Il paradosso di Buridano: non scegliere è una scelta?

di Costanza Maugeri
6 Min.

Non scegliere è una scelta? So cosa state pensando: “un altro articolo che non mi farà dormire la notte”, un po’ come i film horror in seconda serata.

Non posso che darvi ragione è proprio uno di quegli articoli e di quelle domande che hanno fatto apparire sotto gli occhi le borse a tantissimi intellettuali a causa del poco sonno.

Uno di questi è il filosofo francese Jean Buridan(italianizzato Giovanni Buridano) a cui seppur con moltissima incertezza, è attribuito il cosiddetto “Paradosso dell’asino”. Quest’ultimo, infatti, non si trova nei suoi scritti a noi pervenuti. Probabilmente i suoi contemporanei usarono questa invenzione per deridere la sua teoria della libertà.

Il paradosso dell’asino di Buridano: quando non scegliere conduce alla morte

Giovanni Buridano

Il protagonista del paradosso è un asinello affamato, in cerca di cibo. L’animale sta girovagando nella speranza di trovare qualcosa da mangiare, quando, ad un tratto vede due mucchi di fieno esattamente identici ed equidistanti

Quale scegliere? Guarda prima quello alla sua sinistra, poi quello alla sua destra, poi nuovamente rivolge lo sguardo a sinistra e a destra. Ripete gli stessi movimenti un’infinità di volte con la speranza, forse, di trovare quel dettaglio che li differenzi. Quel dettaglio a cui poter delegare la sua scelta, con cui poterla legittimare. Quel dettaglio non c’è, i due mucchi di fieno sono identici. L’asino non mangia, non sceglie e muore di fame.

Non scegliere è una scelta

Il paradosso dell’asino di Buridano nella sua comicità che si trasforma in tragedia, ci aggredisce.

Quante volte la vita ci mette davanti a una scelta? Quante volte scegliere rappresenta per noi la crisi esistenziale per antonomasia?

L’ asino di Buridano è l’essere umano. E l’io indeciso, turbato, assediato da un conflitto interiore a cui non riesce a dar pace né tantomeno soluzione.

Perchè non riusciamo a scegliere?

La domanda che vorrei porre a noi stessi è: “Perchè preferiamo morire ogni volta che stiamo lì davanti a due strade, tre, dieci, infinite strade, senza sapere quale intraprendere?”

Noi esseri umani abbiamo paura dell’ignoto.

Scegliere non solo ci pone faccia a faccia con l’incognita, ma fa esplodere in noi un’ angoscia latente ancora più profonda.

Scegliere, infatti, significa precludersi altre infinite possibilità, significa precludersi infinite vite potenziali che potremmo condurre.

Scendendo al centro del nostro io, ci accorgiamo che la scelta ci pone viso a viso con la paura della morte.

Se ci pensiamo bene non vive in noi nulla di più angoscioso che vedere la paura di escludersi infinite possibilità e sapere che è proprio la nostra natura umana ad impedirci di sperimentarle tutte. Come una crisi che si risolve e nello stesso tempo cresce nell’idea della morte.

E se a questo pensiero non c’è in fondo nessuna soluzione. credo però che ci sia un modo per vivere pienamente la vita.

La vita si deve scegliere. Si deve scegliere rispettando i nostri tempi, ma si deve farlo.

Scegliere, scegliersi con i nostri tempi non è un fallimento

Non scegliere significa morire spiritualmente ogni volta che ci troviamo davanti quei due mucchi di fieno.

E se è vero che scegliendo quello alla nostra destra, ci escluderemo il sapore di quello alla nostra sinistra.

E’ anche vero che non scegliendo, ci priveremo del sapore della nostra decisione.

Immaginate di essere su Spotify e di avere davanti ai vostri occhi la vostra playlist del cuore. Preferite rimanere nel silenzio o decidere con quale canzone iniziare la vostra giornata? Forse un giorno ci andrà consapevolmente di restare in silenzio, forse qualcuno di noi si prenderà un anno per scegliere in quale università iscriversi e qualcun’altra cambierà idea, cambierà facoltà, cambierà lavoro, cambierà vita, cambierà canzone. E in questo non c’è nulla di sbagliato, assolutamente nulla. Abbiamo il diritto di aspettarci, di sbagliare, di tentare.

E se l’amico accanto a noi al primo tentativo quella mattina trova la canzone giusta, saremo felici per lui.

Ma se noi quella mattina prima di trovarla, ascoltiamo altre mille canzoni non accade nulla, non dobbiamo sentirci in colpa o dubitare di noi stessi. L’unico consiglio che ci do, è non mettere la riproduzione casuale, che nel non scegliere probabilmente, ascolteremo la canzone, si proprio quella che non avremmo voluto ascoltare mai.

Di Carola Antonucci.


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