membri del consiglio sono 7. Due sono eletti dalla camera dei deputati, 2 dal senato della repubblica, 2 dal consiglio dei ministri su proposta del ministro dell’economia e 1 dall’assemblea dei dipendenti Rai.

Dopo le dimissioni del precedentemente citato Carlo Fuortes anche lui pressato dal governo è stato nominato Roberto Sergio (quota Fratelli d’Italia) come amministratore delegato. Inoltre risulta in pole position per la nomina di direttore generale della Rai, Giampaolo Rossi, esponente di estrema destra anche lui in quota Fratelli d’Italia e antivaccinista fan di Netanyahu, Putin e Orban.

Nessun vittimismo e nessun martirologio: detesto entrambe le forme di autocommiserazione. Non è proprio il caso. Semplicemente è andata così: continuerò il mio lavoro altrove e come ogni inizio sarà un’opportunità per inventare cose nuove e nel tempo tentare nuove strade.

Come si sa è cambiata la narrazione. Ma la narrazione un professionista se la scrive da solo, col proprio lavoro e con il proprio curriculum. Non si può far parte di una narrazione altrui, tanto più se per altrui si intende la politica di chi ha vinto in quel momento.

Fabio Fazio

Le reazioni del mondo politico

«Non è stato cacciato, è andato via lui», è stata la replica del mondo politico ed editoriale di centrodestra. Matteo Salvini invece, ripubblicando su twitter la notizia dell’abbandono suo e quello della Litizzetto ha commentato: «Belli Ciao» con tanto di manina che saluta.

fabio fazio
Il tweet “Belli Ciao” di Matteo Salvini.

Ovviamente non sono mancate le polemiche, specialmente da parte dell’opposizione.

Con i nuovi vertici Rai, il non rinnovo del contratto a Fabio Fazio e Luciana Littizzetto è l’evidente avvio di una epurazione. Parla il rancoroso e meschino commento di Salvini “Belli ciao”. Altro che merito! È una ferita al servizio pubblico e al Paese.

Gianfranco Pagliarulo, presidente nazionale Anpi

L’uscita di Fabio Fazio dalla Rai è un danno all’azienda in termini di identità, qualità culturale e ascolti. Una brutta notizia per il paese. Negli anni tante belle pagine di servizio pubblico, fra tutte il Memoriale della Shoah con la Segre. Scelta scellerata mai portata in CdA

Francesca Bria, membro del consiglio d’amministrazione Rai

Non spetta a me difendere la professionalità di Fabio Fazio. E non ci vuole un genio per capire che il suo addio alla Rai rappresenta un danno per l’azienda e il servizio pubblico. L’arroganza, l’ottusità e il rancore possono far parlare così. Ma un Ministro non può parlare così

Peppe Provenzano, responsabile Esteri del Pd

Esultare per la censura di un programma è da poco intelligenti o da autoritari. Ma spesso le due cose coincidono

Marco Furfaro, deputato del Pd

E ora?

Dal prossimo autunno è già in programma il ritorno di “Che tempo che fa” sul canale Nove di Discovery mantenendo la stessa collocazione (domenica in prima serata), il titolo e buona parte del cast.

Nell’orario in cui verrà trasmesso sul canale di gestione della Warner Bros lo share medio al momento si attesta al 2%, ma già un valore superiore al 5% si presenterebbe come un gran risultato ed un valido avversario nei confronti della televisione pubblica..

Se il caso di Fazio fosse censura, non sarebbe la prima

La critica mossa da molti a questa decisione della Rai è stata quella di censura alla libertà di espressione in una tv nazionale pubblica, ma purtroppo questo non sembra essere stato l’unico caso di “censura politica”.

Andando infatti a ritroso di alcuni anni possiamo notare vari esempi di conduttori che per varie uscite “di troppo” hanno visto le loro parole censurate o il loro programma chiuso.

Grazie all’aiuto di un post di Factanza su Instagram possiamo segnalare la chiusura del programma del 1959 “Un due tre” condotto da Raimondo Vianello ed Ugo Tognazzi a causa di uno sketch dove presero in giro l’allora presidente della Repubblica Giovanni Gronchi. O dell’allontanamento di Beppe Grillo nel 1986 dalla televisione pubblica a causa di uno sketch contro il Partito Socialista Italiano, o dell’allontanamento del conduttore di “Ballarò” Massimo Giannini nel 2015 per via di alcuni diverbi con l’allora presidente del Consiglio Matteo Renzi.

I rischi economici della Rai ed il problema della censura

La Rai a fronte di una spesa a puntata di 450mila euro aveva incassi per circa un milione. Ora la chiusura della trasmissione può essere un duro colpo, se pensiamo ai ricavi che generava.

Può la Rai prendersi il rischio di non avere abbastanza incassi per la semplice motivazione di far passare l’informazione che desidera?

Il problema fondamentale reso noto dall’opinione pubblica e da Fazio stesso, è la disfunzionalità presente in un’istituzione influenzata unicamente dalla fazione politica governante che non garantisce la pluralità del servizio pubblico, che rischia di filtrare l’informazione libera e che costringe un conduttore ad abbandonare solo per le sue idee opposte al favore politico.

Questo purtroppo sembra essere un problema che ci trasciniamo sin dagli albori della nostra repubblica, senza alcuna differenza di fazione politica. Perchè la parola “politica” di fronte alla parola “libertà” non dovrebbe avere nessun potere.

Scritto da Alessio Pio Pierro

Fonti: Wikipedia, @Factanza – Instagram, @MarcoFurfaro – Twitter, Il Sole 24 Ore, Money, Il Fatto Quotidiano, OpenPolis, OpenItalia, Rai, Esquire, Oggi, Il Riformista.


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