La censura oltreconfine: il dire, il fare, il mare in mezzo

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La libertà di espressione è tutt’altro che scontata. Molti sono i paesi nel mondo in cui è applicata la censura. Molti diritti concessi da una parte del mondo, non sono accettati dall’altro lato, più lontano, così diverso. Il mondo non è indubbiamente tutto uguale. Abitudini, modi di dire (e di fare!), possono cambiare- anche radicalmente- a seconda dello sguardo che si assume sul mondo e dal modo in cui esso è abitato.

La libertà di espressione è tutt'altro che scontata. Molti sono i paesi nel mondo in cui è applicata la censura. La questione è politica ma anche sociale.

Il diritto umano universale non è garantito ovunque, è anzi platealmente violato

Secondo l’articolo 19 della Dichiarazione Universale dei diritti umani, ogni individuo ha il diritto alla libertà di opinione, di espressione, e di ricevere e diffondere informazioni attraverso ogni mezzo e senza frontiere. Il CPJ (Committee to Protect Journalists), organizzazione no profit americana che promuove la libertà di stampa, ha messo in luce una fattualità contraddittoria: 10 paesi al mondo infrangono questo diritto. Questi 10 sono, di fatto, i luoghi peggiori al mondo per l’informazione. Sono anche paesi in cui vige un regime autoritario totalmente vincolante.

 In Eritrea, Corea del Nord e Turkmenistan, infatti, i media sono controllati dal governo. I media radiotelevisivi e le testate giornalistiche statali seguono la linea politica del governo per paura di ritorsioni. La condanna prevista infatti è il carcere senza processo e in alcuni casi anche la condanna a morte, o in alternativa l’espulsione dal paese. L’accusa è di restituire una immagine distorta del paese (come in ogni regime che si rispetti!).

La situazione in Medio Oriente non è incoraggiante, e anzi, peggiora nell’aspetto della condanna. In Arabia Saudita il regime rimane molto repressivo e imbavaglia la stampa attraverso leggi anti terrorismo e contro la criminalità informatica. Numerosi, e noti, sono i casi di torture e maltrattamenti spietati nelle prigioni del paese. Tutto è noto, palese, ma resta consapevolmente immutato, e neppure taciuto! Semplicemente, e scandalosamente!, accettato.

La libertà di espressione è tutt'altro che scontata. Molti sono i paesi nel mondo in cui è applicata la censura. La questione è politica ma anche sociale.

La potente censura cinese fotografa uno Stato forte ma arretrato

Possiede l’apparato di censura più esteso e sofisticato del mondo e, secondo stime del CPJ, è uno degli stati in cui vi è il maggior numero di giornalisti detenuti (48 nel 2018). Inoltre, i giornalisti stranieri che operano in Cina sono sottoposti a sorveglianza digitale e fisica, specialmente al confine. 

 I siti web e i social media che forniscono notizie devono essere esplicitamente approvati dalla Cyberspace Administration of China , mentre il Great Firewall censura tutti gli altri, nazionali o internazionali. 

Freedom House e la censura nel Mondo

Ogni anno Freedom House, agenzia non-governativa con sede a Washington, rilascia il report Freedom in the World, in cui viene stilata una speciale classifica sui diritti civili nei diversi stati del pianeta.

I dati del 2020 vedono la Siria al primo posto, per il regime autoritario interno (ecco che l’aspetto politico torna a predominare), la guerra civile, e la corruzione. Al secondo, terzo e quarto posto Turkmenistan, Sudan ed Eritrea. Al quinto la Corea del Nord di Kim Jong-un, e al sesto la Guinea Equatoriale. Immediatamente sotto l’Arabia Saudita, la Somalia, la Libia e infine il Tagikistan.

La libertà subisce l’influenza politica e si riversa sulla società

Indubbiamente, una simile condizione limitante che si verifica sparsa nel globo ha, si è visto, una radice politica che si riflette sulla collettività. La paura, la cultura, l’imposizione di tali regole, porta la cittadinanza attiva a tacere su determinati argomenti, e di fatto, a non esprimersi.

E’ importante prendere coscienza della fortuna di poter applicare liberamente un diritto, senza conseguenze. La paura è talmente radicata in queste parti del globo che si tende a ragionare a compartimenti stagni, a caselle predefinite, e di fatto, in realtà, a non ragionare affatto. Tacere perché “si fa così”, perdere la propria libertà (e capacità!) di espressione. è il fallimento più grande dell’umanità che ad oggi si registra. Si è di fronte ad una società di massa, liquida secondo alcuni, che si è infatti sciolta, schiacciata dalle decisioni degli altri.

Scritto da Alessia Giurintano


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