Triangle, l’indelebile incendio tra le mura di New York

la tragedia che fece da capoclasse alla lezione della sicurezza sul lavoro

di Alessio Pio Pierro
Pubblicato: Ultimo aggiornamento il 6 Min.

Quello della fabbrica Triangle è un dei casi di mancata sicurezza sul lavoro più discussi della prima metà del 1900. Negligenza e pressappochismo sono però ancora attuali e, per questo motivo, è vitale parlare di ciò che successe quel 25 marzo 1911.

Di Triangle non abbiamo ancora appreso tutto ciò che potremmo imparare

Solo in Italia, dei 1.090 infortuni mortali avvenuti nel corso del 2022, sono stati 790 gli infortuni mortali in occasione di lavoro, mentre sono 300 quelli rilevati in itinere.

Ma non è una recente acquisizione. Le tragiche morti sul lavoro ci sono sempre state e sono spesso state causate da superficialità e noncuranza di possibili rischi e conseguenze, anche per lo sguardo fisso sulla produzione assidua.

Alcuni drammi hanno però contributo alla risoluzione di tanti nodi che la mancata tutela dei lavoratori presentava.

La storia che vi racconteremo oggi sulla fabbrica Triangle di New York è importantissima. Speriamo che le prossime righe possano permettervi di capire come abbia sensibilizzato l’opinione pubblica e il mondo del lavoro e come “grazie” ad essa i due si siano evoluti.

Cos’era la Fabbrica Triangle?

fabbrica triangle

Siamo nel 1911, durante il periodo di piena industrializzazione dei paesi occidentali. In America questo è diventato il settore di produzione predominante. Sono state costruite migliaia di fabbriche in tutta la superficie statunitense, specie nei grandi ettari di terra dove stanno sorgendo quelle che poi diventeranno città enormi, vere e proprie metropoli industriali. A New York gli imprenditori Max Blanck e Isaac Harris hanno da poco costruito la fabbrica Triangle, che fa parte della compagnia Triangle Shirtwaist Company, produttrice di camicette alla moda.

Salari, orari di lavoro, dipendenti e condizioni di lavoro all’interno della fabbrica sono le tipiche di questo periodo storico.

In tutto ci sono ben 500 lavoratori distribuiti nei 3 piani più alti dei 10 dell’Asch building. Molti di loro lavorano 14 ore al giorno.

Ogni settimana lavorativa vale 6/7 dollari per ogni dipendente della fabbrica che ogni giorno rischia la vita per via di tessuti infiammabili immagazzinati per tutta la fabbrica, scarti di tessuto sparsi per il pavimento, illuminazione fornita da luci a gas aperte e pochi secchi d’acqua per spegnere i potenziali incendi.

Ora, la domanda che può sorgervi è ovvia e giusta: Ma non esisteva nessun sindacato che li tutelasse?

Certo, c’erano già i sindacati. Uno di loro, chiamato International Ladies’ Garment Workers’ Union, cercava ad esempio di tutelare i diritti delle donne nel mondo lavorativo tramite proteste contro le compagnie produttive. Il problema era però che la maggior parte dei sindacati aveva poche iscrizioni e di conseguenza poca importanza al tempo.

L’incendio dalle conseguenze catastrofiche

E’ il pomeriggio del 25 Marzo 1911. Alle 16:40 divampa un rogo in un cestino con scarti tessili che si trova all’ottavo piano, sotto al tavolo di uno dei tagliatori (mansione solitamente svolta dagli operai uomini). La causa dell’innesco — si è scoperto in seguito — un fiammifero caduto tra i tessuti o una sigaretta spenta male. Non mancano tuttavia sospetti di incendio doloso, che viene appiccato nelle aziende tessili quando dei prodotti vanno fuori moda e si cerca di recuperare le spese coi risarcimenti delle assicurazioni.

Nel frattempo il fumo inizia a crescere, qualcuno dalla strada lo vede e chiama i soccorsi. Un contabile da l’allarme ed i proprietari con i figli e l’amministrazione riescono a fuggire. Gli operai, invece, iniziano a scappare dalle scale interne, ma queste risultano inagibili.

L’allarme al nono piano arriva quando le fiamme sono già alte, bloccando così l’utilizzo di scale ed ascensori. In 20 provano a scappare dalla scala antincendio, che però è ammassata di gente. La scala crolla e i 20 vengono uccisi.

Non è inoltre possibile aprire alcune porte perchè i proprietari, temendo furti da parte degli operai, le hanno precedentemente bloccate. Molte persone vengono quindi mangiate dalle fiamme, mentre altre cercano invano fortuna buttandosi dalle finestre.

146 corpi vengono ritrovati senza vita dopo l’incendio, in stragrande maggioranza femminili (ben 123) di cui 39 sono italiane, le restanti ebree.

fabbrica Triangle
Una zona di lavoro di un piano della fabbrica Triangle dopo l’incendio.

Tra indagini e risarcimenti

Senza addentrarsi eccessivamente nei dettagli delle indagini, ci basta dire che i proprietari della fabbrica vengono assolti. Ottengono inoltre un risarcimento dall’assicurazione: circa 400 dollari per ogni vittima. Le famiglie, però, ne ricevono soltanto 75.

Questo evento ebbe un impatto mediatico di scala mondiale e contributi alla sindacalizzazione delle fabbriche e del mondo lavorativo, riducendo sempre più eventi del genere in Occidente.

Scritto da Alessio Pio Pierro


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