Incontro con esseri spirituali e abbandono del corpo: cosa sono le esperienze premorte?

di Costanza Maugeri
6 Min.

Le esperienze premorte sono un fenomeno a tratti spaventoso discusso da anni. Se avete quindi deciso di leggere questo articolo non fate parte della percentuale di persone che si mette la coperta sugli occhi quando guarda un film horror.

Cosa si intende per esperienze premorte?

Le esperienze premorte o NDE (near Death experience) sono un fenomeno che si manifesta in alcuni soggetti che, dopo aver vissuto eventi traumatici che hanno portato al decesso cardiaco o celebrale, sono riusciti a riacquisire le funzioni vitali.

Molte delle testimonianze riportano elementi ricorrenti e simili tra loro. Essi sono stati elencati da Moody nel 1975 e riassunti dalla Rivista Internazionale di Filosofia e Psicologia come:

  • ineffabilità, la notevole difficoltà nel descrivere verbalmente l’esperienza;
  • ascolto della dichiarazione di morte avvenuta o imminente;
  • sensazione di grande pace, spesso accompagnata da una sensazione di immensa gioia;
  • attraversamento di un tunnel buio, a volte con una luce in fondo;
  • abbandono del corpo, spesso associato alla visione dall’esterno del proprio corpo giacente inanimato;
  • scorrere di immagini relative alla propria vita; 
  • incontro con una luce o con un “essere di luce”, il quale solitamente non comunica verbalmente ma tramite una diretta trasmissione del pensiero;
  • incontro con esseri spirituali, spesso persone care decedute in precedenza;
  • raggiungimento di un confine che al soggetto viene impedito di oltrepassare;
  • “ritorno” nel proprio corpo, il più delle volte contro la propria volontà;
  • nuovi modi concepire la vita e, nella maggior parte dei casi, superamento della paura della morte.

“Milioni di farfalle”: l’esperienza premorte di Eben Alexander

“Milioni di farfalle” è un libro pubblicato dal celebre neurochirurgo Eben Alexander. All’interno dell’opera, egli racconta la propria esperienza premorte.

Alexander sostiene di aver vissuto un’esperienza premorte durante un’operazione chirurgica e di aver raggiunto un mondo ultraterreno pieno di farfalle. Una donna a cavallo di una farfalla si sarebbe avvicinata riferendogli che in quel luogo regnassero bellezza e amore.

Aspetto interessante che ha smosso il pensiero di molti studiosi, tra i quali il neurologo Oliver Sacks, è il passaggio in cui il neurochirurgo afferma con convinzione che il suo cervello fosse totalmente spento durante l’esperienza.

La risposta di Oliver Sacks e la critica ad Alexander

Il famoso neurologo statunitense Oliver Sacks ha tramandato una spiegazione che ci potrebbe aiutare a comprendere facilmente cosa accade nella mente di un essere umano quando vive un’esperienza di questo genere, partendo proprio dalla posizione di Eben Alexander

Sacks afferma che il cervello del neurochirurgo non fosse totalmente privo di funzioni vitali, bensì che stesse vivendo uno stato allucinatorio, che appare reale poiché a livello neurologico l’allucinazione attiva le stesse aree della percezione.

Secondo il neurologo, la visione non è stata percepita durante l’operazione ma mentre Alexander si stava risvegliando, esatto momento in cui velocemente alcune aree del cervello si stavano riattivando.

A livello propriamente scientifico esiste un valore soglia (23 ml di sangue in 100 grammi di tessuto celebrale) che, nel momento in cui viene superato, ci rende coscienti e quindi potenzialmente “vittime” di allucinazioni.

Out of the body experience: il sentirsi fuori dal proprio corpo

Durante le esperienze premorte si può vivere anche l’out of the body experience, la sensazione di sentirsi fuori dal proprio corpo. Essa può essere intensificata dal percepire il proprio corpo disteso mentre ci si fluttua sopra.

Lo studio della NYU Grossman School of Medicine

Il più celebre studio sulla questione è stato condotto tra il 2017 e il 2020 negli Stati Uniti e nel Regno Unito dalla NYU Grossman School of Medicine. Ha coinvolto 567 uomini e donne che hanno ricevuto una rianimazione dopo che, durante un intervento chirurgico, il loro cuore aveva smesso di battere.

Meno del 10% dei partecipanti allo studio è sopravvissuto nonostante la rianimazione tempestiva ed ha parlato di esperienze coscienti uniche.

Con questo studio è emerso che durante queste esperienze si registrano picchi di attività celebrale fino a un’ora dopo la rianimazione.

Durante questi eventi i partecipanti alla ricerca hanno riferito di essere entrati in uno spazio cosciente più profondo, dai ricordi della prima infanzia alla morte vissuta in maniera diretta senza provarne paura o angoscia

E se sfiorare la morte fosse l’unico modo per vivere serenamente il pensiero di essa nella vita dell’essere umano?

Scritto da Costanza Maugeri


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