Lavori e matrimoni forzati sono la realtà di milioni di persone: la schiavitù esiste ancora oggi ed è più fiorente che mai
Nel 2023 pensare alla schiavitù ci fa andare indietro col pensiero alle piantagioni negli Stati Uniti del XIX secolo, all’antica Roma e all’antica Grecia o ad altri contesti storici molto distanti da noi.
Tuttavia, quello della schiavitù è un fenomeno che non si è mai arrestato del tutto, e che in particolari zone del mondo risulta essere più fiorente che mai, coinvolgendo milioni di persone in un giro d’affari miliardario.
Si stima che tra il quindicesimo e il diciannovesimo secolo 12 milioni di persone siano state vittime della schiavitù. Oggi invece ad esserne vittime sono 50 milioni, di cui 28 milioni costrette ai lavori forzati e 22 costrette a matrimoni forzati.
Tra lavori e matrimoni forzati

La schiavitù moderna è caratterizzata da due componenti: il lavoro forzato e il matrimonio forzato. In entrambi i casi si verificano condizioni di sfruttamento ai quali le vittime non possono sottrarsi a causa di minacce, violenze, coercizione o inganni.
Il lavoro forzato, che coinvolge circa 28 milioni di persone, si verifica principalmente nel settore privato. Tra i principali compiti che le vittime sono costrette a compiere troviamo la raccolta di frutta e verdura, la produzione di vestiti, il lavoro nelle miniere, nell’edilizia e nella pesca.
Il matrimonio forzato, invece, coinvolge circa 22 milioni di persone, anche se il numero potrebbe essere molto più alto a causa della difficoltà nel reperire dati. Questi matrimoni sono spesso legati ad una concezione patriarcale della società, in cui il padre esercita forti pressioni sulla scelta dei futuri partner dei figli, specialmente sulle figlie femmine.
Circa due terzi dei matrimoni forzati di verificano in Asia e nel Pacifico; le zone dove sono più frequenti sono gli Stati Arabi, dove ne sono vittima 4,8 persone ogni mille.
Migranti e schiavitù

Si stima che la schiavitù produca globalmente 150 miliardi di dollari di profitti. A facilitarne i traffici ci sono i moderni mezzi di trasporto e i grandi flussi migratori, che vedono spesso i migranti divenire vittime della schiavitù con inganni su futuri lavori.
Infatti, non sono rari i casi in cui i migranti, specie se irregolari, finiscano in una rete di schiavitù che li costringe a lavorare nei campi, in industrie manifatturiere e nell’industria del sesso.
Sulla questione si è espresso António Vitorino, Direttore Generale dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni ( OIM):
“La riduzione della vulnerabilità dei migranti al lavoro forzato e alla tratta di esseri umani dipende innanzitutto da politiche nazionali e quadri normativi che rispettino, proteggano e realizzino i diritti umani e le libertà fondamentali di tutti i migranti — e potenziali migranti — in tutte le fasi del processo migratorio, indipendentemente dallo status migratorio. Le società devono lavorare insieme per invertire queste tendenze, anche attraverso l’attuazione del Patto globale sulla migrazione”.
Secondo il Global slavery index, i dieci paesi con i numeri assoluti di vittime di schiavitù sono Cina, Repubblica Democratica del Congo, India, Indonesia, Iran, Nigeria, Corea del Nord, Pakistan, Filippine e Russia, dove risiede circa il 60% delle vittime a livello globale.
Porre fine alla schiavitù
Riuscire a sconfiggere la schiavitù è un’enorme sfida per questo secolo. Tuttavia, rapporto Global estimates of modern slavery: Forced labour and forced marriage propone una serie di raccomandazioni che se adottare potrebbero cambiare la vita di milioni di persone e contribuire a sconfiggere la schiavitù.
Tra le linee guida proposte troviamo:
- migliorare l’applicazione delle leggi e delle ispezioni del lavoro;
- porre fine al lavoro forzato imposto dallo Stato;
- adottare misure più incisive per combattere il lavoro forzato e la tratta nelle imprese e nelle filiere di fornitura;
- estendere la protezione sociale e rafforzare le tutele legali, compreso l’innalzamento dell’età legale del matrimonio a 18 anni senza eccezioni;
- contrastare l’aumento della tratta e del lavoro forzato per i lavoratori migranti.
Scritto da Mirko Aufiero
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