Il Decameron: la Commedia umana dedicata alle donne

di Costanza Maugeri
10 Min.

Vi ricordate di quella volta in cui abbiamo parlato di Giovanni Boccaccio e dell’Elegia di Madonna Fiammetta? Vi lascio qui il link, nel caso vi foste persi quella chiacchierata.

Stamattina riflettevo sul fatto che quando si parla di Boccaccio non si può tacere sul suo capolavoro: “il Decameron” e sul fatto che fin dal Proemio quest’opera è di una modernità indiscutibile considerando il fatto che fu scritta tra il 1348 e 1351.

Così ho deciso di dedicare questi “3 Minuti di letteratura” a quest’opera e al suo Proemio.

Il Decameron di Giovanni Boccaccio: la Commedia umana

Oggi vorrei tentare di intraprendere una strada differente. Parlarvi dell’opera usando le parole dell’autore stesso, o meglio usarle come guida per l’analisi.

Andiamo con ordine:

Perchè si intitola Decameron?

La brigata di narratori

Giovanni Boccaccio sceglie di intitolare il suo capolavoro “Decameron” per una ragione essenziale.

Il titolo è modellato sul greco e significa “dieci giornate”

In dieci giornate, infatti, dieci giovani( sette ragazze e tre ragazzi) si raccontano cento novelle.

Ogni giovane racconta infatti una novella al giorno inerente al tema scelto in quella giornata.

La prima e la nona sono a tema libero e per tale motivo:

“si ragiona di quello che più aggrada a ciascheduno”

Si narrano peripezie umane sostenute dalla buona sorte, dall’ingegno o dall’abilità.

Si raccontano amori tragici vittime di convenzioni sociali o di una storpiata idea dell’onore.

Si gioisce di amori a lieto fine, si ride di” beffe varie” o di celate ma non troppo allusioni sessuali.

La Commedia ha un “orrido cominciamento”

Peste Nera del 1348

In una Firenze stremata dalla peste nera del 1348, evento che ha stravolto ogni ordine politico, sociale, umano…

I dieci giovani in un Mercoledì dello stesso anno, si incontrano nella Chiesa di Santa Maria Novella a Firenze. Decidono, così, di rifugiarsi in un “palagio” circondato da prati e giardini e dedicarsi al racconto.

I dieci protagonisti creano così un loro ordine alternativo: ogni giorno si dedicano alla narrazione, allo svago, eleggendo un re o una regina che regoli lo svolgimento delle attività giornaliere.

Il venerdì e il sabato ci si riposa e per tale motivo non ci si da al racconto.

Altro aspetto interessante è il rapporto che si instaura tra i giovani, governato anch’esso da un ordine intrinseco.

Nonostante la materia narrata molte volte ricada nell’allusione erotica, nel riso, nel bizzarro, i dieci giovani mantengono una compostezza e un distacco comportamentale che fa da contrappeso al contenuto oggetto delle novelle.

La Commedia Umana

Elisabetta da Messina

Vi ricordate la Commedia divina di Dante Alighieri? Fu proprio Boccaccio ad attribuirle questo aggettivo.

Alla sua opere attribuì, invece, l’onore di ergersi a Commedia Umana.

Un capolavoro in cui si alternano sulla scena prostitute, popolani, borghesi, nobili e sovrani.

Dalla voce di dieci giovani conosciamo le storie di amanti, padri e figlie, madri e figli, di abati e di sultani.

Protagonisti che si muovono sulla superfice terrestre: dalla Napoli di Andreuccio, al Medioriente del sultano, passando per la Messina di Elisabetta, alla Venezia di Chichibio.

Una prosa latineggiante che si distende, che avvolge luoghi e tempi lontani o estremamente vicini al Boccaccio.

Un piacere erotico nell’uso della parola che si fa società, si fa realtà, si rende umana con i suoi lati oscuri e le sue luci.

Una Commedia umana, troppo umana che ha consacrato Boccaccio come padre della Prosa italiana.

Il Proemio del Decameron: amicizia e amore per le donne

Boccaccio e Fiammetta, la donna amata

Nel Proemio all’opera Boccaccio tesse i motivi che lo hanno spinto a comporre il “Decameron” e descrive il suo pubblico ideale.

La gratitudine agli amici

Ma, così come piacque a Dio, che stabilì, come legge immutabile, che tutte le cose del mondo dovessero avere fine, il mio amore, che nessuna forza avrebbe potuto rompere o piegare, da solo diminuì, lasciando nella mente solo il piacere e la dolcezza, eliminando il dolore.

Boccaccio racconta che dopo una delusione d’amore ebbe l’aiuto essenziale degli amici, senza i quali sarebbe morto.

 Mi davano refrigerio i ragionamenti e le consolazioni di alcuni amici, che mi impedirono di morire.

E nonostante adesso dell’amore provato, gli rimanga nella mente solo la gioia e la pienezza provata,

rimane la memoria dei benefici ricevuti dagli amici e del sollievo recatomi, ricordo che non passerà mai fino alla morte.

Il proemio si apre quindi con un meraviglioso senso di gratitudine nei confronti degli amici, sostegno fondamentale nei momenti difficili.

Il Decameron e il suo pubblico femminile

“Donna che legge”, Matisse

Il bene ricevuto dagli amici, Boccaccio lo vuole donare alle donne.

E questa mia gratitudine la donerò alle donne leggiadre, più che agli uomini.

Perchè? Boccaccio afferma che gli uomini quando attraversano momenti difficili hanno mille modi per distrarsi:

possono andare a caccia, pescare, cavalcare, giocare, dedicarsi al commercio, tutte occupazioni che li distraggono dal noioso pensiero dell’amore, fino a quando esso non diminuisce.

Le donne dichiara, invece, Boccaccio, sono costrette dalla volontà degli uomini a trascorrere gran parte del loro tempo a casa. Quest’ultime rimurginano, così, sui loro pensieri dolorosi.

Esse , con timore e vergogna, tengono nascoste, nei delicati petti, le fiamme dell’amore e , oltre a ciò, costrette dalla volontà dei padri, delle madri, dei fratelli e dei mariti, trascorrono gran parte del tempo nello spazio limitato delle loro piccole camere, stando sedute quasi oziose, rimescolando i propri pensieri, che non sono sempre allegri.

Ecco a questo punto il proponimento dell’autore: aiutare le donne a distrarsi dalle loro sofferenze interiori:

Dunque, perché, per opera mia, si ripari al torto fatto alle donne dalla fortuna, voglio narrare 100 novelle o favole o parabole o storie, raccontate in 10 giorni da una allegra brigata di sette donne e tre giovani, durante la passata pestilenza che ha provocato tante morti, insieme con alcune canzoni, cantate dalle predette donne per loro piacere.

In queste novelle sono raccontati diversi casi d’amore ,ambientati sia nei tempi moderni che in quelli antichi.

Le donne, leggendo queste novelle, potranno trarne diletto e, al tempo stesso, ricavarne qualche utile consiglio su cosa sia meglio fuggire, finché non si placano le pene d’amore.

Scritto da Costanza Maugeri


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