A partire dal golpe in Niger abbiamo spesso sentito parlare di un possibile intervento militare dell’ECOWAS nel paese; ma cos’è l’ECOWAS? E perché è importante saperlo?
Mercoledì 26 luglio un gruppo di soldati dell’esercito del Niger ha annunciato sulla televisione nazionale di aver deposto il presidente Bazoum, portando a termine l’ultimo di una lunga serie di colpi di stato nella regione dell’Africa occidentale.
Nei giorni successivi sono arrivate le condanne internazionali, specialmente dall’ECOWAS (Comunità economica degli Stati dell’Africa Occidentale), la quale ha minacciato i golpisti di intervenire militarmente, fissando un ultimatum al 6 agosto. L’ultimatum è però scaduto senza conseguenze, e sembra che l’ECOWAS non abbia ancora adottato una strategia chiara.
Il 10 agosto i leader degli stati membri dell’ECOWAS si sono incontrati per decidere come intervenire, ma i risultati dell’incontro sono stati incerti. Da un lato è stata ordinata la «mobilitazione immediata delle proprie forze di emergenza», ma dall’altro si vuole dare «priorità alle negoziazioni diplomatiche e al dialogo».
La mancanza di chiarezza sulla questione testimonia la debolezza dell’ECOWAS, incapace in molti casi di garantire la democrazia e la stabilità nella regione. Ne sono esempi il Mali e il Burkina Faso, sospesi dall’organizzazione dopo i colpi di stato, e la difficoltà nel gestire i flussi migratori diretti verso l’Europa.
Il ruolo e gli obiettivi dell’Ecowas

La Comunità economica degli Stati dell’Africa Occidentale (Economic Community of West African States) nasce nel 1975 con il Trattato di Lagos, in Nigeria, firmato da quindici stati della regione.
I principali obiettivi della Comunità sono il raggiungimento dell’autosufficienza e la maggiore integrazione tra paesi membri, da raggiungere in diversi modi: dalla creazione di un mercato unico, all’adozione di una moneta comune seguendo l’esempio europeo entro il 2025.
Nata come organizzazione economica, nel corso degli anni l’ECOWAS ha acquisito sempre più un carattere politico per salvaguardare la pace e la democrazia.

Ciò l’ha portata negli anni a intervenire militarmente in diversi paesi membri in occasione dei colpi di stato. Il primo caso si è verificato nel 1990 in Liberia, quando l’ECOMOG, la forza di peacekeeping dell’ECOWAS, è intervenuta durante la guerra civile. L’operazione si concluse nel 1996, e fu seguita da altre operazioni negli anni novanta in Sierra Leone e in Guinea-Bissao.
Negli ultimi anni ci sono stati tre interventi: in Liberia dal 1999 al 2003, in Mali nel 2012 e in Gambia nel 2017. Non sempre l’ECOWAS ha scelto di intervenire, come testimoniano i recenti casi del Mali, del Burkina Faso e della Guinea, dove a seguito dei colpi di stato si è limitata alla sospensione dalla Comunità e alle sanzioni.
I delicati equilibri dell’ECOWAS

La Comunità vede prevalere al suo interno la Nigeria, la quale può contare su un esercito con più uomini e meglio armato e una popolazione che da sola eguaglia quelle di tutti gli altri stati.
Nel corso degli anni alcuni paesi sono entrati a far parte dell’ECOWAS – o hanno cercato di farlo -, e altri ne sono stati temporaneamente sospesi (Mali, Burkina Faso, Guinea e Niger). Ad aderire nel 1977 è stato Capo Verde, mentre dal 2017 risulta in attesa il Marocco, il cui ingresso è osteggiato da una parte dei paesi membri.
In particolare, la possibile entrata del Marocco rischia di cambiare gli equilibri dell’organizzazione, attualmente in favore della Nigeria, e di rafforzare la posizione dei paesi francofoni (Senegal, Costa d’Avorio, Guinea, Togo, Benin) a discapito di quelli anglofoni.
Il possibile intervento in Niger
Nei giorni successivi al golpe in Niger il presidente della Nigeria, Bola Tinubu, ha fortemente sostenuto l’invio delle truppe l’ECOMOG, trovando però l’opposizione dal Senato nigeriano e da stati esterni all’ECOWAS come Algeria e Chad. Ostili al dispiegamento di truppe anche i tre paesi sospesi, retti da giunte militari che simpatizzano per i golpisti nigerini.
Nell’incontro del 10 agosto l’ECOWAS ha deciso di mobilitare le proprie truppe, non escludendo però la possibilità di trovare una soluzione diplomatica. Come riportato da Il Post, alcuni analisti, tra cui il politologo Niagalé Bagayoko, sostengono che la ricerca di un dialogo con i golpisti sia in realtà un tentativo di guadagnare tempo. Ciò permetterebbe all’ECOWAS di ottenere credibilità, mostrandosi aperta al dialogo, e di organizzare meglio una eventuale risposta militare.
Nuovi sviluppi sono attesi per il 17 e il 18 agosto, quando l’ECOWAS si riunirà in Ghana per discutere di come intervenire in Niger.
Fonti: Il Post, Cnn, Ecowas.int, Euronews, Ansa
di Mirko Aufiero
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