Continuano le proteste in Iran dopo la morte della giovane Mahsa Amini, uccisa per non aver indossato correttamente il velo. La polizia iraniana cerca da mesi di reprimere le manifestazioni il più possibile. Si ricorre a castighi e uccisioni per mettere a tacere i dissidenti del regime, considerati dal governo: “rivoltosi e antirivoluzionari da affrontare senza pietà, anche arrivando alla morte”. Ad oggi le morti registrate a causa delle proteste sono 304, ma sono destinate ad aumentare.

In questi giorni il tribunale di Teheran ha annunciato la prima condanna a morte, ma non si è certi se si tratti di una donna o di un uomo. Le autorità Iraniane hanno però reso note le motivazioni che hanno portato alla condanna: pare che il colpevole (o la colpevole) abbia “appiccato il fuoco in un centro governativo, turbato l’ordine pubblico, cospirato per commettere un reato contro la sicurezza nazionale, inimicizia verso Dio e corruzione sulla terra.” Dopo questa sentenza, emergono altre 5 vittime dei tribunali del regime, condannate ad una pena detentiva compresa tra i 5 e i 10 anni per “assembramento e cospirazione, reati contro la sicurezza nazionale e disturbo dell’ordine pubblico”. Sono previsti inoltre, processi imminenti ai danni di 756 protestanti da tre province Iraniane (Hormozgan, Marzaki e Isfahan) Le accuse sono tra le più disparate: “propaganda contro il regime”, “istigazione all’omicidio” e finanche “terrorismo”.

Nel frattempo le notizie provenienti dall’Oriente destano l’attenzione e lo sconcerto dell’Occidente. La riunione del Consiglio degli Affari Esteri, tenutasi oggi a Bruxelles, si è conclusa con l’approvazione di un pacchetto di sanzioni per l’Iran. In aggiunta alle sanzioni già predisposte nel mese di Ottobre, le nuove disposizioni imporranno: divieti di viaggio, congelamento dei beni e divieto di esportazione di apparecchiature di monitoraggio. Interesseranno altri 29 esponenti del regime, tra cui figurano quattro membri della squadra che arrestò Mahsa Amini. Il Ministro degli Esteri iraniano, Nasser Kanani, risponde a Bruxelles definendo le sanzioni “carta bruciata” e intima nuovamente l’Europa a “non intromettersi” negli affari del regime.
Anche il Presidente francese, Emmanuel Macron, finisce nel mirino di Kanani che dichiara le azioni di Macron “deplorevoli e vergognose” e lo accusa di aver appoggiato i “ribelli”. Il Presidente francese, infatti, nei giorni scorsi ha ricevuto a Parigi le attiviste Masih Alinejad, Shima Babaei, Ladan Boroumand e Roya Piranei, impegnate sostenitrici delle proteste. Macron le ha definite portavoci della “rivoluzione” causando l’indignazione del governo Iraniano.
Seguono approfondimenti.
Scritto da Naomi Campagna
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