Il traffico non ha senso logico di esistere, perché?

di Giorgia Lelii
5 Min.

È impossibile che nemmeno un italiano non abbia provato lo stress, la noia, l’essere spazientiti dalle interminabili code di macchine in autostrada, specialmente nelle grandi città. Quando i veicoli ricominciano a camminare, tutti sospirano di sollievo e vedono il vero motivo del blocco: quale potrebbe essere?

Una causa a cui si pensa immediatamente è un possibile incidente, oppure il semplice fatto di fermarsi al casello dell’autostrada. In questo caso, dopo il blocco si riesce a vedere perché si è stati fermi tutto quel tempo; ma quando non si vede nulla, cosa è effettivamente successo?

Il fenomeno delle cosiddette “code fantasma”: sono quegli ingorghi che si generano misteriosamente, quelli in cui dopo aver percorso qualche centinaia di metri o qualche chilometro a passo d’uomo si riprende quasi magicamente l’andatura. Di chi è la colpa? Ma senza dubbio degli automobilisti stessi!

Improvvise frenate, sorpassi azzardati, cambiamenti di corsia repentini, tutte azioni che costringono gli automobilisti che seguono a frenare e in alcuni casi ad arrestare la propria marcia. A quel punto il rallentamento si propaga all’indietro come un’onda, peggiorando man mano che si diffonde, anche se l’auto in testa alla coda ha intanto ripreso l’andatura che aveva all’inizio. Le auto che si trovano molto più indietro nella coda sono alla fine costrette a fermarsi del tutto, per non rischiare di colpire le auto più lente davanti.

Le code fantasma sono state spesso riprodotte in condizioni sperimentali che permettono di comprenderne la dinamica e le ragioni, generalmente difficili da scorgere in condizioni normali. Gli esperimenti mostrano che, anche lungo un percorso circolare privo di ostacoli o interruzioni, le code si formano spontaneamente: questo si potrebbe evitare solo se tutte le vetture mantenessero una velocità costante, ma per le piccole “perturbazioni” di ogni singolo, non accade.

In uno studio giapponese del 2008, condotto da un gruppo di ricercatori dell’Università di Nagoya: 22 macchine, inizialmente poste alla stessa distanza l’una dall’altra, avanzavano su un circuito circolare lungo 230 metri con una velocità costante di circa 30 chilometri orari. I ricercatori scoprirono che dopo pochi minuti si formava una coda che si propagava all’indietro a circa 20 chilometri orari: si concluse che la coda si forma spontaneamente se la densità media di auto presenti sulla strada supera un certo valore critico.

Il concetto di coda fantasma ha permesso di indebolire per molti aspetti un diffuso e durevole pregiudizio secondo cui a causare i rallentamenti sarebbero sempre gli altri, e mai noi stessi. In pratica, gli automobilisti non sono in grado di adattare continuamente il proprio stile di guida in modo da mantenere la propria auto più o meno a metà strada tra l’auto che sta davanti e quella che sta dietro. E non ci riescono, tra l’altro, perché non hanno alcuna percezione delle condizioni intorno a loro.

Secondo alcuni esperimenti condotti nel 2017 da ricercatori della University of Illinois Urbana-Champaign e di altri istituti, l’introduzione della macchina a guida autonoma potrebbe essere un’ottima soluzione, visto che dispongono di dati sulle condizioni del traffico ricavati dai sensori stradali e dai sistemi integrati nelle altre auto.

Mantenendo una velocità costante, vicina alla velocità media del traffico complessivo, queste macchine impediscono la formazione degli ingorghi. E in situazioni in cui gli ingorghi siano già presenti, sono in grado di anticiparli frenando prima e in modo più graduale rispetto a quanto farebbe un automobilista. Inoltre, come dimostrato dagli esperimenti, anche l’aggiunta di una sola auto a guida autonoma – in circuiti circolari percorsi da circa 20 auto con automobilisti umani – può essere sufficiente a ridurre le code fantasma.

Scritto da Giorgia Lelii


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