‘Credenza’ è un termine notoriamente ambiguo. Da un lato, si riferisce a uno stato mentale, che prende o la forma di assenso a proposizioni o quella di fede in qualcuno; dall’altro, la parola designa gli oggetti dell’assenso.
‘Culto’ si riferisce a un insieme di pratiche rituali che hanno per oggetto e giustificazione entità sacre e che permettono di comunicare con esse, di utilizzare i loro poteri e di rendere loro omaggio, riaffermando così la loro posizione preminente nella coscienza dei fedeli.
Il sociologo Smith sostiene che il termine fede, universalmente ammesso e annesso ai fenomeni religiosi, non debba essere impiegato come sinonimo di “credenza”. Il primo termine va inteso nel senso in cui è intesa nell’Antico e nel Nuovo Testamento, nel Corano e nella letteratura brahmanica o nel canone buddhista: come azione e non come intellezione, come un atteggiamento (di reverenza, accettazione, testimonianza, impegno, fedeltà) nei confronti del trascendente.

Fede come assenso, scelta del sì
Fede’ significa ‘dir di sì’, rispondere affermativamente a un’offerta divina, a una rivelazione su cui l’intelletto non si sofferma mai perché non la mette mai in dubbio (come l’arabo iman e l’ebraico he’min, da cui deriva Amen).
E’ da intendere nel senso di accettazione, fedeltà, impegno – si potrebbe dire, in una parola, ‘sudditanza’ -, quale la si trova nel Corano o nella Bibbia, presuppone la credenza in certe proposizioni.
La fede del Corano e della Bibbia è il correlato di credenze concernenti le proprietà di Dio. Ed è proprio perché esiste la credenza che Dio sia un ‘signore’, che si insiste sulla necessità di accettarlo e di essergli fedele.
La religione nella società contemporanea: l’ipocrisia che uccide il profondo sentire
Per secoli, il genere umano ha cercato di comprendere e spiegare il significato della vita. Molti filosofi credono che questa contemplazione e il desiderio di comprendere il nostro posto nell’ universo siano ciò che differenzia l’umanità dalle altre specie. La religione, in una forma o nell’altra, è stata trovata in tutte le società umane da quando queste apparvero per la prima volta. Gli scavi archeologici hanno rivelato oggetti rituali, luoghi di sepoltura cerimoniali e altri manufatti creati appositamente per assolvere a queste funzioni.
La religione è un sistema di credenze, valori e pratiche riguardanti ciò che una persona considera sacra o considera essere spiritualmente significativa.
La religione può anche servire da filtro per esaminare altre questioni e altri componenti di una cultura.
Le forme religiose della concezione del mondo si trovano in ogni cultura conosciuta, e di solito vengono praticate in pubblico da un gruppo. E’ soprattutto un’istituzione sociale. Gli scienziati sociali riconoscono che la religione esiste come un insieme organizzato e integrato di convinzioni, comportamenti e norme centrati sui bisogni e sui valori sociali di base.

Esperienza e credenza: il fondamento della fede come visione del reale
Perché credere? E soprattutto, perché avere la assoluta e cieca convinzione che esista altro oltre quello che è visibile (e tangibile!)?
La fede presuppone una serie di condizioni e valori che permettono all’uomo di ogni tempo e di ogni luogo di poter proseguire la propria esistenza in modo sicuro e più o meno lineare. La religione, o la credenza (e ancora di più l’esperienza!) religiosa spiega all’uomo il suo essere nel mondo, e addirittura lo ordina.
La religione è un cieco atto di fede, e un tacito bisogno d’amore. L’uomo si affida a qualcuno che lo supera, che è al di sopra, che tutto può e tutto governa.
Credere significa affidarsi, concedersi senza riserve, con la consapevolezza di essere amato e protetto incondizionatamente. In questa vita o in un’altra. E’ la consapevolezza di non essere solo, mai.
Scritto da Alessia Giurintano
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