Pena capitale: il mondo tra abolizionismo e mantenimento

di Sofia Ciatti
5 Min.

La pena capitale tra filosofi e letterati

La pena capitale ha una lunga storia: popolare in quasi tutte le culture, avallata per secoli dai maggiori pensatori occidentali, da Platone a Kant, passando per Aristotele.
Lo stesso testo sacro alla tradizione cristiana, la Bibbia, descrive la pena di morte come un aspetto del tutto naturale dell’umanità.
Cesare Beccaria nel saggio Dei delitti e delle pene (1764) biasima la pena di morte: nessun individuo ha lasciato nelle mani della società il diritto di ucciderlo.
Dal 1970 il tema è entrato nelle campagne di Amnesty International ed i paesi abolizionisti hanno cominciato a crescere.
La pena di morte è stata abolita, de iure o de facto, in 140 paesi.

Pena capitale

La pena capitale in America

Negli USA la pena di morte vige in 27 Stati su 50.

Secondo quanti riportato da Amnesty International, nel 2021 la Virginia è diventato il primo stato abolizionista del Sud e il ventitreesimo in totale, mentre per il terzo anno consecutivo lo stato dell’Ohio ha riprogrammato o sospeso le esecuzioni.

Nel luglio del 2021 la nuova amministrazione statunitense ha istituito una moratoria temporanea sulle esecuzioni federali: l’ultima condanna a livello federale riguardava Lisa Montgomery, colpevole di omicidio, nel gennaio 2021.

Sempre il 2021 ha fatto registrare il più basso numero di esecuzioni dal 1988.

Due giorni fa, mercoledì 4 gennaio, ha avuto luogo nel Missouri l’esecuzione della condanna a morte (tramite iniezione letale) della quarantanovenne Amber McLaughlin.

Si tratta non solo della prima condanna eseguita nel 2023 ma contestualmente della prima persona apertamente e dichiaratamente transgender ad essere mai stata giustiziata nella storia degli Stati Uniti.

Pena capitale

La situazione in Giappone

Il Giappone è l’unico tra i maggiori paesi industrializzati e democratici, insieme agli USA, a prevedere nel proprio Codice penale la pena di morte.

La pena di morte è prevista in caso di omicidio plurimo o di omicidio particolarmente efferato e viene eseguita tramite impiccagione. Questa pratica risale al 1873 ed è l’unica modalità vigente in Giappone.

L’applicazione della pena di morte avviene mediante un “rituale” meticoloso: dopo l’autorizzazione a procedere firmata dal ministro della Giustizia, il condannato riceve la notifica della propria imminente impiccagione la mattina stessa.

Una volta accompagnato al patibolo e strettogli il cappio al collo, tre guardie carcerarie premono contemporaneamente tre pulsanti diversi: solo uno di questi apre la botola dentro la quale precipita il condannato.

Con questo metodo non si sa quale bottone farà scattare il meccanismo e, di conseguenza, quale sarà delle tre guardie ad eseguire effettivamente la pena.

Dal 2000 fino a oggi, il Giappone ha portato a termine almeno una condanna a morte ogni anno (a eccezione del 2011 e del 2020) per un totale di 98 esecuzioni. L’ultima è avvenuta nel luglio 2022.

Pena capitale

Nel resto del mondo

Un aumento generalizzato (in parte imputabile alla fine delle restrizioni imposte dalla pandemia) delle condanne a morte ha contraddistinto il 2021: sono state almeno 579 in 18 stati, con un aumento del 20% rispetto al 2020.
A livello globale è un numero ristretto di Paesi (Iran, Arabia Saudita, Iraq e Pakistan) ad essere responsabile dell’85% delle condanne eseguite nel mondo.
In Cina, Vietnam e Bielorussia i dati sul ricorso alla pena di morte, essendo segreto di Stato, non sono pubblici, nonostante le numerose sollecitazioni internazionali volte a promuovere l’eliminazione del vincolo di segretezza. Solo in Cina si stima che le esecuzioni siano dell’ordine delle migliaia.
Sempre nel 2021, come evidenzia il rapporto di Amnesty relativo alla pena capitale, circa cento persone hanno ricevuto una condanna a morte a causa della legge marziale in Myanmar.
In questo contesto una menzione tristemente necessaria riguarda l’Iran: Amnesty International stima che siano almeno 21 le persone condannate a morte dopo i processi farsa con l’obiettivo di frenare le proteste contro il regime che imperversano ormai dallo scorso settembre 2022.
Nel 2021, invece, l’Iran da solo ha fatto registrare almeno 314 esecuzioni rispetto alle circa 250 dell’anno precedente (2020); si è trattato del più alto numero di esecuzioni dal 2017.

Scritto da Sofia Ciatti


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