Ancor prima di avviare il cronometro per dare avvio a questi 3 minuti di letteratura, vogliamo comprendere insieme cosa significa licenza poetica?
La licenza poetica

L’enciclopedia Treccani ci fornisce una spiegazione chiara e concisa del termine “licenza”
licènza (ant. o pop. licènzia) s. f. [dal lat. licentia, der. di licere «esser lecito»]. – 1. a. Permesso, facoltà (concessa in genere da persona di rispetto, o da un superiore di grado o autorità) di fare qualche cosa
L’aggettivo poetica si riferisce, invece, a tutto ciò che concerne il genere poetico. Quale permesso o facoltà, quindi, è concesso in Poesia? Scopriamolo insieme!
A fornirci un’accezione di significato sotto la voce licenza è la stessa Treccani:
L. poetica: facoltà che in taluni casi è concessa al poeta (o che il poeta si prende) di deviare, per esigenze metriche o per ragioni artistiche, dalle norme consuete della lingua, del metro, della prosodia (talora si distingue: l. grammaticale, metrica, prosodica).
Il Dizionario De Mauro ci dà un’ulteriore definizione:
TS lett.
libertà riconosciuta al poeta di derogare, per esigenze artistiche o metriche, alle regole consuete della lingua o del metro | CO scherz., errore di lingua | estens., comportamento che non rispetta le consuetudini
In che cosa si traduce la licenza poetica?

Non amo affermare che la licenza poetica si traduca in un errore volontario da parte del poeta e dello scrittore. Perchè? Per individuare un errore, bisogna avere la presunzione di sostenere dove vive il giusto. Essa è l’uso inconsueto della lingua, uso che, in poche parole, non rispetta le norme del sistema linguistico di appartenenza per esigenze formali e/o contenutistiche.
E’ essenziale e doveroso affermare che per potersi concedere la licenza poetica bisogna conoscere alla perfezione le norme linguistiche. Tale conoscenza, infatti, dà la possibilità agli autori di giocare con la lingua per poter ottenere l’effetto desiderato.
Esistono tre tipologie di licenza poetica: grammaticale, fattuale e metrica. Analizziamolo insieme!
Grammaticale

La licenza poetica grammaticale consiste nel commettere volontariamente un errore grammaticale. Il poeta la usa, solitamente, per “rientrare” nel conteggio delle sillabe di un verso. Ne “Il Sabato del Villaggio” Leopardi utilizza l’articolo “il” al posto di “lo”.
«e intanto riede alla sua parca mensa,
fischiando, il zappatore»
Fattuale

In questo caso l’errore non è formale, bensì concettuale. L’autore fornisce un’informazione errata. Giosuè Carducci nella sua “Canzone di Legnano” scrive così:
Il sol ridea calando dietro il Resegone
Il sole nella zona in questione tramonta dietro il Monte Rosa rispetto a Milano e non dietro il Monte Resegone, situato, invece, a Nord.
Metrica

La licenza poetica metrica si traduce nel “forzare” i versi per avere rime che non potrebbero mai formarsi, seguendo le consuete norme linguistiche.
Di sùbito drizzato gridò: «Come?
Dante Alighieri, Inferno, canto X, vv. 67-69
dicesti “elli ebbe”? non viv’ elli ancora?
non fiere li occhi suoi lo dolce lume?
Siamo di fronte ad una tipologia particolare di fenomeno metrico, esso è causato dalla trasposizione linguisticae dal contatto di sistemi alfabetici differenti. Quest’ultimo, nel Medioevo, avveniva a causa della frequentissima copiatura dei testi ad opera di copisti provenienti da ogni parte della Penisola. In questo caso, infatti, le parole non sono propriamente in rima, ma lo sarebbero ad esempio, se si considerasse il sistema vocalico siciliano.
Di Costanza Maugeri
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Fonti: Enciclopedia Treccani. Dizionario Italiano De Mauro, Editing e passione.