Il mito di Apollo e Dafne: agli albori della friendzone

di Giorgia Lelii
Pubblicato: Ultimo aggiornamento il 4 Min.

Dunque, friendzone anche nell’antichità. Chi se lo sarebbe mai aspettato? Vediamo di cosa parliamo. Partiamo col dire che l’autore del mito di Apollo e Dafne è piuttosto dibattuto. Non si sa bene se la storia sia raccontata da Ovidio o da Apuleio, nelle loro rispettive “Metamorfosi“.

Il mito

Tutto iniziò con una piccola disputa divina. Apollo, fiero, si vantò con Cupido del fatto di aver ucciso il serpente Pitone con le proprie frecce. Per giunta, gli lanciò “frecciatine” chiedendogli di quali imprese si potesse vantare di aver compiuto. Il dio dell’amore, adirato, giurò vendetta contro il dio delle arti. Infatti, le frecce di Cupido non erano tutte uguali. Il dio ne preparò appositamente due: una d’oro che aveva il potere di far innamorare perdutamente chi l’avesse ricevuta. L’altra, invece, di piombo e dalla punta spezzata, aveva il potere di far respingere l’amore.

Ebbe così inizio la vendetta di Cupido. Con la freccia d’oro, il dio dell’amore colpì Apollo: egli cadde perdutamente innamorato della ninfa Dafne. Tuttavia, Cupido colpì anche Dafne, figlia del fiume Peneo e della madre terra Gea: il dio usò la freccia di piombo su di lei e le fece ripudiare l’amore che le dimostrava Apollo. L’amante si fece così opprimente nei confronti della fanciulla che ella iniziò a fuggire dai boschi per liberarsene.

Apollo la inseguiva ovunque andasse, finché non la raggiunse: cercò di convincerla ad accettare i suoi sentimenti per lei, ma Dafne fuggì nuovamente. Il dio la rincorse, finché la ninfa non si stufò della sua continua presenza. Pregò suo padre perché le desse una mano, così Peneo la accontentò. Proprio quando Apollo la stava per raggiungere, le gambe di Dafne diventarono pesanti, il suo corpo si slanciò verso l’alto e dalle mani germogliarono foglie di alloro. Ed ecco la metamorfosi: la ragazza si era trasformata in albero proprio di fronte al giovane. Disperato, Apollo abbracciò il suo tronco e pianse, giurando che l’alloro sarebbe per sempre stata la sua pianta sacra, in onore del suo amore perduto.

Apollo e Dafne nell’arte

A parte dai numerosissimi dipinti che riprendono questo mito, l’esempio più eclatante nella storia dell’arte è la statua di Gian Lorenzo Bernini. L’opera, costruita in marmo, rappresenta l’attimo in cui la metamorfosi di Dafne ha inizio, e Apollo le sta accanto, nel disperato tentativo di prenderla.

Il racconto è estremamente naturalistico. La cosa incredibile è come dimostri la vicinanza divina agli esseri umani: come si dimostrano vulnerabili, quasi umani, gli dei di fronte alla forza incontrastabile dei sentimenti. Persino Apollo non si arrende alla forza dell’amore, anche quando la sua amata cambia totalmente aspetto. Fatto sta che Dafne l’ha friendzonato comunque: gli ha dato il palo di legno, ouch.

Scritto da Giorgia Lelii


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