Israele-forze palestinesi, tregua dopo un giorno di violenze

di Mirko Aufiero
4 Min.

Dopo le violenze per la morte in carcere del leader jihadista Khader Adnan, arriva il cessate il fuoco tra Israele e le forze palestinesi di Gaza.

È arrivata la tregua tra Israele e i gruppi armati di Gaza dopo un giorno di attacchi reciproci, culminati nella notte tra il 2 e il 3 maggio con il lancio di centinaia di missili,

Le violenze erano iniziate a seguito della morte in un carcere israeliano di uno dei leader di Jihad islamica, Khader Adnan, il quale era in sciopero della fame da 86 giorni.

Khader Adnan, l’ira palestinese e le carceri israeliane

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Khader Adnan, 45enne palestinese, era ritenuto uno dei portavoce di Jihad Islamica, gruppo paramilitare attivo nella Striscia di Gaza. A causa del suo ruolo, ha scontato lunghi periodi di carcerazione nelle carceri israeliane, divenendo un simbolo per i palestinesi.

In particolare, dal 2004 è stato arrestato 13 volte, venendo posto per sei anni (su otto di detenzione) in detenzione amministrativa senza essere esplicitamente accusato di violenze e senza ricevere un processo.

L’ultimo arresto era avvenuto lo scorso febbraio, quando l’esercito israeliano lo aveva raggiunto nella sua abitazione in Cisgiordania per portarlo in un carcere israeliano.

Una volta giunto in carcere, egli ha subito iniziato uno sciopero della fame (l’ultimo dopo i diversi scioperi messi in atto da Adnan durante i precedenti periodi detenzione). La protesta del leader palestinese è in particolar modo rivolta contro la detenzione amministrativa, adoperata in Israele per tenere in carcere più di 1.000 palestinesi senza accuse specifiche.

Martedì Adnan è stato trovato privo di sensi nella sua cella, dopo 86 giorni di sciopero della fame, e, dopo essere stato trasportato in ospedale, ne è stata certificata la morte.

L’ira palestinese e la risposta di Israele

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Subito dopo l’annuncio della sua morte, in Cisgiordania sono iniziate le tensioni. Presso l’insediamento ebraico di Avney Hefetz due ignoti hanno aperto il fuoco contro due auto israeliane, ferendo una delle persone nei veicoli.

Mohammad Shtayyeh, premier palestinese, ha parlato di «omicidio deliberato» voluto da Israele, il quale avrebbe «rifiutato la sua richiesta di rilascio, non garantito le cure mediche e tenendono in cella nonostante la gravità delle sue condizioni di salute».

Il gruppo Jihad Islamica ha invece emanato un comunicato nella quale dichiara che «la sua morte sarà una lezione per generazioni, e non ci fermeremo finché la Palestina rimarrà sotto occupazione». Hamas, organizzazione politica e paramilitare palestinese, ha invece comunicato che «il popolo palestinese non lascerà che questo crimine passi sotto silenzio, e risponderà adeguatamente».

Alle dichiarazioni palestinesi è seguito il lancio di diversi missili verso Israele, il quale ha risposto con attacchi aerei verso la Striscia di Gaza. Nella giornata di ieri, mercoledì 3 maggio, è però arrivato un temporaneo cessate il fuoco mediato dall’Egitto, dal Qatar e dalle Nazioni Unite.

Fonti: Ansa, Sky Tg 24, Al Jazeera, Amnesty International, Il Post, BBC

Scritto da Mirko Aufiero


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