Con l’incoronazione a Re del Regno Unito, Carlo III è diventato automaticamente anche sovrano degli altri 14 Stati che compongono il Commonwealth, quali: Australia, Canada, Nuova Zelanda, Giamaica, Belize, Bahamas, Tuvalu, Saint Lucia, Papua Nuova Guinea, Grenada, Isole Salomone, Saint Kittis e Nevis, Saint Vincent e Grenadine, Antigua e Barbuda.
Proprio in Antigua e Barbuda, gli scorsi giorni il premier Gaston Browne ha annunciato, sull’onda del cambiamento, la volontà di indire un referendum per far diventare una repubblica le due isole caraibiche.
“Non si tratta di un atto di ostilità, ma il passo finale per completare il cerchio dell’indipendenza e diventare una nazione veramente sovrana”, ha dichiarato il premier.
Già l’anno scorso un altro Stato dei Caraibi, le Barbados, aveva abbandonato la Corona inglese e aveva eletto un nuovo Capo di Stato.
Sulla stessa scia appaiono altri stati del Commonwealth, anche in Giamaica il partito laburista ha annunciato un referendum per diventare una repubblica indipendente; in Nuova Zelanda la premier Jacinda Ardern ha dichiarato che l’abbandono della monarchia da parte della Nuova Zelanda è inevitabile, ma che non è un’attuale priorità del suo governo.
Persino in Canada il fronte antimonarchico spinge per un referendum. Secondo i sondaggi, il 34% della popolazione sarebbe a favore della repubblica, dato che si spinge oltre la maggioranza nella regione francofona del Quebec.
In Australia, invece, il primo ministro Anthony Albanese, da sempre simpatizzante per la repubblica, ha detto che il suo governo non ha in programma referendum per un cambio della forma di governo.
Anche nel Regno Unito, la situazione sembra vacillare: in Scozia il governo è prossimo per un secondo referendum, stessa sorte per l’Irlanda del Nord che inizia ad intravedere una possibile riunificazione con l’Irlanda indipendente.
Il cambio di monarca sembra aver generato un terremoto pronto a ridimensionare la Corona inglese.
Scritto da Francesco Cocco
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